- [L]a Madonna della Guardia verso il piano, scomparsa allo sguardo, ricomparsa sulla cima d’un monte interposto, sempre più si schiaccia sul suo colle, scoprendolo fino alla base, sempre più s’abbassa affonda e s’allontana il paese contro l’azzurria della pianura, inconcepibilmente remoto nel sole che lo batte, in un’altra aria, presto scompariranno del tutto dietro petti di nuove montagne…
«Azzurria»
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«Azzurria»
Rieccomi ancora blandito dalla brezza purissima del lessico di Landolfi. A pagina 81 dell’edizione Adelphi del 1995 della Pietra Lunare, trovo azzurria (‹diffuso chiarore azzurro›), in questo passo:
Azzurria è sicuramente parola rara ed efficace, ma azzurrità lo è altrettanto, sebbene più comune. 
Piuttosto ci dica, caro Ferdinand, lei che lo sta leggendo: vi è la presenza del mare nel romanzo di Landolfi, oltre la pianura e la montagna? e il momento esatto della descrizione di quella azzurria, si sa? Se il sole è già alto non dovrebbe essere l'alba e nemmeno il tramonto.

Piuttosto ci dica, caro Ferdinand, lei che lo sta leggendo: vi è la presenza del mare nel romanzo di Landolfi, oltre la pianura e la montagna? e il momento esatto della descrizione di quella azzurria, si sa? Se il sole è già alto non dovrebbe essere l'alba e nemmeno il tramonto.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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La ringrazio. Azzurría mi ricorda chiaría, di cui esiste il sinonimo chiarità. Azzurrità pare essere sí piú comune (è messo a lemma in diversi vocabolari; ha piú attestazioni letterarie), ma bisogna ricordare che siamo sempre nell’àmbito della lingua letteraria.
In quanto al contesto della citazione, si tratta della prima parte del capitolo VI: Landolfi v’indugia in una minuta descrizione, a dir vero senza tempo, del paesaggio in cui è ambientato il racconto. È tuttavia intuibile che il bagliore azzurrino della pianura si può scorgere solo quando il sole splende. Non vi si parla di mare, ma viene dipinta nei particolari una veduta in prevalenza montana.
In quanto al contesto della citazione, si tratta della prima parte del capitolo VI: Landolfi v’indugia in una minuta descrizione, a dir vero senza tempo, del paesaggio in cui è ambientato il racconto. È tuttavia intuibile che il bagliore azzurrino della pianura si può scorgere solo quando il sole splende. Non vi si parla di mare, ma viene dipinta nei particolari una veduta in prevalenza montana.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data lun, 21 dic 2015 22:39, modificato 1 volta in totale.
Non ho nulla da aggiungere, ma volevo anch'io condividere il sentimento espresso di bellezza della parola: azzurria, splendido, anche se non registrato (neanche nel Battaglia).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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La poesia che promana da questa discussione mi ha affascinato: non posso fare a meno d'intervenire! Azzurrità mi trasmette delle sensazioni molto diverse rispetto ad azzurria. Parole entrambe molto belle, ma quella di azzurrità è una sensazione intensa, di un colore solido e vivido, essenziale: l'azzurrità abbagliante d'un cielo terso, del mare quando è calmo. Lo stesso suffisso mi suona accettabile anche accostato ad altre tinte: la verdità dei prati, o della foresta, la rossità d'un tramonto infuocato, perfino la giallità del grano maturo illuminato dal sole.
L'azzurria, al contrario, è tenue, incerta, soffusa. È come se fosse costituita da una miriade di punti sfocati, nessuno dei quali è veramente azzurro, ma lo sembrano visti nel loro insieme. Non parlerei mai di azzurrità d'una pianura, almeno non sulla terra
, mentre la sua azzurria mi sembra estremamente evocativa!
Come alternativa proporrei un'altra parola, anch'essa non attestata, altrettanto poetica: azzurrore. Questo lo percepisco più luminoso e brillante dell'azzurria, ma riuscirei ugualmente ad accostarlo alla pianura o ai monti lontani.
Sono soltanto sensazioni?
L'azzurria, al contrario, è tenue, incerta, soffusa. È come se fosse costituita da una miriade di punti sfocati, nessuno dei quali è veramente azzurro, ma lo sembrano visti nel loro insieme. Non parlerei mai di azzurrità d'una pianura, almeno non sulla terra

Come alternativa proporrei un'altra parola, anch'essa non attestata, altrettanto poetica: azzurrore. Questo lo percepisco più luminoso e brillante dell'azzurria, ma riuscirei ugualmente ad accostarlo alla pianura o ai monti lontani.
Sono soltanto sensazioni?

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No!Millermann ha scritto:Come alternativa proporrei un'altra parola, anch'essa non attestata, altrettanto poetica: azzurrore.

Se mi dice azzurrore, vedo solo la tinta degli occhi pittati di una vecchia baldracca.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Az-zur-ria è la corretta divisione in sillabe. Dunque, sí, è ultimale.Ferdinand Bardamu ha scritto:Sapevo che mi sarei messo nei guai parlando di suoni. Ovviamente la mia pronuncia è uguale alla sua; ho inteso male la divisione in sillabe, con tutta evidenza

Foneticamente sì, ma normativamente si divide in az-zur-ri-a.Ivan92 ha scritto:Az-zur-ria è la corretta divisione in sillabe. Dunque, sí, è ultimale.

Nel parlato solitamente è trisillabo, in poesia può essere trisillabo o quadrisillabo.
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Mi correggo: poco più sotto si parla di una «foschia di mare» all’orizzonte, ma il riferimento si conclude lí.Ferdinand Bardamu ha scritto:Non vi si parla di mare…
Il punto di vista normativo può andare anche a farsi benedire.Carnby ha scritto:Foneticamente sì, ma normativamente si divide in az-zur-ri-a.

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