Sinonimia perfetta?
Moderatore: Cruscanti
Sinonimia perfetta?
Spesso mi trovo a dovere scegliere tra il sostantivo «locale» (toscano) e quello «nazionale» (panitaliano). In alcuni casi la sinonimia appare quasi perfetta, in altri ho qualche dubbio. Perciò vi chiedo: esistono lievi differenze di significato tra gota e guancia, tra rena e sabbia, tra cacio e fomaggio, tra bottega e negozio, tra uscio e porta, tra sottana e gonna? Perlomeno negli ultimi due casi noto una certa differenza. I sostantivi «meno toscani» potrei usarli in contesti più specialistici, al posto dei soliti forestierismi.
- u merlu rucà
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Re: Sinonimia perfetta?
Nei primi tre esempi e nel quinto, da non toscano, sento il locale e il nazionale; non lo sento nel quarto. Nel sesto, per me sottana è sottoveste.
Largu de farina e strentu de brenu.
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Mi sembra che i veri sinonimi in italiano siano veramente pochi. Dico le mie impressioni.
Le gote (gotine) corrispondono alla parte superiore delle guance che a Firenze chiamano 'pentole', una parte un po' più grande dello zigomo. Gota può essere usato anche come sinonimo di guancia soprattutto nei bambini o nelle persone grasse (gotone).
La rena è di granatura più grossa della sabbia, di solito. Si dice sabbia fine e rena grossa.
Anche cacio e formaggio hanno sfumature diverse e variabili secondo le zone.
Bottega è riservato a piccole attività soprattutto a carattere artigianale, mentre il negozio è solo commerciale e può essere anche grande.
L'uscio non è mai robusto come una porta.
Per la sottana mi avvicino al Merlo, e mi torna bene il plurale. Mi sembra, ma mi potrei sbagliare, che la parola gonna una volta non s'usasse, potrebbero essere sinonimi.
Le gote (gotine) corrispondono alla parte superiore delle guance che a Firenze chiamano 'pentole', una parte un po' più grande dello zigomo. Gota può essere usato anche come sinonimo di guancia soprattutto nei bambini o nelle persone grasse (gotone).
La rena è di granatura più grossa della sabbia, di solito. Si dice sabbia fine e rena grossa.
Anche cacio e formaggio hanno sfumature diverse e variabili secondo le zone.
Bottega è riservato a piccole attività soprattutto a carattere artigianale, mentre il negozio è solo commerciale e può essere anche grande.
L'uscio non è mai robusto come una porta.
Per la sottana mi avvicino al Merlo, e mi torna bene il plurale. Mi sembra, ma mi potrei sbagliare, che la parola gonna una volta non s'usasse, potrebbero essere sinonimi.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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È interessante che rena e cacio hanno parole affini nelle lingue iberiche: arena e areia e queso e queijo, in spagnolo e portoghese, rispettivamente. Sabbia e formaggio sono come in francese: sable e fromage. Tanto bottega quanto negozio hanno equivalenti: bodega in spagnolo/portoghese e negocio in spagnolo, negócio in portoghese, sostantivi però con un uso diverso in queste due lingue in confronto all'italiano. Uscio probabilmente non sarebbe capito da un ispanofolo/lusofono, porta invece sì (porta in portoghese e puerta in spagnolo).
Gota è uguale a gota in spagnolo/portoghese, ma quest'ultima significa goccia.
Gota è uguale a gota in spagnolo/portoghese, ma quest'ultima significa goccia.
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Concordo. Anche quando sembrano sinonimi, in realtà il madre-lingua riconosce sfumature diverse (di registro, diastratiche o altro del genere).Scilens ha scritto:Mi sembra che i veri sinonimi in italiano siano veramente pochi.
Dipende da chi parla, credo.Scilens ha scritto:La rena è di granatura più grossa della sabbia, di solito. Si dice sabbia fine e rena grossa.
Se differenzio sabbia fine rispetto a sabbia e basta, e rena grossa rispetto a rena, personalmente intendo che la rena è relativamente fine, e ne esiste una qualità più grossa, mentre la sabbia, relativamente grossolana, può presentare anche una varietà più fine.
Ma questo perché uso abitualmente i termini in un contesto in cui la specificazione aggiunge qualcosa in più e distingue una nuova categoria.
Comunque, sabbia è in effetti anche il termine tecnico, mentre rena lo userei solo in un contesto narrativo, letterario, poetico nel senso più ampio del termine.
In una generica area nord-orientale (a occhio e croce sono queste le parlate che frequento), il cacio è una specie di formaggio, mentre formaggio gioca da iperonimo. In particolare è cacio e caciotta il formaggio centro o sud-italico. Nelle valli, la stessa forma si direbbe formagella. Probabile che si leghi il nome cacio/caciotta a formaggi "appenninici" perché spesso al supermercato presentano quella dicitura sull'etichetta, che riflette d'altra parte l'uso regionale.Scilens ha scritto:Anche cacio e formaggio hanno sfumature diverse e variabili secondo le zone.
Più o meno anche per me è così. Addirittura, con bottega posso indicare un'attività artistica (es.: la bottega del Pollaiolo).Scilens ha scritto:Bottega è riservato a piccole attività soprattutto a carattere artigianale, mentre il negozio è solo commerciale e può essere anche grande.
Uscio non l'ho mai usato.
Sottana per gonna l'ho sempre sentito dalla nonna veneziana, quindi mi risulta familiare.
Diverso credo sia il discorso delle frasi fatte. Spesso sono modi di dire di derivazione regionale, che poi si sono estesi a tutta Italia, quindi non possono che mantenere l'originario termine locale.
Effettivamente sono stato troppo ermetico: intendevo dire che da noi la parola sabbia viene usata soltanto per la rena più sottile, per esempio quella della clessidra (il buon Carnby scuserà il termine che potrebbe essere improprio) è sempre sabbia, mai rena. La sabbia più grossa eguaglia la granatura della rena, ma quest'ultima quando è grossa arriva quasi al ghiaino. Queste possono essere differenze solo regionali, perché, come dice Valerio e guardando internet, sembra che la parola 'rena' non sia tanto usata fuor di Toscana al punto che perfino il Treccani confonde rena e arena, che nella mia testa corrispondono a un materiale (pietra ridotta in granuli, in modo naturale o artificiale) e ad un luogo (arenile o spiaggia, oppure circolo destinato al combattimento, anche in senso figurato).
Le varietà di significati attribuiti al cacio e al formaggio meriterebbero uno studio a parte. A casa mia per cacio s'intendeva solo il parmigiano, in altre famiglie era cacio solo quello a forma dura, mentre per altre ancora era cacio solo il pecorino. Sono usi familiari più che locali.
Le varietà di significati attribuiti al cacio e al formaggio meriterebbero uno studio a parte. A casa mia per cacio s'intendeva solo il parmigiano, in altre famiglie era cacio solo quello a forma dura, mentre per altre ancora era cacio solo il pecorino. Sono usi familiari più che locali.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Per uso diverso intende un differente significato?Brazilian dude ha scritto: bodega in spagnolo/portoghese e negocio in spagnolo, negócio in portoghese, sostantivi però con un uso diverso in queste due lingue in confronto all'italiano.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
- u merlu rucà
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bodega significa cantina e negocio/negócio affare.Scilens ha scritto:Per uso diverso intende un differente significato?Brazilian dude ha scritto: bodega in spagnolo/portoghese e negocio in spagnolo, negócio in portoghese, sostantivi però con un uso diverso in queste due lingue in confronto all'italiano.
Però per il DRAE anche negócio 6. m. Local en que se negocia o comercia.
Ho chiesto alla badante dei miei (ecuadoriana) se si potesse usare anche in questo significato ma mi ha detto di no. Forse si usa solo in Spagna?
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A Palermo cacio in certi casi sta per caciocavallo: pizza con cacio (anziché con mozzarella).Ivan92 ha scritto:Dalle mie parti con cacio s'intende soprattutto il formaggio grattugiato.
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Concordo. All'origine c'è il termine latino, che sino alla trattatistica gastronomica cinquecentesca, di area settentrionale, viene usato.Scilens ha scritto:Le varietà di significati attribuiti al cacio e al formaggio meriterebbero uno studio a parte. A casa mia per cacio s'intendeva solo il parmigiano, in altre famiglie era cacio solo quello a forma dura, mentre per altre ancora era cacio solo il pecorino. Sono usi familiari più che locali.
Scappi ad esempio parla di cacio parmigiano e cacio marzolino.
Non so quando l'uso si perda.
Anche per me il pecorino può essere cacio, ma il grana non mi viene da chiamarlo così. Piuttosto, come suggerito sopra, cacio è sinonimo di caciocavallo, ma questo mi viene sicuramente dal nonno di Catania.
Nelle parlate settentrionali che girano in famiglia (bresciano, bergamasco, veneziano) cacio non è affatto di uso corrente.
Nei dialetti di valle è formaggio, nelle varie modifiche del termine.
- Ferdinand Bardamu
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