u merlu rucà ha scritto:Inoltre, va detto che non esiste alcun tipo di documentazione che possa farci pensare che sia mai esistito - in Liguria - un sistema del dimostrativo a tre gradi di vicinanza/distanza.
Non è così marcato come in toscano ma in realtà esiste anche in ligure: su/stu chi; su/stu lì; su/stu là. In un certo senso è l'avverbio di luogo che determina il grado di vicinanza.
L’osservazione è corretta e acuta. Riguarda, però, un sottoinsieme geografico estremamente ridotto in confronto allo “spazio ligure”. Cioè, non è “panligure” e non è generalizzabile. Innanzitutto, perché la coppia “su/stu” è estremamente minoritaria. Ma, soprattutto, perché nei dialetti di tipo genovese - e anche in quelli del Levante - “ ‘stu “ o “questu” non possono assolutamente convivere né con “lì” né con “là” , ma solo ed esclusivamente con “chì” = qui. “ ‘Stu lì “ è per tutti i parlanti di varietà linguistiche di tipo genovese una “contraddizione in termini”. Al massimo, si dice “questu chì” , esattamente come in italiano. Rappresenta una di quelle situazioni in cui si ricorreva automaticamente all’italiano nei confronti dell’interlocutore - commutazione di codice (“code switching”) - . Se si tratta di “questo” , non potrà che essere . . . qui . . .

Perbacco! O si vuole sovvertire l’ordine costituito?

Quindi, nelle varietà di tipo genovese, tutto ciò che non è “questu” - varianti: “questu chì” , “ ‘stu chì”, ma anche (nel registro “plebeo”) “questu chîe” , “ ‘stu chîe (con paragoge “volgare”) - è solo ed esclusivamente “quellu”.
Certo, esistono “quellu lì/lîe” e “quellu là/lâe” . E “quellu lì/lîe” traduce il fiorentino “codesto”, ma il suo significato è più ampio e può equivalere - a tutti gli effetti - semplicemente a “quello” . Possiede, cioè, un ambito semantico più ampio di quello di "codesto".
Ne consegue che la perfetta simmetria rappresentata dall’esempio ponentino e modulata tramite gli avverbi di luogo è tutt’altro che generalizzabile.
E i dialetti di tipo genovese presentano la solita dicotomia tra “questu e “quellu”. E’ verissimo che “codesto” andrebbe “tradotto” con “quellu lì/lîe” - che significa (come già scritto) anche semplicemente “quello”-.
E “codesto” non potrebbe mai essere reso con “quellu là/lâe”. Ma, comunque, siamo già nel dominio del “quellu”. Se proprio vogliamo, possiamo affermare che gli avverbi “lì/lîe”- “là/lâe” consentono di realizzare un’ulteriore dicotomia semantica. Ma pur sempre nell’ambito della categoria del “quellu”.