
Quali pronunce errate non riuscite a correggere?
Moderatore: Cruscanti
Quali pronunce errate non riuscite a correggere?
M'è venuto l'uzzolo d'aprire il seguente filone, ché son curioso di sapere quali ostacoli incontriate —ammesso che ve ne siano— allorché v'accingiate a pronunziar correttamente una parola. E per ostacoli intendo le reali difficoltà articolatorie che un parlante ha nel realizzare un determinato fono, quando questo sia preceduto o seguito da altri foni. Per esempio, le sequenze /-(n)s-, -(l)s-, -(r)s-/ son ripidi acclivi per il sottoscritto! Trasformare /a'ʒɛnda/ in /aˈʤɛnda/ o /kuˈrjozo/ in /ku'rjoso/, ancorché non semplice, ché devo comunque fare i conti colle abitudini linguistiche del luogo, è un gioco da ragazzi. Ma in ansia, nel senso, insomma, m'accorgo che devo sforzarmi non poco per non rendere affricate quelle s. La sequenza piú ostica per me è /-(n)s-/: devo addirittura rallentare il ritmo dell'eloquio se voglio che esca una sibilante. E voi? Quali difficoltà incontrate nel pronunciare una parola in italiano corretto? 

- Ferdinand Bardamu
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Lasciando perdere la cadenza, che mi riesce difficile mascherare, ci sono un sacco di pronunce che non mi vengono spontanee. La [s] intervocalica la riesco a dire solo con uno sforzo (e finché abiterò sopra il Rubicone sarà sempre cosí). Pure la [l] tra vocali qualche volta mi dà difficoltà, perché, seguendo l’inflessione nativa, tendo a lenirla. Non parliamo nemmeno delle cogeminazioni…
Gentile Ferdinand, son curioso di sapere come si lenisce una [l], questo essendo un fenomeno non presente dalle mie parti. Potrebbe farmi qualche esempio?
Riguardo alla deaffricazione, ne so qualcosa anch'io! Soltanto che non trovo difficoltà alcuna nel passare da /'sɔʃo/ a /'sɔʧo/ e da /ra'ʒone/ a /ra'ʤone/. Difficoltà che invece riscontro se devo trasformare /nel'tsɛntso/ in /nel'sɛnso/.
Riguardo alla deaffricazione, ne so qualcosa anch'io! Soltanto che non trovo difficoltà alcuna nel passare da /'sɔʃo/ a /'sɔʧo/ e da /ra'ʒone/ a /ra'ʤone/. Difficoltà che invece riscontro se devo trasformare /nel'tsɛntso/ in /nel'sɛnso/.
- Ferdinand Bardamu
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Le dovrei registrare qualcosa io stesso, ma mi vergogno. Il fenomeno è detto anche, volgarmente, «elle evanescente». In altre varianti, è cosí intenso da rendere la consonante quasi una vocale: si sentono allora cose come «El popoeo» per «Il popolo» (la mia resa grafica è molto rozza, ma spero di aver reso l’idea).Ivan92 ha scritto:Gentile Ferdinand, son curioso di sapere come si lenisce una [l], questo essendo un fenomeno non presente dalle mie parti. Potrebbe farmi qualche esempio?
- Ferdinand Bardamu
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Ho trovato un esempio (un po’ volgare, ma vi assicuro che c’è di peggio), tratto da una miniserie televisiva sul criminale Felice Maniero. All’inizio potete sentire «A ƚa bueƚa de to soreƚa gheto portà [=hai portato]… ?» («bueƚa» dovrebbe corrispondere, nel grado di offesa, al toscano budello di tu’ ma’). L’evanescenza della mia elle è meno intensa, ma il fenomeno è il medesimo.
- Animo Grato
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Ah, quindi quello che si sente... è che non si sente niente!Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho trovato un esempio...

Alla luce di questa rivelazione, credo di essermi già imbattuto in questa fantomatica elle evanescente, allorché, in un estemporaneo convegno di fisiognomici, fu enunciato l'immortale principio «rossa de cavei», con quel che segue.

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
- Ferdinand Bardamu
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No, in realtà non è la stessa cosa. Cavei [=capelli] al singolare fa caveio. Oxei [=uccelli, cosí potete immaginare come finisce quella raffinata massimaAnimo Grato ha scritto:Alla luce di questa rivelazione, credo di essermi già imbattuto in questa fantomatica elle evanescente, allorché, in un estemporaneo convegno di fisiognomici, fu enunciato l'immortale principio «rossa de cavei», con quel che segue.

Però siamo un pochettino fuori tema, perciò fermiamoci qui o apriamo un filone a parte.

Forse può aiutare la "gondoła" di questa canzone?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
- Ferdinand Bardamu
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Esempio calzante.Zabob ha scritto:Forse può aiutare la "gondoła" di questa canzone?
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Una persona che conosco (delle Marche) ha a volte dubbi su quale lettera scrivere, tra "s" e "z". Ho capito che il problema sorge solo tra "n" e "i": "senso" non darebbe dubbi, ma "tensione" e "dimensione" sì.Ivan92 ha scritto: Difficoltà che invece riscontro se devo trasformare /nel'tsɛntso/ in /nel'sɛnso/.
La mia proposta è stata "prova a dirla, e senti cosa ci metti" ma non ha aiutato perché la realizzazione fonetica è coerente col dubbio di scrittura (una sorta di affricata indebolita).
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se ho ben capito
Se ho ben capito si riferisce ad errori che ammettiamo di compiere. Personalmente nel parlato sbaglio gli accenti: pùdica, diàtriba. Il discorso della s sonora e sorda invece l'ho imparato qui e sinceramente l'errore lo ritengo più un fatto genetico, pertanto non me ne sento in colpa.
- Ferdinand Bardamu
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Re: se ho ben capito
Si rassicuri: diàtriba è l’accentazione preferibile.rossosolodisera ha scritto:Personalmente nel parlato sbaglio gli accenti: […] diàtriba.
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