Nelle lingue europee classiche (latino e greco) sono presenti alcune forme di reduplicazione parziale, in genere nella coniugazione verbale.
Le lingue moderne, invece, italiano compreso, di solito usano la reduplicazione totale a scopo puramente espressivo. Non è raro, infatti, ripetere una parola per cambiare l'enfasi della frase, come nei seguenti esempi:
- guarda guarda chi sta arrivando!
- cammina cammina giunse in un bosco...
Ho notato che nei dialetti, invece, si usa la reduplicazione anche con valore morfologico/semantico.
Nel mio dialetto, in particolare, la reduplicazione totale è presente con almeno quattro diversi significati, che definirei:
1)Superlativo
2)Frequentativo
3)Moto per luogo
4)Indefinito
Ve li descrivo a uno a uno, e, per una miglior comprensione, userò per gli esempi frasi italiane.

1) Reduplicazione con significato superlativo:
Nel mio dialetto (come in altri) non ci sono superlativi assoluti come bassissimo, altissimo, grandissimo. Normalmente, questo concetto si esprime tramite una "reduplicazione totale" degli aggettivi (cosa possibile, peraltro, anche in italiano):
Basso basso, alto alto, grande grande.
Tuttavia non è, questa, una scelta obbligata: si può anche ricorrere a un avverbio intensificatore, quale «assai» (come, del resto, in italiano). Anche lo stesso assai può essere reduplicato: assai assai = moltissimo.
2) Reduplicazione con significato frequentativo:
Questo è un costrutto caratteristico,che si può applicare solo a parole che esprimono precisi momenti temporali, come «mattina», «sera» e i nomi di (alcuni) giorni della settimana. La reduplicazione totale di una tale parola esprime il concetto di ripetitività, di abitualità dell'azione nel tempo.
Ad esempio:
La mattina mattina = ogni mattina
La sera sera = ogni sera
Il sabato sabato = ogni sabato
La domenica domenica = ogni domenica
Esempio: «La domenica domenica qui c'è il mercato»
3) Reduplicazione con significato di moto per luogo:
È un terzo costrutto, presente in diversi dialetti meridionali, ed è particolarmente usato nel mio. Consiste nella reduplicazione totale del nome di un luogo, aperto o chiuso, associandolo ad un verbo di movimento (come camminare, andare, e simili) per indicarne l'attraversamento, o il percorso.
Si noti che non è necessario l'uso di alcuna preposizione dopo il verbo, né di articoli.
Ad esempio, abbiamo
Casa casa = per (tutta la) casa
Strada strada = lungo la strada
Riva riva = lungo la riva
Piazza piazza = per (tutta) la piazza
Esempio: «È tutta la mattina che giri casa casa!»
Se il nome di luogo è usato al plurale, il significato indica lo spostamento da un luogo all'altro:
Case case = da una casa all'altra
Strade strade = da una strada all'altra
È anche possibile far precedere il nome del luogo da un aggettivo dimostrativo (questo o quello, accordato al plurale) per rafforzarne il significato, come in:
Quelle colline colline = da una all'altra di quelle colline
Queste vie vie = da una all'altra di queste vie
4) Reduplicazione con significato indefinito:
Un altro tipo di reduplicazione molto comune è, infine, quella che consiste nel ripetere un verbo (all'indicativo) facendo le veci di un pronome indefinito:
«Quello che dico dico, sbaglio» (Qualunque cosa dica, sbaglio)
«Dove vado vado, trovo te!» (Ovunque vada, trovo te)
Se il tempo è composto, basta ripetere il participio passato:
«Quello che hai fatto fatto, non ha più importanza» (Qualunque cosa tu abbia fatto...)
«Dove sono andato andato, mi sono divertito!» (Ovunque sia andato...)
Bene!

Nel vostro dialetto esistono queste od altre forme di reduplicazione?
Le adoperate anche parlando in italiano regionale?
Se doveste sentirle usare in un altro italiano regionale, ne comprendereste il significato?
Sapete se, di questi costrutti, esiste una definizione più precisa di quella (empirica) che ho dato io?
Spero, più che d'avervi annoiati, di aver suscitato in voi un po' d'interesse, e attendo fiducioso!
