«Roofer»

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Ferdinand Bardamu
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«Roofer»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

M’imbatto per caso in quest’articolo e scopro che, per parlare d’un mestiere comunissimo, il riparatore di tetti, c’è bisogno della chiosa dell’inglese, «roofer». S’intuisce che l’inglese sopperisce alla verbosità dell’italiano; ma davvero non abbiamo un nome di mestiere di una sola parola, anche regionale o dialettale, per un’attività che qualunque comunità umana che non viva nelle caverne conosce? Effettivamente da me non ho mai sentito una parola che comprendesse tutti i mestieri che si fanno stando sul tetto; ho sentito ancora lattoniere, ma questi è l’artigiano che ripara le grondaie, non i coppi. Dalle vostre parti esiste una parola per questo mestiere?
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Da noi esiste il verbo 'ccóppà', il cui significato è un embricare in senso figurato: la neve cià 'ccoppato, cioè la copiosa e abbondante neve ha ricoperto e rivestito tutta la città, cosí come gli embrici ricoprono e rivestono il tetto d'una casa. Per converso, però, non ho mai sentito un ipotetico copparo, colui che dovrèbbe disporre i coppi su d'un tetto.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

In senso stretto negli Stati Uniti il roofer indica non proprio l'operaio che fisicamente sale sul tetto, ma l'imprenditore, proprietario di una ditta di installazione e riparazione tetti, che manda i suoi dipendenti sui tetti. Ma non è un problema solo italiano. Un traduttore spagnolo mi diceva, alcuni mesi che, che neanche loro hanno un termine specifico e usano l'adattamento rufero.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Freelancer ha scritto:Un traduttore spagnolo mi diceva, alcuni mesi che, che neanche loro hanno un termine specifico e usano l'adattamento rufero.
Incredibile la facilità con la quale gli spagnoli adattano i forestierismi, senza suscitare proteste. Me l’immagino proprio la faccia di molti davanti a un ipotetico *rufaio

Comunque, escludendo un *coppaio o un improbabile — per l’assonanza volgare — *tettaio, avrei pensato a un riparatetti. Vedo che la parola è usata nella traduzione di questo libro, in un paragrafo che riguarda, tra l’altro, proprio i mestieri piú pericolosi. Si trova inoltre in quest’altra traduzione di una poesia, e, a quanto pare, in una battuta di una puntata della versione italiana dei Simpson.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Aspettiamo da un momento all'altro d'imbatterci in un testo italiano che parli di thatching.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

In ampie zone dell’Italia settentrionale sembra diffuso conciatetti

P.S. Peccato che il tettaiolo sia un topo! :mrgreen:
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Ferdinand Bardamu
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«Conciatetti» traducente di «roofer»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Infarinato ha scritto:In ampie zone dell’Italia settentrionale sembra diffuso conciatetti
Conciatetti non mi disgarba affatto. Il Treccani non lo mette a lemma, però lo cita alla voce «Concia-», assieme ad altre parole di significato affine composte con quest’elemento, es. il «pirandelliano» conciabrocche.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data ven, 16 gen 2015 14:51, modificato 1 volta in totale.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:In ampie zone dell’Italia settentrionale sembra diffuso conciatetti
Ma il sostantivo che definisce l'attività quale potrebbe essere?
Infarinato ha scritto:Peccato che il tettaiolo sia un topo!
Non c'è anche la lucertola tettaiola? Certo, detta così, la cosa potrebbe esser facilmente equivocata...
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Chi ci segue da vari anni sa che abbiamo toccato questo argomento varie volte: qual è lo scopo di scervellarsi per trovare un equivalente univerbale di roofer che non esiste, visto che i parlanti si riferiscono senza problemi a questa figura sia in senso molto generale - come operaio specializzato nell'installazione e riparazione di tetti, perché questa è la figura a cui si fa riferimento nell'articolo citato da Ferdinand - sia in ambito tecnico, e allora ciò che si usa (negli elenchi professionali e così via) sono combinazioni/permutazioni di termini come ditta specializzata, installazione/manutenzione/rifacimento, coperture/tetti, come si vede da una breve scorsa in rete? (Centinaia di migliaia di risultati cercando con le suddette parole chiave.)

Chi penserà mai a usare roofer? Solo qualche giornalista che scopiazza articoli dall'estero. Perché preoccuparsene?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo con Freelancer. Riparazione/rifacimento (di) tetti mi sembra la soluzione piú ovvia per l’attività, senza scervellarsi, appunto.

Per il nome di mestiere, però, mi sembra che conciatetti, benché non compaia nei dizionari che ho consultato finora, abbia qualche utilità pratica e una certa diffusione, oltre a essere privo di connotazioni regionali, almeno nella forma.

Da una rapida scorsa su Google, il mestiere, piú che la parola in sé, pare essere molto diffuso in Trentino-Alto Adige, credo per via delle frequenti nevicate che richiedono una manutenzione costante del tetto. In Google Libri, la parola è ben rappresentata, con oltre duemila risultati, ed è presente sia in opere ottocentesche sia in traduzioni di romanzi contemporanei.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:In Google Libri, la parola è ben rappresentata, con oltre duemila risultati, ed è presente sia in opere ottocentesche sia in traduzioni di romanzi contemporanei.
Mi pare dunque assodato che la parola esiste; a questo punto, qualcuno più titolato di me dovrebbe sollecitare i dizionari a colmare questa loro lacuna.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
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«Prima l'italiano!»
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Propongo posategole.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Ci starebbe anche tegolaio.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

PersOnLine ha scritto:Ci starebbe anche tegolaio.
Ci avevo pensato, poi ho trovato che tegolaio è, più propriamente, colui che le tegole le produce (v. qui, qui e qui).
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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