Scola, da Bertolucci a Renzi
l'addio finale al grande regista
Così titolava un importante quotidiano. Quel "finale" mi lascia perplesso. L'addio è addio. Punto.
C'è anche un addio "iniziale"?
Il vostro parere? Grazie.
L’«addio finale»
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
L’«addio finale»
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Credo si possa dire addio ad un calciatore che va a giocare in Cina, ad un docente che va ad insegnare in Australia, ad un regista che si trasferisce ad Hollywood. L'addio "finale" è proprio quello definitivo, anche se pure a me, in questo caso, appare superfluo (forse il titolista voleva evitare l'abusato "estremo").
Condivido la perplessità, ma codesto finale potrebbe avere un senso. Magari s'intende l'ultimo saluto, quello che precede la sepoltura o quant'altro abbia che fare con il rito funebre. Le condoglianze o gli addii fatti in rete o in televisione sono antecedenti l'ultimo grande saluto. Certo, non si può parlare di addio iniziale, ma neanche negare una successione temporale dei fatti. In questo senso, cogli addii del 22 gennaio termina il rosario d'addii iniziato tre giorni prima.
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