Non è strana se si considera la distanza che si vuole mantenere con la definizione di una festività che non è tradizionale, almeno da noi in Polesine.Ferdinand Bardamu ha scritto:Davvero strana, comunque, codesta corrispondenza tra italiano e veneto nella sua varietà. Forse può aver agito l’influenza del latino ecclesiastico Sanctus Stephanus, ma non si capisce però perché la medesima influenza non si sia estesa oltre.
Nelle testimonianze orali, raccolte anche in tempi recenti, si fa riferimento a usi e costumi che caratterizzavano il tempo sacro in questo periodo come un'alternanza ravvicinata di vigilie e di feste, senza mai citare San(to) Stefano, in quanto giorno del dopo festa. Per tale motivo Natalino, da noi, può soltanto indicare i dolcetti o il dolce vero e proprio di Natale, una sorta di pan-dolce con uvetta, fichi, zucca, altri ingredienti che si preparava un tempo da Nadàe.
Poi, è vero, santi a noi più famigliari come San Simon o il suo San Speranzio, vengono designati con San e non Santo, mentre il Santo per antonomasia è ovunque, in Veneto, il Sant'Antonio di Padova.
