«Ben sperare»
Moderatore: Cruscanti
«Ben sperare»
Secondo voi questo troncamento è corretto o consigliabile? Secondo me no: si dovrebbe dire «bene sperare» o, meglio ancora, «sperare in bene».
- Ferdinand Bardamu
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Sono d’accordo: ricordo il dantesco «bene sperar» (Inf., I, 41). Stranamente (ma forse è strano solo per me), il DOP tace al riguardo; anzi, fornisce esempi che smentiscono la sconsigliabilità del troncamento di bene davanti a /s/ preconsonantica, come ben scarso.
- Animo Grato
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Anche secondo me l'infilata di consonanti che si viene a creare (ben sperare) non ha nulla di affascinante.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Ben sperare non mi sembra un errore.
Si potrebbe usare in un verso per avvicinare gli accenti e forse è in una poesia che Carnby l'ha letto.
Parlando e scrivendo mi sembrano meglio le alternative proposte. Anche se ho provato a scrivere di getto la seguente frase e non mi sembra né errata né particolarmente brutta: ... la cura prescritta dal medico ebbe subito effetto e ci indusse a ben sperare: Carla sarebbe tornata presto la ragazza che...
Segnalo come curiosità l'esempio del Serianni: "di gran granchi"
(Nievo, Le confessioni di un italiano)
Si potrebbe usare in un verso per avvicinare gli accenti e forse è in una poesia che Carnby l'ha letto.
Parlando e scrivendo mi sembrano meglio le alternative proposte. Anche se ho provato a scrivere di getto la seguente frase e non mi sembra né errata né particolarmente brutta: ... la cura prescritta dal medico ebbe subito effetto e ci indusse a ben sperare: Carla sarebbe tornata presto la ragazza che...
Segnalo come curiosità l'esempio del Serianni: "di gran granchi"

Temo, caro GFR, che abbia preso...un gran granchio!GFR ha scritto:Segnalo come curiosità l'esempio del Serianni: "di gran granchi"(Nievo, Le confessioni di un italiano)

Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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In quel caso, Marco parla del nesso -nsC- all'interno della parola, qui (e in seguito) dice ben altro sulle apocopi. D'altronde se ci fosse questa intolleranza verso la n davanti a s impura, come la metteremmo con l'uso delle preposizioni con e in? dovremmo portare in auge la i prostetica.
Non vorrei essere stato frainteso con gran granchi. Volevo solo segnalare il risultato bizzarro (almeno al mio orecchio) di un troncamento‚ sulla falsariga del commento di un altro utente.
Animo Grato
Anche secondo me l'infilata di consonanti che si viene a creare (ben sperare) non ha nulla di affascinante.
Grazie per il collegamento.
Animo Grato
Anche secondo me l'infilata di consonanti che si viene a creare (ben sperare) non ha nulla di affascinante.
Grazie per il collegamento.
- Ferdinand Bardamu
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Ho provato a cercare bene sperare e ben sperare nella BibIt. I risultati:
Quanto all’i prostetica citata da PersOnLine, fosse per me la rispolvererei volentieri, ma io conto come il due di coppe quando va a bastoni.
- Bene sperare, 22 occorrenze
- Ben sperare, 3 occorrenze
Quanto all’i prostetica citata da PersOnLine, fosse per me la rispolvererei volentieri, ma io conto come il due di coppe quando va a bastoni.
Però la sequenza -ngr-, effetto di questo troncamento (curioso invece per quella ripetizione gran-gran) non pone alcun problema, essendo ben integrata in parole come ingrossare, congresso, ringraziare ecc.GFR ha scritto:Non vorrei essere stato frainteso con gran granchi. Volevo solo segnalare il risultato bizzarro (almeno al mio orecchio) di un troncamento...
Ai tempi dell'università era frequente l'augurio "buon studio"... "buono studio" avrebbe forse fatto pensare a qualche sovvenzione in denaro.

Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
- Animo Grato
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Anche a me è tornato in mente quell'augurio, udito in circostanze analoghe. Ricordo in particolare una ragazza, che ne abusava con voluttà. Ogni volta avrei voluto ribatterle: «Lo studio servirebbe più a te che a me, zotica!», ma era carina, e a prevalere fu un altro ordine di considerazioni...Zabob ha scritto:Ai tempi dell'università era frequente l'augurio "buon studio"...
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
È un problema reale: nello scritto più curato cerco di evitare questi incontri con qualche stratagemma tipo «sono stato in Spagna tanti anni fa» → «ho visitato la Spagna tanti anni fa». Nel parlato il problema non si pone: «i' Spagna», «co' Stefano» ecc.PersOnLine ha scritto:D'altronde se ci fosse questa intolleranza verso la n davanti a s impura, come la metteremmo con l'uso delle preposizioni con e in?

Indovini perché da noi non si dice così...Ferdinand Bardamu ha scritto:come il due di coppe quando va a bastoni.

Senz’altro è solo una coincidenza.Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho provato a cercare bene sperare e ben sperare nella BibIt. I risultati:Tra le occorrenze di bene sperare, una di Dante (Convivio), una del Boccaccio (Teseida), due del Guicciardini. Tre soli i risultati per ben sperare, tutti e tre di autori settentrionali (Gian Giorgio Trissino, Guiniforte Barzizza e Michele Savonarola)...
- Bene sperare, 22 occorrenze
- Ben sperare, 3 occorrenze
... Tuttavia, se può far fede l’autorità dei grandi scrittori e poeti toscani — e se l’archivio della BibIt può esser considerato un corpus soddisfacente —, direi che è preferibile usare la forma piena davanti alla /s/ preconsonantica, se non altro per ragioni d’eufonia.
Si potrebbe anche ipotizzare che i settentrionali siano meno sensibili alle successioni di consonanti. Una predisposizione linguistica ereditata dalla dominazione di popolazioni nordiche‚ i ‟barbari‟‚ e dai loro suoni. Ancora oggi l’angoscia in tedesco è Angst e rinchiudere è einsperren. Gli altri grandi umanisti fedeli al bene sperare‚ sono sotto (diciamo così) la Linea Gotica.
Non è una spiegazione: è solo l’occasione di scambiare due parole e sentire cosa pensino gli altri di un argomento che ho trovato interessante.
Mi ricordo che in piacentino «macellaio» si dice pkèr e in bolognese «ospedale» si dice sbdèel. «Lo stomaco» in triestino è el stòmigo.GFR ha scritto:Si potrebbe anche ipotizzare che i settentrionali siano meno sensibili alle successioni di consonanti.
All'università, a proposito della fonologia e fonotassi settentrionale, un professore ipotizzò che fosse appunto dovuta all'adstrato (o al superstrato) con le popolazioni germaniche, più che a un sostrato celtico (gallico) del quale non si sa quanto possa essere rimasto.GFR ha scritto:Una predisposizione linguistica ereditata dalla dominazione di popolazioni nordiche‚ i ‟barbari‟‚ e dai loro suoni. Ancora oggi l’angoscia in tedesco è Angst e rinchiudere è einsperren.
- Ferdinand Bardamu
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Arriva sin quaggiú lo stomigo (o stomago, che dir si voglia), soltanto che noi usiamo lo o lu. La sequenza elst, nonostante el sia l'articolo d'innumeri parole (el gatto, el topo, ecc.), risulta impossibile da pronunciare.Carnby ha scritto: «Lo stomaco» in triestino è el stòmigo.
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