Sulla «democrazia linguistica»
Moderatore: Cruscanti
Sulla «democrazia linguistica»
Lo so che c'è tanto rumore, ma agl'Italiani serve una guida, che non è la democrazia (ché non c'è democrazia nella nostra lingua e non ci deve essere) e non è la scienza, perché così com'è comunemente intesa non è in grado di comprendere l'oggetto di studio (l'Italiano), figuriamoci di normarlo.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Perplessa sulla democrazia della lingua, che non va confusa con "anarchia".
Ma, se i dizionari di cento anni fa sono in parte superati, se certi termini che si usavano correntemente al tempo di Boccaccio o di Manzoni oggi sono "desueti", "letterari", "antichi" etc., vuol dire che la lingua, sia pur lentamente, si modifica nel tempo.
E chi è l'artefice di tali modifiche? Un deus ex machina che decreta di volta in volta, monarchicamente, cosa è diventato giusto?
Oppure una vox populi, riordinata nei documenti scritti, che sottolinea come ormai certi elementi non li usi più nessuno e siano diventati, se non incomprensibili, per lo meno superati?
Non è, in qualche modo, "democrazia" anche questa, sia pure inscritta nella "lunga durata"?
Ma, se i dizionari di cento anni fa sono in parte superati, se certi termini che si usavano correntemente al tempo di Boccaccio o di Manzoni oggi sono "desueti", "letterari", "antichi" etc., vuol dire che la lingua, sia pur lentamente, si modifica nel tempo.
E chi è l'artefice di tali modifiche? Un deus ex machina che decreta di volta in volta, monarchicamente, cosa è diventato giusto?
Oppure una vox populi, riordinata nei documenti scritti, che sottolinea come ormai certi elementi non li usi più nessuno e siano diventati, se non incomprensibili, per lo meno superati?
Non è, in qualche modo, "democrazia" anche questa, sia pure inscritta nella "lunga durata"?
Lo sa Scilens che lei mi fa un po' paura?
Con lei al governo rischierei di prendermi sei mesi, che so, "per vilipendio del gerundio"
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Condivido l'intervento di domna charola.
I tradizionalisti tengono la rotta dell'Italiano, gli innovatori (o gli ignoranti) la modificano e la Lingua continua la sua strada.


Condivido l'intervento di domna charola.
I tradizionalisti tengono la rotta dell'Italiano, gli innovatori (o gli ignoranti) la modificano e la Lingua continua la sua strada.
Spontaneamente parteggio per i ‟tradizionalisti‟. Ciònnonostante mi sembra che la tradizione celi in sé una componente di trasformazione continua. Si compie così quel processo di aggiornamento sintetizzato nell’intervento di domna charola; e questa mutazione finisce per coinvolgere anche la tradizione. (Ovvio il secondo me)
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