Nessuna intenzione di incatenare le persone a nulla, ci mancherebbe!
Rilevavo solamente che, nell’esempio di cui parliamo, sarebbe stato piú opportuno usare l’italiano, anche per coerenza rispetto all’intento del gruppo in questione.
Peraltro, l’anglicismo non si rendeva qui necessario per evitare ripetizioni, visto che si trova in una parentetica, che dà un’informazione secondaria, non ulteriormente sviluppata.
Scegliendo
e-book in questo contesto, in una notizia data quasi di sfuggita, si afferma implicitamente che è questa la denominazione preferibile per l’oggetto.
Si è fatta questa scelta perché
e-book «è un’etichetta riconoscibile da tutti anche e soprattutto in ambito commerciale»? D’accordo, ma per lo scopo didattico della
Crusca, e per quello civico a cui essa mira con quest’iniziativa,
libro elettronico avrebbe dovuto essere la prima soluzione. Prescindendo dall’ambito commerciale, dubito che ci sia qualcuno che non capisca immediatamente un traducente cosí elementare.
Ripeto: non dico che la
Crusca debba bandire del tutto i forestierismi (ma questa è, spero, una precisazione innecessaria); mi aspetterei però che almeno quest’istituzione privilegiasse le parole italiane, soprattutto in casi come questo, in cui una traduzione facile facile è a portata di mano.
Quanto alla
variatio, non posso che concordare con lei.