Lo slogan di una merenda per gatti è «Il premio di cui va matto». Il costrutto non mi torna: si dice infatti andare matto per qualcosa, non andare matto di qualcosa.
Tuttavia, noto che è comune la pronominalizzazione dell’argomento della locuzione con ne (=«di ciò»): es. «Ogni gatto ne va matto», un altro slogan di una marca di cibo per gatti.
Inoltre, nel Vocabolario degli Accademici della Crusca, IV edizione, alla voce «Matto» si legge (sott. mia):
Andar matto di checchessia, vale Disiderarlo ardentissimamente. Lat. deperire.
Esempio: Fr. Iac. T. 6. 10. 4. Chi per Cristo ne va matto Par agli altri mentecatto.
(Qui, a dire il vero, l’esempio non mi sembra confermi la reggenza di: andarne in questo caso è un verbo pronominale, in cui la particella ne ha un mero valore di rafforzativo. L’argomento vero e proprio è espresso dal sintagma preposizionale per Cristo.)
Insomma: secondo voi sono ammesse entrambe le reggenze? Come vi suona la frase che ho messo in oggetto?
«Il premio di cui va matto»
Moderatore: Cruscanti
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Ammetto candidamente che, se non me l'avesse fatta notare, non mi sarei accorto dell'anomalia. D'altro canto, Lei stesso, nel segnalare il presunto errore, fornisce anche un argomento a favore della sua legittimazione.
Se restiamo sul piano delle impressioni personali, una frase come il gatto va matto di quel premio mi farebbe sicuramente storcere il naso; l'anticipazione del complemento, però, mi rende la cosa più digeribile: forse perché le parole "di cui va" "sintonizzano" la mia mente su costrutti analoghi e legittimi (di cui va fiero/ghiotto/pazzo). Gli ultimi due, tra l'altro, sono, grosso modo, sinonimi di matto (ghiotto in questo caso specifico, pazzo nell'accezione generale) e quindi forse contribuiscono, facendo riecheggiare nell'inconscio la loro reggenza caratteristica, a "mimetizzare" l'anomalia.
Se restiamo sul piano delle impressioni personali, una frase come il gatto va matto di quel premio mi farebbe sicuramente storcere il naso; l'anticipazione del complemento, però, mi rende la cosa più digeribile: forse perché le parole "di cui va" "sintonizzano" la mia mente su costrutti analoghi e legittimi (di cui va fiero/ghiotto/pazzo). Gli ultimi due, tra l'altro, sono, grosso modo, sinonimi di matto (ghiotto in questo caso specifico, pazzo nell'accezione generale) e quindi forse contribuiscono, facendo riecheggiare nell'inconscio la loro reggenza caratteristica, a "mimetizzare" l'anomalia.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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