«È normale che» + indicativo o congiuntivo?
Moderatore: Cruscanti
«È normale che» + indicativo o congiuntivo?
Il dubbio mi è venuto leggendo un articolo in linea in cui ho trovato l'indicativo, mentre a me viene più spontaneo usare il congiuntivo. Quali sono, secondo voi, le sfumature di significato (se ce ne sono)?
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- Animo Grato
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È normale che le venga più spontaneo il congiuntivo: è così anche per me.
Posso giustificare l'uso dell'indicativo solo come un'ulteriore sottolineatura della normalità, evidenza e concretezza di ciò di cui si sta discettando (che ne so, magari due amici stanno parlando del più e del meno in un bar, e uno dei due scorge colla coda dell'occhio sua moglie che bacia appassionatamente un altro: dà in escandescenze e l'amico, cercando di riportarlo a più miti consigli, osserva: "È normale che sei sconvolto"). A me pare che nella costruzione coll'indicativo la soggettiva si scrolli di dosso, in un certo senso, i vincoli della subordinazione e scalzi la legittima principale ("è normale"), relegandola al ruolo di una specie di premessa, di inciso. In ogni caso, se mi pare un uso quasi legittimo nella lingua parlata, farei fatica ad accettarlo nello scritto.

Posso giustificare l'uso dell'indicativo solo come un'ulteriore sottolineatura della normalità, evidenza e concretezza di ciò di cui si sta discettando (che ne so, magari due amici stanno parlando del più e del meno in un bar, e uno dei due scorge colla coda dell'occhio sua moglie che bacia appassionatamente un altro: dà in escandescenze e l'amico, cercando di riportarlo a più miti consigli, osserva: "È normale che sei sconvolto"). A me pare che nella costruzione coll'indicativo la soggettiva si scrolli di dosso, in un certo senso, i vincoli della subordinazione e scalzi la legittima principale ("è normale"), relegandola al ruolo di una specie di premessa, di inciso. In ogni caso, se mi pare un uso quasi legittimo nella lingua parlata, farei fatica ad accettarlo nello scritto.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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- Ferdinand Bardamu
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Anche a me suona bene il congiuntivo. L’indicativo mi sembra possibile solo nelle varietà distraticamente e diafasicamente piú basse. Non credo, personalmente, che implichi una diversa sfumatura di significato: congiuntivo e indicativo non ricorrono negli stessi contesti.
Per es., in un articolo di giornale potremmo usare solo il congiuntivo («È normale che il governo stia seriamente lavorando per tentare di recuperare altrove le risorse necessarie», da un articolo del Messaggero); in un contesto informale non è cosí biasimevole adoperare l’indicativo («Ma in caso è normale che il problema lo fa da freddo e/o quando faccio un viaggio in autostrada un pò [sic] lanciato», da un fòro in linea), anche se è un uso un po’ sciamannato.
La mia impressione, però, è che il congiuntivo sia nettamente prevalente, anche in un linguaggio colloquiale. E questo accade nonostante che l’aggettivo normale trasmetta una certa sicurezza del parlante. In una soggettiva retta da un predicato nominale affine come «è chiaro che …», notiamo, al contrario, come sia il congiuntivo a stonare: «È chiaro che il governo di cui abbiamo bisogno non può essere costituito in un modo qualsiasi», dal giornale La Repubblica. Qui il congiuntivo mi parrebbe un ipercorrettismo.
Per es., in un articolo di giornale potremmo usare solo il congiuntivo («È normale che il governo stia seriamente lavorando per tentare di recuperare altrove le risorse necessarie», da un articolo del Messaggero); in un contesto informale non è cosí biasimevole adoperare l’indicativo («Ma in caso è normale che il problema lo fa da freddo e/o quando faccio un viaggio in autostrada un pò [sic] lanciato», da un fòro in linea), anche se è un uso un po’ sciamannato.
La mia impressione, però, è che il congiuntivo sia nettamente prevalente, anche in un linguaggio colloquiale. E questo accade nonostante che l’aggettivo normale trasmetta una certa sicurezza del parlante. In una soggettiva retta da un predicato nominale affine come «è chiaro che …», notiamo, al contrario, come sia il congiuntivo a stonare: «È chiaro che il governo di cui abbiamo bisogno non può essere costituito in un modo qualsiasi», dal giornale La Repubblica. Qui il congiuntivo mi parrebbe un ipercorrettismo.
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