«Attingere a»
Moderatore: Cruscanti
«Attingere a»
Il Treccani mi sembra abbastanza chiaro: attingere usato intransitivamente significa raggiungere, arrivare a. Eppure, sembra che attingere a abbia spesso un significato diverso da quello riportato dal Treccani. In rete ho trovato questa frase: gli autori anonimi dell'opera hanno attinto a una serie di spunti e di racconti popolari provenienti da almeno quattro aree ben distinte. Si sta parlando delle Mille e una Notte. Si pensa che gl'ignoti autori avrebbero rimaneggiato materiale narrativo proveniente dall'India, dall'Iràc, dall'Egitto e dall'Iràn. Alla luce di tutto ciò, quale senso può avere, in questo contesto, attinto a? Io avrei scritto attinto da.
Il Treccani, in effetti, non lo menziona, ma nell'accezione 2, in senso sia proprio sia figurato, è possibile anche la costruzione (antichissima) con a. Se ho tempo, poi completo con alcuni esempi letterari.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Di nulla! 
Spero che bastino questi due grandi nomi per esemplificare:
Ricchezza che importi varietà, bellezza, espressione, efficacia, forza, brio, grazia, facilità, mollezza, naturalezza, non l’avrà mai, non l’ebbe e non l’ha veruna lingua, che non abbia moltissimo, e non da principio soltanto, ma continuamente approfittato ed attinto al linguaggio popolare, non già scrivendo come il popolo parla, ma riducendo ciò ch’ella prende dal popolo, alle forme alle leggi universali della sua letteratura, e della lingua nazionale. (Leopardi, Zibaldone)
E se n’andò. Mi voleva dunque santo quella minuscola mammina, se al fonte di San Rocco aveva attinto l'acqua benedetta anche per la mia acquasantiera? (Pirandello, Il fu Mattia Pascal)

Spero che bastino questi due grandi nomi per esemplificare:
Ricchezza che importi varietà, bellezza, espressione, efficacia, forza, brio, grazia, facilità, mollezza, naturalezza, non l’avrà mai, non l’ebbe e non l’ha veruna lingua, che non abbia moltissimo, e non da principio soltanto, ma continuamente approfittato ed attinto al linguaggio popolare, non già scrivendo come il popolo parla, ma riducendo ciò ch’ella prende dal popolo, alle forme alle leggi universali della sua letteratura, e della lingua nazionale. (Leopardi, Zibaldone)
E se n’andò. Mi voleva dunque santo quella minuscola mammina, se al fonte di San Rocco aveva attinto l'acqua benedetta anche per la mia acquasantiera? (Pirandello, Il fu Mattia Pascal)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, ma attinto l'acqua al fonte. Nell'esempio leopardiano è sottinteso attingere espressioni/vocaboli/ecc. al linguaggio popolare. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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