«Monitor ‹risoluto›»
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«Monitor ‹risoluto›»
A proposito di aggettivi usati in accezioni inaudite, segnalo l’uso di risoluto per dire ‹ad alta risoluzione›, in unione a sostantivi come monitor. Di questa estensione di significato parla anche il consulente linguistico della Treccani («Dopo le ‹porte allarmate› i monitor ‹risoluti›?», chiede un utente).
L’autore della risposta nella sezione «Domande e risposte» della Treccani conclude dicendo: «Evidentemente il primo impatto con la novità di significato ci fa reagire in modo difensivo, provocando in noi l'immediata controffensiva ironica sul monitor umanizzato, risoluto 'fermamente deciso' o 'energico'. Bisogna avere pazienza.» Ebbene, mantenendo uno sguardo il piú possibile spregiudicato, pur con gli enormi limiti delle mie scarse conoscenze, vorrei cercare di dimostrare che allarmato e risoluto, nei significati che qui consideriamo, non sono paragonabili e non possono essere tollerati allo stesso modo, come sembra suggerire il consulente.
Allarmato è un participio passato rianalizzato come aggettivo. È una forma puramente aggettivale, giacché non esiste il verbo *allarmare nell’accezione di ‹dotare di allarme›. L’interpretazione dell’aggettivo è passiva (‹(che è stato) fornito di allarme›) ed è del tutto corretta, cosí come è corretto dire porta vetrata (=‹fornita di vetri›) anche se non esiste il verbo *vetrare. Si può dunque ironizzare sull’ambiguità semantica dell’aggettivo, ma esso, per lo meno in certi sgraziati gerghi tecnici, ha una sua ragion d’essere. L’ambiguità, peraltro, è dovuta soltanto al significante, perché non si può mai dare confusione tra i due significati, che si applicano a sostantivi affatto diversi (esseri umani, animali ~ oggetti).
Risoluto, invece, come participio rianalizzato, dovrebbe voler dire ‹fornito di risoluzione›, accezione che sembrerebbe considerare la risoluzione come una caratteristica separabile. Il suo significato nel contesto informatico, per com’è comunemente inteso, è però ‹che ha un’alta risoluzione›, o qualcosa di simile. La diatesi dei participi usati come aggettivi può essere attiva, ma solo in pochissimi casi, ad es. bevuto (‹che ha bevuto›, quindi ‹ubriaco›) o ammirato (‹pieno d’ammirazione›). In piú, risoluzione, in sé, non significa ‹alta risoluzione›: anche volendo ammettere l’interpretazione passiva, non si può dare a risoluto il significato di ‹fornito di alta risoluzione›.
Insomma, risoluto può avere qualche utilità pratica nel descrivere uno schermo in qualche foro in rete, ma pare proprio mal formato. Che ne dite? Siete d’accordo?
L’autore della risposta nella sezione «Domande e risposte» della Treccani conclude dicendo: «Evidentemente il primo impatto con la novità di significato ci fa reagire in modo difensivo, provocando in noi l'immediata controffensiva ironica sul monitor umanizzato, risoluto 'fermamente deciso' o 'energico'. Bisogna avere pazienza.» Ebbene, mantenendo uno sguardo il piú possibile spregiudicato, pur con gli enormi limiti delle mie scarse conoscenze, vorrei cercare di dimostrare che allarmato e risoluto, nei significati che qui consideriamo, non sono paragonabili e non possono essere tollerati allo stesso modo, come sembra suggerire il consulente.
Allarmato è un participio passato rianalizzato come aggettivo. È una forma puramente aggettivale, giacché non esiste il verbo *allarmare nell’accezione di ‹dotare di allarme›. L’interpretazione dell’aggettivo è passiva (‹(che è stato) fornito di allarme›) ed è del tutto corretta, cosí come è corretto dire porta vetrata (=‹fornita di vetri›) anche se non esiste il verbo *vetrare. Si può dunque ironizzare sull’ambiguità semantica dell’aggettivo, ma esso, per lo meno in certi sgraziati gerghi tecnici, ha una sua ragion d’essere. L’ambiguità, peraltro, è dovuta soltanto al significante, perché non si può mai dare confusione tra i due significati, che si applicano a sostantivi affatto diversi (esseri umani, animali ~ oggetti).
Risoluto, invece, come participio rianalizzato, dovrebbe voler dire ‹fornito di risoluzione›, accezione che sembrerebbe considerare la risoluzione come una caratteristica separabile. Il suo significato nel contesto informatico, per com’è comunemente inteso, è però ‹che ha un’alta risoluzione›, o qualcosa di simile. La diatesi dei participi usati come aggettivi può essere attiva, ma solo in pochissimi casi, ad es. bevuto (‹che ha bevuto›, quindi ‹ubriaco›) o ammirato (‹pieno d’ammirazione›). In piú, risoluzione, in sé, non significa ‹alta risoluzione›: anche volendo ammettere l’interpretazione passiva, non si può dare a risoluto il significato di ‹fornito di alta risoluzione›.
Insomma, risoluto può avere qualche utilità pratica nel descrivere uno schermo in qualche foro in rete, ma pare proprio mal formato. Che ne dite? Siete d’accordo?
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 06 dic 2014 2:16, modificato 1 volta in totale.
"Monitor risoluto", in fondo, è marginale (solo 51 occorrenze usando Google). I sinonimi "schermo risoluto" e "display risoluto" danno rispettivamente 364 e 1640 risultati (ad es. questo titolo con relativo commento: «Lo schermo "risoluto" vuol dire che mostra le immagini in maniera decisa?»).
Stranamente, le occorrenze in ingl. di resoluted screen e resoluted display non sono più numerose (nel secondo caso solo 9), il che farebbe escludere l'ipotesi di un calco omonimico.
Stranamente, le occorrenze in ingl. di resoluted screen e resoluted display non sono più numerose (nel secondo caso solo 9), il che farebbe escludere l'ipotesi di un calco omonimico.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Perché definito ha un significato per lo meno affine a quello che gli si dà in àmbito tecnico: un’immagine dai confini precisi è definita.PersOnLine ha scritto:Se un'immagine può essere definita, perché non estendere lo stesso termine anche a uno schermo con alta capacità di definizione?
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Non colgo: non stiamo parlando dell'immagine, ma dello schermo, e uno schermo con un maggior numero di punti di risoluzione è giocoforza uno schermo che produce un'immagine più definita.
Ultima modifica di PersOnLine in data dom, 14 dic 2014 14:12, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
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Sí, ma se è lecito dire che un’immagine può essere piú o meno definita (l’esempio citato da lei sopra), lo schermo non può essere può o meno *risoluto, ambiguità semantica a parte, ma ad alta o bassa risoluzione.
(Preciso: non sto discutendo sui dettagli tecnici degli schermi, mi preme solo esaminare l’accettabilità grammaticale di risoluto.)
(Preciso: non sto discutendo sui dettagli tecnici degli schermi, mi preme solo esaminare l’accettabilità grammaticale di risoluto.)
Un po' mi dispiace contraddire Ferdinand Bardamu, però io lo schermo risoluto c'è l'ho in casa: quando non funziona bene, non c'è verso di renderlo più malleabile: è risoluto nel farmi dannare.
Secondo me il limite grammaticale, oltre all'analisi fatta nell'intervento d'apertura, sta nel fatto che si raddoppia ingiustificatamente il significato di una parola. Risoluto per me è relativo a una persona o a un oggetto personificato, come l'esempio che ho voluto fare scherzosamente sopra.
Quanto all'immagine definita mi pare che il suo significato pencoli nel vuoto e sia necessaria una definizione: definita bene, male.
Definire una cosa immagine è già definirla definita, altrimenti sarebbe un'immagine sfocata o una macchia.
(Tanto per fare due parole in tono amichevole).
Secondo me il limite grammaticale, oltre all'analisi fatta nell'intervento d'apertura, sta nel fatto che si raddoppia ingiustificatamente il significato di una parola. Risoluto per me è relativo a una persona o a un oggetto personificato, come l'esempio che ho voluto fare scherzosamente sopra.
Quanto all'immagine definita mi pare che il suo significato pencoli nel vuoto e sia necessaria una definizione: definita bene, male.
Definire una cosa immagine è già definirla definita, altrimenti sarebbe un'immagine sfocata o una macchia.
(Tanto per fare due parole in tono amichevole).
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