«Da mo[’]»
Moderatore: Cruscanti
«Da mo[’]»
Mi è capitato ben tre volte in due giorni di sentire usare l'espressione da mo' a Genova da parlanti piuttosto giovani e apparentemente indigeni. Non ha alcun collegamento con il dialetto genovese, per quanto ne so. E' romanesca e divulgata dal cinema e dalla televisione. Ha diritto di essere cooptata nel buon italiano? Io la consideravo semplicemente dialettale. Devo ricredermi?
No, caro Carlo, non deve ricredersi: è un uso antico o dialettale, come ben ci ricorda il Treccani:
mo 〈mò〉 (o mo’) avv. [lat. mŏdo, con gli stessi sign.] (radd. sint.), ant. o region. – Ora, adesso, o dianzi, poco fa: questi spirti che mo t’appariro (Dante). Anche preceduto da pure (pur mo, or ora, allora allora), o dalla prep. da (da mo innanzi): Verdi come fogliette pur mo nate Erano in veste (Dante). Oggi la parola (con pronuncia chiusa) è viva nelle regioni centro-merid., sempre anteposta: mo tu esageri; mo che facciamo?; mo l’ho visto; mo vengo; ripetuto: mo mo, ora ora, subito, immediatamente; fam.: è da mo che glielo dico, da ora, ma per significare “da un bel pezzo”. Unito a un imperativo, e per lo più posposto, acquista valore interiettivo (simile a quello dell’espressione un po’), in frasi come: senti mo che pretese; guardate mo quel che mi succede!, e simili.
Se anche si diffondesse in tutta la Penisola, rimarrebbe a mio avviso confinato all’uso colloquiale.
mo 〈mò〉 (o mo’) avv. [lat. mŏdo, con gli stessi sign.] (radd. sint.), ant. o region. – Ora, adesso, o dianzi, poco fa: questi spirti che mo t’appariro (Dante). Anche preceduto da pure (pur mo, or ora, allora allora), o dalla prep. da (da mo innanzi): Verdi come fogliette pur mo nate Erano in veste (Dante). Oggi la parola (con pronuncia chiusa) è viva nelle regioni centro-merid., sempre anteposta: mo tu esageri; mo che facciamo?; mo l’ho visto; mo vengo; ripetuto: mo mo, ora ora, subito, immediatamente; fam.: è da mo che glielo dico, da ora, ma per significare “da un bel pezzo”. Unito a un imperativo, e per lo più posposto, acquista valore interiettivo (simile a quello dell’espressione un po’), in frasi come: senti mo che pretese; guardate mo quel che mi succede!, e simili.
Se anche si diffondesse in tutta la Penisola, rimarrebbe a mio avviso confinato all’uso colloquiale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
L'espressione si è diffusa anche qui (anche se io non l'uso mai). È vero che c'è chi sostiene che mo nel senso di «ora, adesso» fosse usato in Toscana (citando Inf., XXIII, 7: «ché più non si pareggia mo e issa»), ma la recente diffusione si deve con ogni probabilità al dialetto romanesco, attraverso televisione e cinema.
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