Vorrei dare, da profano, qualche spunto di riflessione. Mi avventuro in un terreno che non conosco appieno, come quello della fonetica storica francese; tuttavia, mi pare abbastanza chiaro che, in francese, il nesso -LJ- latino dà un esito [j] in tutt’i casi tranne che per OLEUM: es. MALLEU(M) > *MALLJU > mail [maj]; PALEA(M) > *PALJA > paille [pɑ:j]; ALLIU(M) > *ALLJU > ail [aj]; OLEU(M) > *OLJU > huile [ɥil]. Qui non vedo la necessità di evitare l’omofonia, ad esempio, con œil (‹occhio›), dato il differente sviluppo storico delle due parole.ippogrifo ha scritto:Convince di più una spiegazione fondata sulla banale esigenza di evitare omofonie. Se si fossero prodotti gli esiti "canonici", sia Genova sia i dialetti ponentini avrebbero avuto "occhio" e "olio" assolutamente indistinguibili.
Invece, a Genova őju = olio risulta essere ragionevolmente distante da öggiu = occhio. Analogamente nel Ponente. A Genova, inoltre, i vecchi popolani pronunciavano anche 'öggiu per voglio e si riusciva - così - a evitare anche questa potenziale collisione.
Ancora: olio in spagnolo si dice aceite; esiste pure óleo, ma (correggetemi se sbaglio) ha assunto un significato peculiare, legato alla liturgia, e anche all’arte. Óleo mi pare un cultismo: se non vado errato il suo esito popolare avrebbe dovuto essere *ojo, e in questo caso ci sarebbe stata omofonia con ojo, ‹occhio›.