Ringrazio davvero per il "puntamento" sull'AIS e per l'osservazione sulla Toscana. Il problema è che le trascrizioni dell'AIS non risultano così "parlanti" come quelle canepariane, ma ignoro se si sia occupato in modo specifico della Toscana - a parte la trascrizione della storiella - .
P.S. : anche se non interesserà a nessuno e anche se ho già infastidito mezzo mondo, vorrei ribadire che la domanda posta su /f/ e /v/ intervocaliche in ligure
1) era molto interessante - e dirò perché - ;
2) non ho cercato in alcun modo di "svicolare" nella risposta sulla pronuncia dell' "italiano locale" e mi spiacerebbe aver potuto creare questa impressione .
Perché molto interessante? Perché è assolutamente vero quanto ho scritto - metriche diverse adottati dagli studiosi della "lingua locale" e del dialetto - , ma è altresì vero che la geminazione, ad es. , come molti altri fenomeni fonetici e fonologici, - pur nelle stesse occorrenze - NON HA, IN GENERALE CORRISPONDENZA, tra l' "italiano locale" e il dialetto. Non esiste corrispondenza biunivoca. L'una non si può, solitamente, ricavare dall'altra. Non siamo in Toscana. La situazione è complicata, almeno duale. La "fiffa" o quant'altro, ad es. , non corrisponde alla pronuncia del dialetto in cui, come riferito, - /f/ - non esiste più perché è sempre - /v/ - , che, inoltre, "tende" a cadere. Si vedano anche i contributi del Merlu. Questo al di là delle differenze delle unità di misura adottate! Idem per "avvevo" vel sim. et c. ... . Non vorrei - tra tanti discorsi - aver proprio mancato di chiarezza e di cortesia di risposta su questo aspetto - che è fondamentale - e che solo Canepari ci rivela, non altri! Per "avvevo" si potrebbe anche pensare a una "reintegrazione" , ma per /'kaz.a/, ad es. , l'ipotesi del reintegro, chiaramente, non può reggere. E' un campo che, prima di Canepari, nessuno aveva mai indagato e, forse, nemmeno ipotizzato. Cmq, si tratta di due sistemi DIFFERENTI e gli studiosi non ci offrono risposte, al di là del problema che creano a causa dell'adozione di diverse unità di misura. Dopo Canepari, cmq, non si può più coltivare il sogno ingenuo che basti insegnare ai non-centrali ad aprire o chiudere correttamente le "e" o le "o" . Esiste un'infinità di "sistemi" o "italiani locali" e questi, dove il dialetto ha ancora una qualche plausibilità sociale, non si trovano neppure in corrispondenza diretta col dialetto locale. Un solo ultimo esempio: a Genova, come al Nord, si sonorizzano lo zucchero /'dzukkero/, la zampa, la zucca et c. ... , ma, in dialetto, sono ancora tutte sorde - a 'saNpa et c. - e gli ultimi montanari pronunciano ancora 'tsaNpa, proprio come poté ascoltare Dante - De vulgari eloquentia - . Qualche anno fa !
Genova, quindi, ha accettato, ad es. , da molte generazioni la sonorizzazione di zucchero. Ma solo nella lingua locale. Il dialetto, avvertito - forse, inconsapevolmente - come sistema parallelo non l'ha mai nemmeno presa in considerazione e, tra qualche anno, si estinguerà, ma ancora colla sorda!