Per un parlante venetofono suona perfettamente naturale.Infarinato ha scritto:Ma prendiamo un altro esempio, che rende la dicotomia ancora piú evidente: la frase di sapore toscaneggiante che citavo nel mio intervento precedente, S’invita i parenti, è dal punto di vista storico e letterario (della tradizione, insomma) del tutto corretta, ma al giorno d’oggi per molti parlanti italofoni è addirittura agrammaticale. :!:

Abbiamo, in veneto, desinenze coincidenti per la terza persona singolare e plurale che non garantiscono la possibilità di distinguere l'una dall'altra : tale informazione viene delegata alla forma pronominale atona che si prepone al verbo, diventando obbligatoria.
Nel caso di S'invita i parenti il problema non si pone apparentemente ma se io dicessi : (A) s'invita i parenti, quel 'a' ( che potrebbe non comparire) è una forma proclitica atona con funzione di soggetto, corrispondente a 'noi'.
La stessa frase potrebbe essere resa con : i s'invita i parenti / e solo che lori, dove quel 'i' sta per la forma tonica.
L'attore Marco Paolini, nella sua lingua teatrale, ricorre spesso a tale fenomeno morfologico, come in :
i nostri paesi non è stati costruiti; quanti ragazzi scende dalle frazioni; con gli animali che muggisce nelle stalle e
La Sade spadroneggia, ma i montanari se difende.
(Gli esempi sono tratti da: Fernando Marchiori, Mappa Mondo Il teatro di Marco Paolini, Einaudi, Torino, 2003, pp.58-59).