«Fare la merenda»?

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patrizio
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«Fare la merenda»?

Intervento di patrizio »

Buongiorno, Mi sono imbattuto nella seguente frase: "I ragazzi finiscono presto i compiti per fare la merenda" L'espressione sottolineata non riceve occorrenze sui motori di ricerca e anche il Vocabolario Treccani riporta la medesima espressione senza articolo (fare merenda). Tutto ciò basta per considerarla una struttura non cristallizzata della lingua e quindi errata? Grazie.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Salve Patrizio! Ho trovato in internet: fare merenda = merendare; fare una merenda = preparare una merenda. Cordiali saluti!
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Millermann
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Re: «Fare la merenda»?

Intervento di Millermann »

patrizio ha scritto:L'espressione sottolineata non riceve occorrenze sui motori di ricerca e anche il Vocabolario Treccani riporta la medesima espressione senza articolo (fare merenda).
In che senso, mi scusi? :?
«Fare la merenda» presenta ben 67.200 occorrenze su Google, rivaleggiando quasi alla pari con «fare merenda».
Quest'ultima è, sí, un'espressione cristallizzata, come «fare colazione», in cui fare è usato col significato di consumare.
In teoria con l'articolo, invece, entrambe le espressioni dovrebbero essere interpretate diversamente, ad esempio come preparare la merenda o la colazione. Ciò non toglie che, a mio parere, essendo fare un verbo...tuttofare, :wink: possano anche essere interpretate in modo simile o identico all'altro, a seconda del contesto.
Lo stesso Treccani definisce la merenda come «Breve e leggero pasto che si fa tra il pranzo e la cena». Dunque, si può dire che un pasto «si fa» anche nel senso che «si consuma». :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

In fare merenda, merenda è un oggetto incorporato, ossia è un complemento diretto che non individu[a] un referente su cui si dirige l’azione del verbo, bensì modific[a] il predicato, come se l’oggetto fosse incorporato nel verbo» (Elisa De Roberto, «Oggetti» in Enciclopedia dell’Italiano, 2011). Fare merenda corrisponde dunque in tutto e per tutto all’antico merendare, perché l’oggetto merenda non ha autonomia semantica ma forma con il verbo supporto fare un insieme coeso sotto il duplice aspetto sintattico e semantico, e in quanto tale ha un alto grado di idiomaticità.

In fare la merenda, invece, fare e merenda hanno un significato pieno e autonomo: fare vuol dire ‹preparare› e la merenda individua un designato preciso. Direi dunque che fare la merenda nell’accezione di ‹consumare, mangiare la merenda› è improprio, e non fa parte della lingua normale. Lo stesso ragionamento si può fare per fare colazione ~ fare la colazione.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Direi dunque che fare la merenda nell’accezione di ‹consumare, mangiare la merenda› è improprio, e non fa parte della lingua normale.
Naturalmente, però, se ci sono ulteriori specificazioni, immagino che faccia parte della lingua normale dire, ad esempio:
«Fare la solita merenda»
«Fare la prima colazione»
«Fare la merenda delle cinque»
«Fare la colazione domenicale»
E, in queste frasi, fare ha quasi sempre il significato di consumare.
Non si potrebbe estendere questo significato anche al semplice «Fare la merenda/colazione»?
Se è vero che fare merenda è un verbo con oggetto incorporato (che equivale a merendare), ciò non toglie che, in alcuni contesti, l'oggetto possa essere esplicitato, usando lo stesso verbo che lo incorporava:
«di solito faccio colazione, ma stamattina non ho fatto la colazione (quella di oggi, e non un'altra) perché ero in ritardo».
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Uhm, la sua osservazione è interessante, ma non so se mi trova pienamente d’accordo.

Il fatto è che, in fare colazione, fare è soltanto un verbo supporto, senz’altre possibili interpretazioni. Invece, in fare una buona colazione, fare la solita merenda, fare la merenda delle cinque, ecc., l’introduzione di ulteriori specificazioni fa sí che esso possa avere anche il suo pieno significato verbale (‹preparare, cucinare› e sim.).

Non mi è chiaro però il suo esempio: «Di solito faccio colazione, ma stamattina non ho fatto la colazione perché ero in ritardo» mi sembra una frase che nessuno pronuncerebbe spontaneamente, al contrario di «Di solito faccio colazione ma stamattina no perché ero in ritardo».

Di là da ciò, fermo restando che l’aggiunta di qualunque modificatore dell’oggetto permette d’interpretare fare anche nel suo significato autonomo, dubito che l’inserimento di un articolo determinativo basti a indicare una singola colazione, circoscritta nel tempo.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Riapro la discussione perché vorrei portare un nuovo esempio, che, a mio avviso, illustra in maniera chiara e senza ambiguità la differenza tra i due costrutti, con e senza oggetto incorporato. Fare benzina indica soltanto l’azione del riempire di benzina il serbatoio dell’automobile; fare la benzina invece vuol dire solo, in un modo d’esprimersi poco preciso, «produrre la benzina».

Inoltre il significato della locuzione con oggetto incorporato non può essere ricuperato introducendo modificatori di vario tipo: *fare una buona benzina o ?fare poca benzina non sono accettabili, o per lo meno non lo sono pienamente. (Di quest’ultimo esempio si trovano attestazioni in Rete, d’accordo, ma sono poche, e non riescono a cancellare la mia personale impressione che si tratti di un uso marginale: per esprimere lo stesso concetto, io direi mettere poca benzina, sottintendendo nel serbatoio.)

Chiarisce ancor meglio la differenza questo confronto: si paragoni la domanda «Come si fa benzina?» (cioè “Come si rifornisce l’auto di benzina?”) a «Come si fa la benzina?» (vale a dire “Come si produce la benzina?”).
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Lei ha certamente ragione.
Pensi, però, che in rete ci sono 40200 esempi di «faccio la benzina» a fronte di 7150 con «faccio benzina» :roll:! Ora, le spiegazioni possono essere due: o, vista la crisi, molti italiani hanno iniziato a produrre la benzina da sé (non mi stupirebbe :mrgreen:) o, come credo piú probabile, non hanno afferrato la differenza tra i costrutti con e senza oggetto incorporato. :wink:
E, a parte lo scherzo, mi pare che anche tra i 62700 esempi di «fanno la benzina» solo pochissimi si riferiscano a raffinerie. Ah, quelli che «fanno benzina» sono 5240! :)
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Millermann ha scritto:Pensi, però, che in rete ci sono 40200 esempi di «faccio la benzina» a fronte di 7150 con «faccio benzina»
Ma davvero pensa che i risutati di una ricerca in rete siano una fonte statistica attendibile?
A parte gli strafalcioni che girano in rete, un qualsiasi testo può venir ripreso da tantissimi siti, e citato in decine e decine di discussioni come questa; di conseguenza, mille e più occorrenze di un termine, o di una frase, potrebbero ricondursi a una sola fonte originale.
Per me ha ragione Ferdinand Bardamu.

PS: ho provato anch'io a cercare "faccio la benzina", 40200 risultati, di cui 132 sono per la stessa battuta: «Se faccio la benzina da solo e poi mi fotografo faccio un selfie service?», altri risultati riportano:«non ce la faccio, la benzina è troppo cara»"
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Posso aggiungere poco a quanto ha già detto efficacemente Marco Curreli. La verifica di Google è tutt’altro che probante. Già è spesso poco attendibile la ricerca su Google Libri, figuriamoci quella in un corpus a dir poco eterogeneo come quello della Rete nella sua interezza.

Vi si possono infatti trovare veri e propri errori, da far precedere dall’asterisco, provocati da una non perfetta padronanza della lingua o dall’uso di traduttori automatici. Ma poi c’è una zona grigia, la marginalità, che sta a metà strada tra gli errori summentovati e la piena accettabilità grammaticale.

Cercando su Google un certo costrutto dovremmo essere consapevoli di «pescare a strascico»: si coglie di tutto, da frammenti corretti ma che non c’entrano nulla con la nostra ricerca, a costrutti sottostandari pubblicati in siti di dubbia attendibilità.

Insomma, l’erroneità di una forma o costrutto non implica necessariamente (anzi!) la sua non esistenza nella lingua comune. A tutti capita di fare errori di grammatica, soprattutto nel parlato, e la Rete, riproducendo nello scritto il registro colloquiale nella libertà (o nell’arbitrio) delle piattaforme sociali, li raccoglie e li archivia tutti.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

A questo punto mi tocca difendermi: non mi aspettavo davvero simili reazioni... :oops:
Possibile che le mie osservazioni ironiche e le mie spigolature debbano essere sempre fraintese? Mi càpita anche nella realtà: evidentemente non riesco a renderle abbastanza evidenti!
E sí che avevo esordito con un «Lei ha certamente ragione» inequivocabile, per sfatare ogni dubbio, e continuato infarcendo le mie affermazioni con "faccine" dalle espressioni comicamente esplicite!
Sono il primo a considerare errata una frase come «faccio la benzina», e mi ha fatto strabuzzare gli occhi (:roll:) vederla cosí diffusa.
So bene anch'io che esistono altri motori di ricerca e che i loro risultati sono da prendere con le pinze.
Il mio intervento voleva essere costruttivo, indagando sulla reale percezione dei costrutti da parte della gente. Pensate che mi erano venute in mente anche altre due espressioni tipiche: fare faville~le faville e fare domanda~una domanda, che al plurale, fare domande, assume il secondo significato.
Ecco, a me piace scoprire come nascono e sono percepiti questi modi di dire, e i mezzi moderni, finalmente, ci consentono di (provare a) farlo. :)

Per Marco Curreli: avevo notato anch'io la preponderanza delle battute sui selfie, e infatti dapprima le avevo escluse dal conteggio inserendo "-selfie" nella stringa di ricerca; poi, però, le ho riammesse, perché ho pensato che, in fondo, rispecchiassero anch'esse l'uso comune.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Caro Millermann, lei non si deve affatto difendere: non è stato attaccato! :) Qui si discute sulla lingua, e gli attacchi ad personam non dovrebbero trovare accoglienza. Se le ho dato quest’impressione, me ne scuso, ma non era il mio intento, ovviamente.

Il mio intervento era rivolto, come spesso mi capita di fare, piú a chi ci legge che a lei; voleva insomma ribadire, forse in modo superfluo, un metodo: non si può negare il valore didattico di Cruscate. A lei potrei dire — ma non lo prenda come un attacco — che la ricerca su Google può essere usata per aver conferma dell’esistenza di qualunque costrutto fuori della norma e che la «percezione della gente», ammesso che possa essere misurata con un’azione cosí elementare in un corpus tanto vasto e vario, nulla, o molto poco, ci dice sul funzionamento della lingua.

Tra la norma consolidata dalla tradizione letteraria e l’italiano stentato di stranieri e persone con scarsa istruzione c’è una miriade di sfumature; non sono però tanto sicuro che valga la pena dar conto di tutte queste minute differenze di accettabilità grammaticale, se non sono significative. Il filone è stato avviato da una domanda puntuale, che esigeva una risposta articolata ma certa e chiara, e temo che indagare varianti non normali possa ingenerare confusione in chi nutre dei dubbi già in partenza. Ma questa, ben inteso, è soltanto la mia modesta opinione di utente, e con essa non voglio in alcun modo ostacolare quella che è e deve rimanere una libera discussione.
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