Pur essendo sempre stato "colpito" dal contenuto dell'intervento precedente, non sono mai intervenuto per timore di risultare "polemico". Intendo dire in senso generale, non "relazionale" tra persone. Tento ora di farlo il più discretamente e garbatamente possibile.
Certamente non potrebbe quai mai valere un principio in base al quale "nessuno meglio degli abitanti del posto conosca i nomi delle vie", se ci si riferisce alla "buona pronuncia" italiana. Infatti, i parlanti locali si avvalgono della pronuncia dell'"italiano locale" e, ad es., statisticamente, la capacità di adoperare correttamente i due fonemi vocalici rappresentati entrambi graficamente come "e" risulta inesistente. Anche negli odonimi locali, evidentemente, l'apertura/chiusura di "e" - come si esprimerebbero i parlanti -segue sì le norme, ma quelle del linguaggio locale, appunto. Ovviamente, non c'entra neppure il fatto che "i primi due sono cognomi di un politico genovese e di un generale genovese", perché si tratta di personaggi d'altri tempi - totalmente sconosciuti ai più -. Per altro, anche "anticamente" si sarebbero seguite - nella pronuncia dei cognomi di questi personaggi - le "norme locali", magari accentuando ancora maggiormente tratti provenienti dalla schietta parlata dialettale. Per quanto riguarda il predicato nobiliare relativo a Piovera, si tratta di una località molto piccola, situata all'esterno dei confini regionali - anche linguistici - e praticamente sconosciuta. Il nome è stato appreso soltanto mediante la scrizione e viene da sempre pronunciato piano - soltanto perché "statisticamente" più probabile - e coll'e "chiusa", esattamente come le "norme locali" richiedono. Quando non si fa riferimento a prontuari, ma a informatori in carne e ossa occorre avere sempre ben chiaro che cosa essi ci possano effettivamente fornire. Gl'informatori locali - sia pure solo implicitamente "interpellati" - sono stati "impeccabili". Hanno "impeccabilmente" fornito la pronuncia degli odonimi in base alle "norme implicite" della pronuncia dell'"italiano locale". Tutto dipende da quella che era/è la nostra aspettativa ...
P.S.: d'altronde, il fatto che gli abitanti locali non parlino secondo le norme previste nei prontuari ricade sotto l'evidenza e gli orecchi di chiunque trascorra anche soltanto alcuni minuti - non di più - ad ascoltarli (ad es., nessuno di loro mai - neppure sotto tortura

- direbbe mai "bène, biènnio ecc. ... ). Gli abitanti non sono - e non possono essere - i rappresentanti della "buona pronuncia", sono soltanto i rappresentanti della "loro pronuncia" - che ogni ordine e grado di apprendimento (dalla scuola materna ai corsi universitari) ha in loro confermato -, comunque s'intenda "valutarla".
Se facesse "norma" la loro pronuncia, allora, si dovrebbe dire Génova /'ʤenɔva/ (voce ancora maggioritariamente pronunciata coll' "e" chiusa e coll' "o" aperta) - in dialetto /'ze:na/ - perché nessuno di loro pronuncia Gènova /'ʤɛnova/ adoperando gli adeguati fonemi vocalici. Similmente anche in molti altri casi ...