Ancora su «file»

Spazio di discussione su prestiti e forestierismi

Moderatore: Cruscanti

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Federico
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Intervento di Federico »

Freelancer ha scritto:Provi a guardare in rete quante occorrenze ci sono per "unzippare"...
Be', ma è una soluzione troppo banale: non l'avevo nemmeno considerata...
Freelancer ha scritto:Sorpresa! Ho appena visto che esiste anche dezippare e dezippato. Ma si sa, i parlanti nativi applicano automaticamente le regole della lingua anche ai denominali formati da nomi stranieri.
Questo è l'opposto piú ovvio, ma a questo punto non vedo la semplificazione: molto meglio decomprimere. Fermo restando che naturalmente si può anche dire soltanto "aprire" (l'archivio [compresso]), per quanto mi faccia pensare piú che altro all'apertura senza decompressione, o meglio con deposito dell'archivio decompresso in una memoria temporanea. Ma sono questioni di lana caprina.

"Trasmissione (dati) ascendente" mi sembra ottimo; meno furbo mi sembra pensare di abbreviare direttamente in ascendente, tranne in casi arcicristallini.
Ultima modifica di Federico in data dom, 04 giu 2006 1:28, modificato 1 volta in totale.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:L’attecchimento dipende in gran parte dalla volontà a diffondere un certo vocabolo e dalla conoscenza della sua (sia pur virtuale, in certi casi) esistenza.
Parzialmente esatto, Marco. La seconda parte è vera, ma non la prima: è invece essenziale che la parola risponda a esigenze varie - magari inconsce - dei parlanti.
Nessuno ha mai cercato di diffondere bistecca, giusto?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Nessuno ha mai cercato di diffondere bistecca, giusto?
Me lo dica lei come s’è diffusa la bistecca! ;)
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Federico
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Intervento di Federico »

Freelancer ha scritto:Parzialmente esatto, Marco. La seconda parte è vera, ma non la prima: è invece essenziale che la parola risponda a esigenze varie - magari inconsce - dei parlanti.
Verissimo, ovviamente: direi però che sono entrambe condizioni necessarie (ma non sufficienti). E a me sembra che attualmente sia spesso una semplice questione di ignoranza, proprio nel senso che si ignorano le alternative: né può dire che nelle nostre proposte siamo completamente sordi alle esigenze dei parlanti...
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Intervento di Freelancer »

Federico ha scritto:
Freelancer ha scritto:Sorpresa! Ho appena visto che esiste anche dezippare e dezippato. Ma si sa, i parlanti nativi applicano automaticamente le regole della lingua anche ai denominali formati da nomi stranieri.
Questo è l'opposto piú ovvio, ma a questo punto non vedo la semplificazione: molto meglio decomprimere.
Non cerchi di ingabbiare la flessibilità della lingua: a quanto pare c'è a chi piace dire decomprimere, a chi unzippare, a chi dezippare, a chi aprire.
Così come a chi piace scandire non piace né scansionare scannerizzare, con tutte le possibili permutazioni. Per molte parole non ci sarà mai soluzione univoca, è così.
Spesso gli italiani brillano per la loro mancanza di coerenza terminologica. Ma si sa, la disciplina non è il loro forte.
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arianna
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Intervento di arianna »

Ma si sa, la disciplina non è il loro forte.
Ha ragione, la pigrizia invece sì è il loro forte! :wink: :(

Unzippare e dezippare poi si commentano da sé...
Ultima modifica di arianna in data dom, 04 giu 2006 1:51, modificato 1 volta in totale.
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________

Arianna
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Intervento di Federico »

Freelancer ha scritto:Non cerchi di ingabbiare la flessibilità della lingua: a quanto pare c'è a chi piace dire decomprimere, a chi unzippare, a chi dezippare, a chi aprire.
Mi sembra che sia lei a ingabbiare in categorie. A me piacciono sia decomprimere che aprire, ad esempio.
Freelancer ha scritto:Così come a chi piace scandire non piace né scansionare scannerizzare, con tutte le possibili permutazioni.
Quella è una questione diversa (comunque anche qui io appartengo a entrambe le prime due categorie)...
Freelancer ha scritto:Per molte parole non ci sarà mai soluzione univoca, è così.
Io non voglio imporre nessuna soluzione univoca, figurarsi. Mi si permetta però di propagandare le forme che ritengo migliori, cioè comprimere/decompresso, e non quelle che mi piacciono meno, cioè zippare/dezippare (o addirittura unzippare), che del resto si fanno propaganda da sé. Non senza averle sottoposte a un vaglio critico, naturalmente: ma abbiamo già risposto alle accuse di pesantezza.

P.s.:
arianna ha scritto:Ha ragione, la pigrizia invece sì è il loro forte! :wink: :(
Sí, e che pigrizia usare unzippare, quando è cosí facile ricavare il banale, piú semplice e leggero benché non certo leggiadro e snello dezippare...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il piacere e il non piacere, secondo me, sono questioni di tempo. Dal momento che un termine è correttamente formato, se viene diffuso, a lungo andare, anche se non piaceva sulle prime, alla fine diventa indifferente. Per i termini inglesi, invece, la questione non si pone, piacciono per forza, anche se se ne ignora sia la pronuncia, sia l’ortografia. Mondo gobbo davvero! :(
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Re: File e archivio

Intervento di Federico »

Mi ero perso il messaggio di CarloB!
CarloB ha scritto:Intendevo dire, e qui rispondo a Federico, che la traduzione italiana piu' corretta di file, quando si stia a documenti cartacei, non e' certamente archivio.
Ma infatti noi parliamo di file in senso informatico: solo questo ci interesssa, perché solo in questo senso è usato in italiano (e ci mancherebbe!).
CarloB ha scritto:E penso, ma posso ovviamente sbagliarmi, che anche nell'informatica proporre «archivio» come traducente di «file» sia poco utile sempre e comunque, perche' introduce confusione.
Fino a un certo punto è vero: tutte queste proposte vanno applicate con misura e buon senso. Ma vede, file, come tanti altri forestierismi, tende a diventare peggio della gramigna, a occupare ogni spazio a danno delle altre parole: non mi sembra che riducendo l'uso di file in favore di termini piú specifici come immagine, eseguibile, documento, salvataggio, possa fare confusione, anzi. Ecco, il nostro obiettivo principale è creare una certa sensibilità per operazioni di questo genere e aiutare chi questa sensibilità l'ha già.
Poi, per chi voglia fare a meno di file anche nei casi residuali, noi proponiamo archivio: ma è una parte marginale del problema. Come si dice: se indico la luna, non guardare il dito.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Il piacere e il non piacere, secondo me, sono questioni di tempo. Dal momento che un termine è correttamente formato, se viene diffuso, a lungo andare, anche se non piaceva sulle prime, alla fine diventa indifferente. Per i termini inglesi, invece, la questione non si pone, piacciono per forza, anche se se ne ignora sia la pronuncia, sia l’ortografia. Mondo gobbo davvero! :(
Scriveva Bruno Migliorini: "Ma perché non s'è italianizzato iceberg in *isbergo? L'analogia lo avrebbe facilmente sostenuto (cfr. Islanda e Spilimbergo)..."

offrendo anche la soluzione del mistero:

"...solo che un esploratore o un giornalista l'avesse lanciato."
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Appunto, Roberto, nessun giornalista (o traduttore) ha mai diffuso questo o quello... Back to square one.

Ma, detto fra noi, gli scritti del Migliorini sono ancora validi? Non andrebbero riconsiderati nella loro cornice storica? ;)

Già, è vero, vero e valido è solo ciò che è contemporaneo.
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Intervento di Federico »

Freelancer ha scritto:offrendo anche la soluzione del mistero:

"...solo che un esploratore o un giornalista l'avesse lanciato."
Ma infatti... il problema è principalmente di diffusione e informazione. Non pretendiamo certo che la nostra lista possa risolvere tutto, ma chissà, magari ai tempi, quando la parola iceberg suonava nuova, un giornalista, se si fosse imbattuto in isbergo, l'avrebbe adottato, l'avrebbe lanciato e nessuno l'avrebbe fermato piú. Ecco, la nostra lista (affiancata da una capillare opera di sensibilizzazione) vuole aumentare queste probabilità, oltre che aiutare i già convinti.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Appunto, Roberto, nessun giornalista (o traduttore) ha mai diffuso questo o quello...
Invece il dizionario etimologico dice che bistecca è stato introdotto nelle traduzioni dei romanzi di Walter Scott. E tanta terminologia informatica è stata tradotta (e viene ancora tradotta) dalla Microsoft. Lei la vede sulla barra dei menu del suo programma di videoscrittura, se usa Word in italiano. Sa che i traduttori nelle varie lingue, quando traducono documentazione in ambiente Windows, usano glossari? Che tanti termini rimangano in inglese dipende dal fatto che l'ondata è enorme, superiore anche - sia fisicamente sia culturamente - alle forze della Microsoft.
Marco1971 ha scritto:... Back to square one.
Vede che anche lei, sia pure per ironia magari, non può fare a meno di usare espressioni inglesi? Perché non ha scritto e rieccoci al punto di partenza? Sentiva l'inglese come più espressiva?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Invece il dizionario etimologico dice che bistecca è stato introdotto nelle traduzioni dei romanzi di Walter Scott.
Ecco, bravo. E quante persone, o chi precisamente, ha[nno] tradotto Walter Scott in italiano?
Freelancer ha scritto:E tanta terminologia informatica è stata tradotta (e viene ancora tradotta) dalla Microsoft. Lei la vede sulla barra dei menu del suo programma di videoscrittura, se usa Word in italiano. Sa che i traduttori nelle varie lingue, quando traducono documentazione in ambiente Windows, usano glossari? Che tanti termini rimangano in inglese dipende dal fatto che l'ondata è enorme, superiore anche - sia fisicamente sia culturamente - alle forze della Microsoft.
Glossari prodotti, come si vede, dai luminari della scienza! Non ci sono scuse, suvvia, è solo stolta sudditanza e basta: tutto si può tradurre, volendo; e volendo si potrebbe scrivere, nel menú, anche archivio, anche topolino, anche monitore, anche tutto il resto. E dal momento che è lí sullo schermo a guardarti negli occhi, diventa norma. Ah, ma ormai, bisognava pensarci prima... eheheh, nossignori, si può fare anche ora, subito subitissimo, basta che non sia a ostacolarci l’impero maicrosoftiano.
Freelancer ha scritto:Vede che anche lei, sia pure per ironia magari, non può fare a meno di usare espressioni inglesi? Perché non ha scritto e rieccoci al punto di partenza? Sentiva l'inglese come più espressiva?
Perché conosco bene la lingua inglese, e l’adoro, e l’insegno, e la parlo tutt’i giorni nella vita quotidiana, ecc. Non era piú espressivo (ché non ha nulla di piú espressivo, l’inglese), era solo una battuta magari sciocca, ma comunque in corsivo, cioè fuori dal mio discorso.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:
Freelancer ha scritto:Vede che anche lei, sia pure per ironia magari, non può fare a meno di usare espressioni inglesi? Perché non ha scritto e rieccoci al punto di partenza? Sentiva l'inglese come più espressiva?
Perché conosco bene la lingua inglese, e l’adoro, e l’insegno, e la parlo tutt’i giorni nella vita quotidiana, ecc. Non era piú espressivo (ché non ha nulla di piú espressivo, l’inglese), era solo una battuta magari sciocca, ma comunque in corsivo, cioè fuori dal mio discorso.
Non ne sono sicuro. L'influsso dell'inglese segue molte strade e non tutte passano per i forestierismi crudi. Quando, ad esempio, in coda a messaggi si leggono espressioni come "i miei due cent" o "AMMA", che cos'è questo appiattirsi su cliscè inglesi - sia pur mediati dal calco - se non un sintomo del morbus anglicus?
Nessuno può scagliare la prima pietra.
Chiuso

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