Taglio, tagliare

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Ferdinand Bardamu ha scritto:In taluni ambienti, si parla già cosí.
Guardi, proprio questa settimana ho assistito alla lezione d'una docente universitaria, che parlava proprio così: una parola su dieci era un anglicismo; una sorta d'abominio linguistico culminato con «…da noi c’è la tendenza a overcaricare». Non si capiva se era un'inglese che stentava con l'italiano, o un'italiana che aveva disimparato il lessico nativo.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

PersOnLine ha scritto:Guardi, proprio questa settimana ho assistito alla lezione d'una docente universitaria, che parlava proprio così: una parola su dieci era un anglicismo
Solo? :roll:
PersOnLine ha scritto:una sorta d'abominio linguistico culminato con «…da noi c’è la tendenza a overcaricare».
Coraggio, abbiamo una speranza: non ha mica detto overloadare!
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Manutio
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Intervento di Manutio »

Caro Ferdinand, Lei dice bene che i calchi semantici non vanno in ogni caso demonizzati (trendy, no?). Basta ricordare che parole importantissime del nostro lessico intellettuale derivano da calchi semantici latino-su-greco: anima da psyché, natura da phýsis, e mi fermo qui. Questo fu necessario perché gl’ignoranti pastori e contadini del basso Tevere quei concetti li impararono dai Greci, e dovettero modellare il contenuto delle loro parole tutte materiali su quelle di un popolo che si era svegliato intellettualmente secoli prima (Il latino, lingua di contadini, titolo di un libro famoso). Ciò che può dare fastidio è la pigrizia, che fa accettare e ripetere all’infinito la prima corrispondenza (vera o presunta) che capita, unita a un’imitazione che si crede segno di cosmopolitismo. E il nostro rapporto col mondo anglofono non è proprio lo stesso dei burini italici coi conterranei di Platone. Su questo credo che possiamo essere d’accordo.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Per ribadire la naturalezza della metafora espressa da taglio, riporto un passo del Dizionario dei sinonimi del Tommaseo, alla voce 4439 («SCEMARE, SOTTRARRE, TARPARE, DEFALCARE, DETRARRE. FARE UN TAGLIO, UNA TARA.»):

Quando il defalcamento che si fa da un conto è alquanto forte, dicesi tarpare, o con frase più famigliare: fare un taglio.

E d’altra parte lo stesso defalcare rimanda al gesto del taglio (propr. «tagliare con la falce»). Poi, è opportuno distinguere l’uso che di taglio si fa nei titoli di giornale, dove la brevità è un vantaggio, e l’appiattimento lessicale che spesso caratterizza la lingua dei media in generale.
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