«Vi/ci»
Moderatore: Cruscanti
«Vi/ci»
A leggere la grammatica di Serianni sembrerebbe che fra ci e vi ci sia solo una differenza di registro, a parte alcuni casi in cui vi non può essere usato: è davvero cosí?
Voglio dire, a me sembra che vi sia abusato: non solo a volte viene adoperato per darsi un tono col solo effetto di "stonare", ma ci sono casi in cui proprio mi sembra fuoriluogo.
Purtroppo non mi sono segnato le frasi, e ultimamente sto leggendo solo libri di scrittori valenti, che non sono utili (si sa che si impara di piú cogli errori): voi cosa ne pensate?
Voglio dire, a me sembra che vi sia abusato: non solo a volte viene adoperato per darsi un tono col solo effetto di "stonare", ma ci sono casi in cui proprio mi sembra fuoriluogo.
Purtroppo non mi sono segnato le frasi, e ultimamente sto leggendo solo libri di scrittori valenti, che non sono utili (si sa che si impara di piú cogli errori): voi cosa ne pensate?
Ultima modifica di Federico in data mar, 04 apr 2006 18:20, modificato 1 volta in totale.
Bah, per la verità spiega solo quando non si può usare vi e per il resto parla solo di differenze di registro...Marco1971 ha scritto:L’uso corretto è quello descritto da Luca Serianni...
Ecco, ad esempio in questo caso non mi sembra possibile scrivere ci: perché?Marco1971 ha scritto:...e chi sa scrivere vi si attiene.
Alcune precisazioni si trovano nella GGIC:
Un’altra interessante considerazione ci è offerta dal Sabatini-Coletti (s.v. vi):Si vedano anche i seguenti casi di con, cui corrisponde il clitico ci. Si noti che in questo caso, e in pochissimi altri (abbiamo visto sopra il verbo pensare), ci non è sostituibile con vi:
(139 a) Con Giorgio, non (ci) esco piú.
(139 b) Con Giorgio, (?ci) è scappata Maria.
(139 c) Con Giorgio, (ci) parlo sempre volentieri.
(139 d) Con questa carne, (ci) farò uno stufatino.
(139 e) Con interesse, (*ci) tratta solo gli affari. [vol. I, p. 178]
Con alcuni verbi [seguiti da completiva infinitivale], l’uso del pronome clitico ci è marginale, mentre si può usare il corrispondente pronome clitico vi:
(338 a) Si è affrettato a venire.
(338 b) ??Ci si è affrettato.
(338 c) Vi si è affrettato.
(339 a) Ha acconsentito a parlare.
(339 b) ??Ci ha acconsentito.
(339 c) Vi ha acconsentito. [vol. I, p. 580]
N.B. Ricordo che l’asterisco segnala forme o enunciati agrammaticali (o voci non attestate), mentre il punto interrogativo significa «leggermente anomalo, non perfettamente accettabile» e il doppio punto interrogativo vale «molto anomalo, quasi agrammaticale».Sia come avv., sia come pron. vi è diventato, rispetto a ci²–> (dal quale originariamente si distingueva secondo l’opposizione lontananza/vicinanza), via via d’uso piú raro e stilisticamente ricercato. La preferenza a ci fu accordata già, quasi sistematicamente, dal Manzoni nei “Promessi Sposi” ed è diventata comune negli scrittori del ’900.
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