Punteggiatura
Moderatore: Cruscanti
Volevo dire che i problemi sull’uso della lineetta nascono proprio dal fatto che essa, nel contesto correlativo, benché abbia una funzione simile alla virgola e alla parentesi, non segue le regole né dell’uno né dell’altro segno. Infatti da una parte, come lei ricorda, essa può contenere altri segni d’interpunzione che la virgola non ammette, dall’altra non si comporta come la parentesi per la quale è obbligatoria la chiusura. L’alternativa è di uniformare il suo comportamento a quello di uno degli altri due segni, oppure, nei casi problematici, di sostituire la lineetta con la parentesi.
Nelle liste di attributi, apposizioni o anche soggetti, come usate le virgole?
In particolare, ne mettete una alla fine per chiuderle?
Una frase a caso:
«In primo luogo va considerato tutto l'orizzonte della storia materiale, mentale, sociale, economica, politica, entro il quale la letteratura stessa si situa e [...]»
Però:
«[...] bisogna fare i conti con la concreta realtà mentale, culturale, ambientale, comportamentale con cui abbiamo a che fare.»
«Eppure sarebbe del tutto assurdo e suicida rinunciare a un rapporto moderno, vivace, rigoroso con la tradizione [...]»
«Ma non sarà possibile trovare ancora una prima determinante motivazione proprio nella forza conoscitiva, critica, civile della cultura, nella ricerca di un controllo autentico, non illusorio della realtà?»
Ecco, adesso non trovo piú la frase, ma, almeno in quei casi in cui il complemento successivo all'elenco potrebbe essere erroneamente inteso come riferito all'ultimo suo termine, è forse opportuno chiudere con una virgola (e infatti in una frase in cui si correva questo rischio la virgola c'era); ma allora forse per coerenza bisognerebbe metterla sempre?
In particolare, ne mettete una alla fine per chiuderle?
Una frase a caso:
«In primo luogo va considerato tutto l'orizzonte della storia materiale, mentale, sociale, economica, politica, entro il quale la letteratura stessa si situa e [...]»
Però:
«[...] bisogna fare i conti con la concreta realtà mentale, culturale, ambientale, comportamentale con cui abbiamo a che fare.»
«Eppure sarebbe del tutto assurdo e suicida rinunciare a un rapporto moderno, vivace, rigoroso con la tradizione [...]»
«Ma non sarà possibile trovare ancora una prima determinante motivazione proprio nella forza conoscitiva, critica, civile della cultura, nella ricerca di un controllo autentico, non illusorio della realtà?»
Ecco, adesso non trovo piú la frase, ma, almeno in quei casi in cui il complemento successivo all'elenco potrebbe essere erroneamente inteso come riferito all'ultimo suo termine, è forse opportuno chiudere con una virgola (e infatti in una frase in cui si correva questo rischio la virgola c'era); ma allora forse per coerenza bisognerebbe metterla sempre?

Be', concettualmente non mi sembra molto diverso dal caso presentato qui, anche se naturalmente su un piano (letterario) ben diverso...
Completamente diverso, per come la vedo io. Nell’esempio di Pavese, la struttura è equilibrata, e il punto e virgola assorbe la lineetta di chiusura, di modo che abbiamo due incisi, che strutturano la frase; nell’altro esempio, invece, la lineetta costituisce un’infrazione alla sintassi e avrebbe, al limite, valore destrutturante.
Ah, lei li interpeta come correlative? Io piuttosto come due punti, anche perché togliendo quei due presunti incisi la frase non potrebbe significare nulla, no? comunque non cambia niente.
In entrambi i casi sarebbe comunque un uso meno strano dell'altro, certo, ma quello che intendevo dire è che l'effetto è lo stesso: mettere (molto) in evidenza il centro, il perno, della frase.
Questi usi della lineetta finché non provocano equivoci (cioè fraintendimenti del suo valore, che costringono a rileggere la frase o comunque a rallentare) mi sembrano legittimi, anche se non sempre opportuni.
In entrambi i casi sarebbe comunque un uso meno strano dell'altro, certo, ma quello che intendevo dire è che l'effetto è lo stesso: mettere (molto) in evidenza il centro, il perno, della frase.
Questi usi della lineetta finché non provocano equivoci (cioè fraintendimenti del suo valore, che costringono a rileggere la frase o comunque a rallentare) mi sembrano legittimi, anche se non sempre opportuni.
Sugli usi "non convenzionali" della lineetta sono interessanti queste osservazioni della Garavelli dal suo Prontuario di punteggiatura (pag. 108):Federico ha scritto: ...Un altro uso non convenzionale della lineetta, che pure non mi sentirei proprio di biasimare...
Quando intervengono coloriture stilistiche, la lineetta si carica di una varietà di valori difficilmente schematizzabili. Per limitarmi a osservazioni impressionistiche, dirò che si tratta di un modo di sfumare i rapporti (sintattico-semantici) tra i segmenti separati dalla lineetta, lasciando buon gioco all'implicito nel far intuire le connessioni.
Una frase interessante, da Thomas Mann, Cane e Padrone, Einaudi, p. 44
«Quando ero piccolo, con la sua voce sommessa e trattenuta, spesso mi narrava fiabe, che nessun altro sapeva; o metteva [...]»
Questo è il tipico caso di relativa che non vorrebbe la virgola prima del che (e in effetti la traduttrice non mi pare rispettare molto questa norma), ma si potrebbe interpetare anche in un altro modo: quella virgola provoca una pausa e una dilatazione della parola fiaba, che cosí si carica di altri significati (coerentemente col contesto):
«spesso mi narrava fiabe talmente belle, che nessun altro poteva saperle»
cioè
«spesso mi narrava di quelle fiabe, che nessun altro (le) sapeva»
«Quando ero piccolo, con la sua voce sommessa e trattenuta, spesso mi narrava fiabe, che nessun altro sapeva; o metteva [...]»
Questo è il tipico caso di relativa che non vorrebbe la virgola prima del che (e in effetti la traduttrice non mi pare rispettare molto questa norma), ma si potrebbe interpetare anche in un altro modo: quella virgola provoca una pausa e una dilatazione della parola fiaba, che cosí si carica di altri significati (coerentemente col contesto):
«spesso mi narrava fiabe talmente belle, che nessun altro poteva saperle»
cioè
«spesso mi narrava di quelle fiabe, che nessun altro (le) sapeva»
Ecco un’altra traduttrice che non conosce bene né la grammatica tedesca, né quella italiana. In tedesco (si veda qui) la virgola nelle relative c’è sempre, a prescindere che sia o no un’appositiva. In italiano, nella frase citata piú sopra, la virgola è sbagliata.
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