«Per l'intanto»
Moderatore: Cruscanti
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«Per l'intanto»
Pare si stia attestando (Google e Google libri) come nuova locuzione col valore di 'per il momento': bocciamo o promuoviamo?
Ma che cos’è questo sovvertimento? Che bisogno c’è di aggiungere l’articolo?
Preceduto da per (o anche senza) equivale a «per ora, per il momento»: questo per i. può bastare; i. paga tu, poi ci divideremo la spesa. (Treccani)
Vogliamo dire anche per l’ora, per l’adesso?
Preceduto da per (o anche senza) equivale a «per ora, per il momento»: questo per i. può bastare; i. paga tu, poi ci divideremo la spesa. (Treccani)
Vogliamo dire anche per l’ora, per l’adesso?

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Vedo ora nel Battaglia l’uso sostantivato di intanto nel significato di «il momento presente», con un unico esempio, di B. Croce. C’è dunque un antecedente – e uno soltanto. Ma dubito che chi ha messo in circolazione per l’intanto abbia tale una cultura letteraria da aver ripescato questa locuzione da Croce... In sé, non ha nulla di riprovevole; infastidisce però quest’alterare espressioni usuali senza cognizione di causa.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Scusate la piccola parentesi. So che è molto in voga, anche negli scritti del sito della Crusca, ma la parola utilizzo andrebbe limitata ai casi in cui si sfrutta qualcosa: utilizzo dell’invenduto, degli scarti di lavorazione; utilizzo di fondi, di residui attivi (esempi tratti dal Treccani). Quando si tratta di parole, abbiamo a disposizione uso e impiego. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non lo dicevo solo per lei: l’ho letto piú volte qui, oggi.
Comunque, nell’unico esempio, quello di Croce, per l’intanto vuol dire per quanto riguarda il momento presente, non nel frattempo. Non mi pare, d’altronde, che questi due concetti si possano fondere insieme...
Comunque, nell’unico esempio, quello di Croce, per l’intanto vuol dire per quanto riguarda il momento presente, non nel frattempo. Non mi pare, d’altronde, che questi due concetti si possano fondere insieme...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Siccome può risultare interessante, riporto qui il brano di Croce cui si riferisce il Battaglia.
Il mio, il nostro pensiero si volge ogni giorno a voi, amici e congiunti e italiani tutti che sentite come noi, e dai quali siamo separati da una barriera di rado penetrabile, che sarà abbattuta infallantemente, ma che per l'intanto ci tiene perplessi delle vostre persone e ci getta sull'anima ombre angosciose. (Bendetto Croce. Per la nuova vita dell'Italia, Scritti e discorsi: 1943-1944)
Comunque su GoogleLibri si trova anche qualche risultato antecedente.
Il mio, il nostro pensiero si volge ogni giorno a voi, amici e congiunti e italiani tutti che sentite come noi, e dai quali siamo separati da una barriera di rado penetrabile, che sarà abbattuta infallantemente, ma che per l'intanto ci tiene perplessi delle vostre persone e ci getta sull'anima ombre angosciose. (Bendetto Croce. Per la nuova vita dell'Italia, Scritti e discorsi: 1943-1944)
Comunque su GoogleLibri si trova anche qualche risultato antecedente.
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Mi scuso per la formulazione confusa, volevo dire che sta per per il frattempo.Marco1971 ha scritto:Comunque, nell’unico esempio, quello di Croce, per l’intanto vuol dire per quanto riguarda il momento presente, non nel frattempo. Non mi pare, d’altronde, che questi due concetti si possano fondere insieme...
Come dicevo, per l’intanto non presenta anomalie linguistiche (come non ne presenterebbero *per il mentre, *per il nottetempo, *per l’anche, ecc.). A un certo punto entra in gioco, per le locuzioni in particolare, la frequenza d’uso e la stabilità. Quando una lingua ha nell’uso comune un sosia – per cosí dire –, che è (per) intanto, comunissimo e antichissimo, l’introduzione d’una variante può star bene nello scritto di chi sa tenere in mano la penna (o non scivoli troppo sulla tastiera); meno bene negli elaborati alquanto scarni che ci è dato leggere ogni giorno. Il mio timore è che si tratti d’un vezzo, non supportato da scelta consapevole o dalla consultazione d’un qualsivoglia dizionario (dai quali la locuzione per l’intanto è assente).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Infallantemente è di genere letterario.
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