Parlando di malattia
Moderatore: Cruscanti
Parlando di malattia
Egregî Signori,
A Vostro avviso, quale delle due frasi è preferibile?
«Fu necessario trattarle per un anno, prima che furono guarite».
«Fu necessario trattarle per un anno, prima che fossero guarite».
Ringrazio sentitamente per le eventuali Vostre valutazioni.
Rolando G. P.
A Vostro avviso, quale delle due frasi è preferibile?
«Fu necessario trattarle per un anno, prima che furono guarite».
«Fu necessario trattarle per un anno, prima che fossero guarite».
Ringrazio sentitamente per le eventuali Vostre valutazioni.
Rolando G. P.
Potrebbe gentilmente fornire il collegamento alla pagina dove ha trovato tale informazione?Flipper ha scritto:Grazie per la risposta. Devo però aggiungere che su Treccani.it il congiuntivo dopo prima che viene considerato "possibile".
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Ecco il collegamento, cortese Marco. (Mi sembra sia il n.15).
A mio avviso, modestissimo, confonde le idee.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Grazie, caro Fausto. In effetti, la formulazione non è buona. Prima che si costruisce col congiuntivo. Poche eccezioni, dallo stesso Treccani:
Con sign. particolare in alcune espressioni: p. che posso, potrò, ho potuto, ecc., appena posso, potrò, ecc. (è venuto p. che ha potuto, ma lo stesso non ha fatto in tempo), e ellitticamente: prima possibile, prima che sia possibile, al più presto.
Con sign. particolare in alcune espressioni: p. che posso, potrò, ho potuto, ecc., appena posso, potrò, ecc. (è venuto p. che ha potuto, ma lo stesso non ha fatto in tempo), e ellitticamente: prima possibile, prima che sia possibile, al più presto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non v'è dubbio alcuno, cortese Marco: prima che regge il congiuntivo. Una rapida ricerca con Googlelibri, digitando "prima che tu parti/a", ha dato 261 occorrenze con l'indicativo e 3.350 con il congiuntivo.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
- Animo Grato
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Tecnicamente, sì. Ma in un romanzo, per esempio, potrebbero essere errori voluti per riprodurre, in un discorso diretto, la parlata primitiva di qualche personaggio ("Chiudi il becco, prima che ti sparo un buco in fronte!").
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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