Ingozzare in effetti è capzioso. Se dico "Ingozzo un'anatra" intendo dire che la sto trangugiando e gustando voracemente o che sto rimpinzandola di cibo?Nel primo caso non esiste più se non nel mio stomaco. Nel secondo, la sto facendo ingrassare!

Moderatore: Cruscanti
Cerco di spiegarmi meglio, caro Ferdinand.Ferdinand Bardamu ha scritto:Ma l’oggetto di ingozzare, nella prima accezione, è la cosa ingozzata, mentre nella seconda è la persona che viene ingozzata (di qualcosa). Se io m’ingozzo, ingozzo me stesso, no?bubu7 ha scritto: Non sono d'accordo.
Il riflessivo è riferito alla prima accezione di ingozzare: 'inghiottire rapidamente per avidità e voracità' [estensione accezione 1] e non 'far mangiare in gran quantità' [estensione accezione 2]. Il Treccani ha dunque correttamente posto il riflessivo sotto la prima accezione.
Vanno bene entrambe, ma quel mi ha un senso intensivo-affettivo e non riflessivo (poiché il senso riflessivo è già sentito completamente nel significato del verbo ingollare).Ivan92 ha scritto: Dunque Bubu, se ho ben capito, una proposizione alla stregua di "dopo essermi ingollato ecc" va più che bene mentre se dovessi dire "Mi ingollo un dolce" sarebbe errato, giusto?
Come dicevo prima è proprio quest'ambiguità che ha portato alla nascita della forma riflessiva esplicita.Ivan92 ha scritto:Ingozzare in effetti è capzioso. Se dico "Ingozzo un'anatra" intendo dire che la sto trangugiando e gustando voracemente o che sto rimpinzandola di cibo?Nel primo caso non esiste più se non nel mio stomaco. Nel secondo, la sto facendo ingrassare!![]()
Grazie della spiegazione. Io, per parte mia, mi attengo al rasoio di Occam: è semplicemente la seconda accezione riportata dal Treccani, con l’oggetto coreferenziale col soggetto. È proprio per questo che, come ha detto Infarinato, non si vede il motivo d’includere, in una prospettiva sincronica, il riflessivo ingozzarsi nella prima accezione.bubu7 ha scritto:A mio parere la nascita della forma riflessiva è dovuta all'ambiguità di significato che può avere il verbo. Non si tratta di un vero riflessivo che sarebbe nato da un significato non ambiguo (io ingozzo una persona e quindi, in maniera riflessiva, io ingozzo me stesso [in questo caso sarebbe stato posto correttamente sotto l'accezione 2]) ma di una marca apparentemente ridondante (ma non tale per i parlanti) che esplicita un significato intrinsecamente riflessivo che il verbo già possedeva completamente nella prima accezione transitiva. Io ingozzo un piatto di spaghetti = 'metto nel mio gozzo...'. A un certo punto, per l'altro significato del verbo ('ingozzare qualcuno') si è creata una debolezza di significato che ha fatto nascere un riflessivo esplicito per la prima accezione.
Sennonché, per suicidarsi, non esiste un uso transitivo, ossia un *suicidare qualcuno di qualcosa, come accade invece per ingozzare. Da «io ingozzo Tizio di spaghetti» a «Tizio si ingozza di spaghetti» il passo è breve (e Tizio certamente ringrazia perché può esercitare il suo libero arbitrio).bubu7 ha scritto:Un po' come nel caso di suicidarsi in cui il significato etimologico è stato rafforzato dalla marca riflessiva.
Personalmente, dubito che un’ambiguità di cosí poca importanza possa avere spinto i parlanti a creare una forma riflessiva, la cui origine è ben piú spontanea. Se sono un allevatore, tengo in mano un imbuto e dico «ingozzo l’oca», difficilmente qualcuno penserà che me la sto per ingoiare…bubu7 ha scritto:Come dicevo prima è proprio quest'ambiguità che ha portato alla nascita della forma riflessiva esplicita.
Caro Luca, è il verbo stesso, essendo molto espressivo e riferendosi a una modalità particolarmente forte dell'inghiottire, a non essere adatto a tutti i contesti. Oggi, comunque, è un verbo non molto frequente e il suo uso è proprio di un linguaggio ricercato.Luca86 ha scritto: Ma costrutti come «ingollarsi qualcosa», per quanto giustificabili, sono sempre da evitare in contesti formali, giusto?
Ma è proprio il rasoio di Occam che in questo caso avrebbe dovuto indirizzarla verso la giusta soluzione. Era più probabile che vi fosse una motivazione (anche se non d'immediata comprensione) alla collocazione del riflessivo sotto la prima accezione piuttosto che pensare a un errore di uno dei migliori vocabolari italiani, curato da un finissimo lessicografo come Aldo Duro formatosi alla scuola di Bruno Migliorini, in quella fucina di studi che fu quella dei compilatori della sezione lessicografica del Dizionario enciclopedico Treccani.Ferdinand Bardamu ha scritto:Grazie della spiegazione. Io, per parte mia, mi attengo al rasoio di Occam: è semplicemente la seconda accezione riportata dal Treccani, con l’oggetto coreferenziale al soggetto. È proprio per questo che, come ha detto Infarinato, non si vede il motivo d’includere, in una prospettiva sincronica, il riflessivo ingozzarsi nella prima accezione.bubu7 ha scritto:A mio parere la nascita della forma riflessiva è dovuta all'ambiguità di significato che può avere il verbo. Non si tratta di un vero riflessivo che sarebbe nato da un significato non ambiguo (io ingozzo una persona e quindi, in maniera riflessiva, io ingozzo me stesso [in questo caso sarebbe stato posto correttamente sotto l'accezione 2]) ma di una marca apparentemente ridondante (ma non tale per i parlanti) che esplicita un significato intrinsecamente riflessivo che il verbo già possedeva completamente nella prima accezione transitiva. Io ingozzo un piatto di spaghetti = 'metto nel mio gozzo...'. A un certo punto, per l'altro significato del verbo ('ingozzare qualcuno') si è creata una debolezza di significato che ha fatto nascere un riflessivo esplicito per la prima accezione.
Lievemente (*) forviante sul piano semantico: proprio per questo ho detto «sul piano sintattico».bubu7 ha scritto:L'accorpamento nella seconda accezione sarebbe fuorviante perché attribuirebbe alla forma un significato di forzatura dell'azione d'ingozzare che non possiede.
Sul piano [ancora una volta] storico-semantico (che Lei sembra privilegiare), forse sí; sul piano sintattico, meno; tanto piú che la forma intensivo-affettiva del Devoto-Oli «ingozzarsi due fette di torta» è oggi (per tutto quel che s’è detto sopra) molto marginale…bubu7 ha scritto:Invece le altre due soluzioni mi sembrano ugualmente valide anche se, nel farne una voce a parte, si perde l'aspetto storico e il fatto che le due forme, riflessiva e non riflessiva, sono equivalenti nel significato (la presentazione fatta dal Devoto Oli mi sembra ottima).
Ma i normali vocabolari sono costruiti sul piano semantico, anche solo sincronico: se fossero costruiti sul piano sintattico sarebbe una babele. Non mi sembra che vi siano ragioni per privilegiare la collocazione del riflessivo nella seconda accezione del Treccani se non la volontà di ingenerare inutili confusioni nel lettore.Infarinato ha scritto: Lievemente (*) forviante sul piano semantico: proprio per questo ho detto «sul piano sintattico».
Perché non sarebbe valido argomentare la scelta riferendosi a quanto riportato dai nostri migliori vocabolari? Se fossimo in una chat potrei forse darle ragione ma per noi dilettanti i testi autorevoli non possono non rappresentare sempre un punto di riferimento per le discussioni.Il Treccani ha scelto di privilegiare il piano semantico su quello sintattico, ma non vedo, personalmente, ragioni stringenti per farlo, né l’argumentum ad auctoritatem è valido per dimostrare la bontà di questa scelta. Che confusione potrebbe generare l’inclusione nella seconda accezione, se discutiamo di sfumature quasi impercettibili di significato.
È naturale che i significati delle accezioni, per loro definizione, possano sfumare l'uno con l'altro (altrimenti sarebbero lemmi distinti!). Per quanto riguarda poi l'idea di 'forzatura e violenza', relativa al significato del verbo riflessivo, questa ipotesi rimane sostenuta solo da lei e Infarinato, ma non si trova esplicitata in nessuna accezione del riflessivo riportata dai vocabolari, mentre molti vocabolari esplicitano l'idea di forzatura riferita all'accezione di ingozzare 'nutrire qualcuno di cibo'.In piú, anche la prima accezione ha in sé una cert’idea di forza e violenza (*), sicché il primo significato sfuma facilmente nel secondo. In ogni caso, il riflessivo non è certamente stato creato per l’ambiguità (apparente) di frasi come «ingozzo un’oca»; e la trattazione separata d’ingozzarsi che fa il GRADIT è una giusta via di mezzo, ché, anche semanticamente, ingozzare spaghetti e ingozzarsi di spaghetti non sono la stessa cosa: nel primo caso inghiotto avidamente un piatto di spaghetti, nel secondo mi riempio, con avidità e con una certa forzatura, soltanto di spaghetti. Come si vede, ingozzarsi di qualcosa implica un’idea di riempimento che l’accosterebbe piuttosto al secondo significato, perciò nemmeno la scelta semantica è cosí pacifica.
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