«Ragazzo», «fidanzato» e «compagno»

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domna charola
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«Ragazzo», «fidanzato» e «compagno»

Intervento di domna charola »

Infarinato [url=viewtopic.php?p=43361#p43361]qui[/url] ha scritto:Poi sa: il mio [non piú giovane] orecchio toscano, da adolescente, non tollerava nemmeno espressioni come «la mia ragazza», non essendo [in «italiano classico»] ragazzo/-a propriamente un singenionimo (diversamente da fidanzato/-a, marito/moglie, etc.) e dandomi quindi l’impressione d’un reale possesso (o al massimo di rapporto gerarchico padre-figlio, datore di lavoro - impiegato, come nel Màndami il tuo ragazzo citato dal Petrocchi) anziché di parentela/affinità. :roll:
Ferdinand Bardamu [url=viewtopic.php?p=43364#p43364]qui[/url] ha scritto:Quanto a ragazzo / ragazza per fidanzato / fidanzata, l’ho sempre trovata una parola un tantino affettata, come di chi volesse mostrare di parlar bene. Oggi va di moda compagno (e chiamiamoci fortunati che ancora non si dica partner), in ispecie tra quelle persone che avrebbero quasi un’età da nozze d’argento, e che quindi si vergognano a dire d’avere ancora un / una fidanzato / fidanzata; ma per me, giovane o vecchio che sia, chi sta insieme a un’altra persona e non è suo marito o sua moglie, ha soltanto ed è a sua volta, manzonianamente, un moroso o una morosa.
Nella pratica i termini usati sono diversi perché si sente la necessità di differenziare, nella comunicazione, gradi diversi di ufficialità di un rapporto.
Io ad esempio attualmente tendo a dire "il mio ragazzo", perché ha un'età che ancora regge questa definizione, mentre non potrei assolutamente definirlo "il mio fidanzato" in quanto non siamo assolutamente tali, non c'è stata alcuna promessa né impegno in quel senso.
Uso qualche volta pure "compagno" (a parte le poco gradite connotazioni sovietiche del termine) anche se impropriamente, dato che ci frequentiamo solo nei fine settimana e di fatto non condividiamo l'esistenza.
Lo stesso "stare insieme" ha ancora oggi diversi gradi, che nella comunicazione si cura di distinguere e segnalare.
Sono infatti elementi percepiti come importanti, e confondere un termine con l'altro può provocare reazioni offese o addirittura crisi...
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Stare insieme, per la precisione, vuol dire convivere? Oppure volersi bene, ma ognuno da casa sua?
Lo chiedo perché ho sentito la stessa locuzione in entrambi i casi.
Sento chiamare 'ragazzi' degli uomini di trenta o più anni che naturalmente ragazzi non son più da svariati lustri, sono uomini fatti.
Si dice 'ragazzi' anche quando si gioca a carte e siamo tutti anziani, ma c'è una vena ironica sottintesa, mentre quando sento un quarantacinquenne che dice 'la mia ragazza' non percepisco ironie e avrei voglia di conoscere l'età di questa ragazza, che non m'aspetto che abbia diciott'anni.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Scilens ha scritto:Sento chiamare 'ragazzi' degli uomini di trenta o più anni che naturalmente ragazzi non son più da svariati lustri, sono uomini fatti.
Questo perché, almeno in Toscana, ragazzo (e anche giovanotto, oggi un po' fuori moda) ha (anche) il significato di «persona non sposata» che, ovviamente, può avere quindici, venti o cinquant'anni. Si pensi poi al «cognome da ragazza» (oppure, più popolaramente, «da ragazza faceva Rossi, da sposata Bianchi»).
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Zabob
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Re: «Ragazzo», «fidanzato» e «compagno»

Intervento di Zabob »

Infarinato [url=viewtopic.php?p=43361#p43361]qui[/url] ha scritto:Poi sa: il mio [non piú giovane] orecchio toscano, da adolescente, non tollerava nemmeno espressioni come «la mia ragazza», non essendo [in «italiano classico»] ragazzo/-a propriamente un singenionimo (diversamente da fidanzato/-a, marito/moglie, etc.) e dandomi quindi l’impressione d’un reale possesso (...) anziché di parentela/affinità. :roll:
Idem quando ho sentito per la prima volta le espressioni «il mio uomo»/«la mia donna»... mi sembravano –e mi sembrano tuttora– frasi atte a "marcare il territorio".
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Carnby
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Re: «Ragazzo», «fidanzato» e «compagno»

Intervento di Carnby »

Zabob ha scritto:«il mio uomo»/«la mia donna»... mi sembravano –e mi sembrano tuttora– frasi atte a "marcare il territorio".
In Toscana queste suonerebbero normalissime.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Concordo con quanto riportato da Carnby per la Toscana. Secondo me "ragazzo" risente del concetto di iuvenis, che nel nostro Medioevo si riferiva all'uomo non ancora "compiuto", ovvero arrivato a formare regolare famiglia. Chi non è sposato, resta iuvenis anche a 50 anni (Guglielmo il Maresciallo, di cui Duby illustra la biografia, ne è un buon esempio). E per molti aspetti, il Medioevo è ancora uno dei momenti fondanti della nostra attuale mentalità.
Analogamente, signorina, che nonostante per legge sia stato abolito, continua a imperversare, indicando sia la ragazza divenuta adulta, sia la zitellona settantenne.

"Stare insieme" indica in genere la semplice relazione, il fatto che fra due persone esiste un qualche accordo di "mutua esclusività". In questo senso si inquadra anche il possessivo, che anche a me dà un po' fastidio, ma che in effetti indica proprio una momentanea "indisponibilità sul mercato matrimoniale°" della persona considerata.
Poi, nel dettaglio, si può "stare insieme" vedendosi saltuariamente, oppure convivendo.

"Volersi bene" a sua volta non è assolutamente sinonimo di "stare insieme": posso stare assieme a uno/a, e contemporaneamente voler bene anche a un altro / un'altra (su questo punto, i maschietti la sanno lunga... :twisted: )


° termine mutuato dagli storici medievisti
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

domna charola ha scritto: Secondo me "ragazzo" risente del concetto di iuvenis, che nel nostro Medioevo si riferiva all'uomo non ancora "compiuto", ovvero arrivato a formare regolare famiglia. Chi non è sposato, resta iuvenis anche a 50 anni
Infatti nei dialetti liguri occ. si usa giuvenu/a nel senso di celibe/nubile.
Largu de farina e strentu de brenu.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Dalle mie parti, il termine compagno viene affibbiato soltanto quando si decida d'intraprendere una relazione con una donna separata o divorziata. Dicasi la stessa cosa per compagna. Fidanzato viene invece percepito come troppo infantile, proprio d'un linguaggio adolescenziale. Ragazzo viene usato più spesso. Gli anziani preferiscono amico/a.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Dalle mie parti si dice ragazzo/ragazza finché ci si sente ancora giovani, e compagno/compagna quando si inizia a sentirsi "maturi". Fra l'altro, ho sentito usare il termine compagno/compagna anche da parte di persone sposate.
olaszinho
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Intervento di olaszinho »

Buongiorno.
L'uso del termine "moroso/a col significato di fidanzato/a o ragazzo/a mi sembra essere tipicamente settentrionale, mi sbaglio? Gradirei sapere se si usa anche in Toscana o a Roma. Come lo considerate da un punto di vista linguistico?
Grazie a tutti coloro che vorranno gentilmente rispondere a questi miei quesiti.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sull’uso al di sotto del Po, non le saprei dire con precisione: se è vivo, probabilmente si tratta di un prestito dai dialetti del Settentrione. Il Tommaseo-Bellini lo registra specificando che «[v]ive nel dialetto Veneto». Il De Mauro in linea lo marca come «regionale settentrionale».

Dal punto di vista linguistico, possiamo dire che è una parola di registro famigliare, che si tratta di una forma aferetica da amoroso e della sostantivazione di un aggettivo.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

olaszinho ha scritto:L'uso del termine "moroso/a col significato di fidanzato/a o ragazzo/a mi sembra essere tipicamente settentrionale, mi sbaglio?
Qui è conosciuto (insomma si capisce cosa voglia dire), ma non si usa.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Sull’uso al di sotto del Po
In una vacanza a Rimini di molto tempo fa conobbi una ragazza di Pavullo nel Frignano che, parlando della sua amica, diceva «ha il moroso».
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Ortelius
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Intervento di Ortelius »

In Valtiberina toscana si comprende e si usa ogni tanto, in modo quasi sempre scherzoso; qua c'è il dominio assoluto di espressioni come il mi' citto e la mi' citta, che la fanno da padrone come in tutto l'Aretino. :lol:
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Sull’uso al di sotto del Po, non le saprei dire con precisione: se è vivo, probabilmente si tratta di un prestito dai dialetti del Settentrione.
Il Po non è un buona isoglossa per questa parola. In Romagna, quindi sotto al Po, è diffusissimo. È il termine più normale tra tutti quelli indicati.

Qui da me non arriva: al mio orecchio suona marcato regionalmente, così come "citta" o "ganza" guardando nell'altra direzione.
Ivan92
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Località: Castelfidardo (AN)

Intervento di Ivan92 »

valerio_vanni ha scritto: Qui da me non arriva: al mio orecchio suona marcato regionalmente, così come "citta" o "ganza" guardando nell'altra direzione.
Quale termine si usa dalle sue parti?
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