«Ragazzo», «fidanzato» e «compagno»
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«Ragazzo/a» e «Fidanzato/a». Il primo termine più popolare, il secondo più formale.
Negli ultimi decenni si sono aggiunti anche «Uomo/Donna» e «Compagno/a», probabilmente per descrivere le relazioni (alternative al matrimonio) tra gente più grande.
I primi due termini tendono a suggerire persone giovani.
Negli ultimi decenni si sono aggiunti anche «Uomo/Donna» e «Compagno/a», probabilmente per descrivere le relazioni (alternative al matrimonio) tra gente più grande.
I primi due termini tendono a suggerire persone giovani.
Ultima modifica di valerio_vanni in data sab, 27 feb 2016 3:21, modificato 1 volta in totale.
Qui vale la stessa distinzione.valerio_vanni ha scritto:«Ragazzo/a» e «Fidanzato/a». Il primo termine più popolare, il secondo più formale.
- Ferdinand Bardamu
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Ha ragione. Con «sotto il Po» intendevo «fuori del Veneto»: tuttavia, il De Mauro è chiaro nell’indicare l’uso settentrionale della parola, e il Settentrione comprende l’Emilia-Romagna.valerio_vanni ha scritto:Il Po non è un buona isoglossa per questa parola. In Romagna, quindi sotto al Po, è diffusissimo. È il termine più normale tra tutti quelli indicati.
Ricordo ora che il vocabolo compare anche nei Promessi sposi: «[E]gli pensa alla morosa; ma io penso alla pelle».
- Millermann
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E anche qui, direi.Ivan92 ha scritto:Qui vale la stessa distinzione.valerio_vanni ha scritto:«Ragazzo/a» e «Fidanzato/a». Il primo termine più popolare, il secondo più formale.
I rispettivi termini dialettali tradizionali sarebbero «guagliuni/a» e «zitu/a» (cfr. «citto/a» del toscano).
Mentre, però, il primo è ancora usato normalmente anche dai giovani, il secondo è spesso, anche in dialetto, sostituito da fidanzato.
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
- Millermann
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Confermo. Anzi, le dirò di piú: oltre che per i fidanzati, «zitu/a» e «ziti» si usa(va) per indicare gli sposi, anche novelli.
A proposito: per avere un'idea piuttosto precisa delle distribuzioni regionali, può essere interessante dare un'occhiata alle tavole 63 e 64 dell'AIS.
A proposito: per avere un'idea piuttosto precisa delle distribuzioni regionali, può essere interessante dare un'occhiata alle tavole 63 e 64 dell'AIS.

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- Ferdinand Bardamu
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In napoletano c'è la perifrasi, con esclusione di ogni altro termine, fà l'ammore co ...
Vale sia per relazioni temporanee e molto giovanili che per relazioni prematrimoniali e formalizzate.
Similmente i fidanzati sono 'o nnammorato e 'a nnammorata.
Nessun termine speciale per i conviventi more uxorio.
Vale sia per relazioni temporanee e molto giovanili che per relazioni prematrimoniali e formalizzate.
Similmente i fidanzati sono 'o nnammorato e 'a nnammorata.
Nessun termine speciale per i conviventi more uxorio.
Convivere si dice conpagnar(se) : di due individui che mettono su casa senza sposarsi e perciò convivono come marito e moglie si dice che i se conpagna, inteso come un "mettersi in coppia" e allora potrebbe essere anche un cubiar(se), ma quest'ultimo con una sfumatura di ironia, se non disprezzo.
Andare moroxe da noi è percepito come un smoroxare, un amoreggiare senza impegno, quella fase iniziale, quando due si frequentano - i smoroxa - ma non sono ancora fidanzati, né ufficiosi né ufficiali.
Uno smoroxésso indica una relazione superficiale, tipica dello smoroxon, di colui che el va moroxe.
Andare moroxe da noi è percepito come un smoroxare, un amoreggiare senza impegno, quella fase iniziale, quando due si frequentano - i smoroxa - ma non sono ancora fidanzati, né ufficiosi né ufficiali.
Uno smoroxésso indica una relazione superficiale, tipica dello smoroxon, di colui che el va moroxe.
Ultima modifica di Sixie in data lun, 29 feb 2016 10:13, modificato 1 volta in totale.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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- Ferdinand Bardamu
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È sicura che si dica cosí? Mi spiego: la convivenza more uxorio è un fenomeno sociale tutto sommato abbastanza recente, per lo meno come fenomeno largamente accettato e riconosciuto. Mi pare strano che ci sia una parola in dialetto: personalmente non saprei come nominare la convivenza se non facendo ricorso a un italianismo.Sixie ha scritto:Convivere si dice conpagnar(se): di due individui che mettono su casa senza sposarsi e perciò convivono come marito e moglie si dice che i se conpagna, inteso come un "mettersi in coppia" e allora potrebbe essere anche un cubiar(se), ma quest'ultimo con una sfumatura di ironia, se non disprezzo.
Può darsi che m’inganni io. Dalla mia nonna, ora che ci penso, ho sentito «El volea farme l’amore», col significato che dice lei, senza alcun sottinteso sessuale. Dai miei genitori, invece, ho sentito spesso frasi come «Cuando to opà el vegnea a moroxe da mi»: cosa che, in effetti, sarebbe meglio interpretabile come «Cominciava a frequentarmi».Sixie ha scritto:Andare moroxe da noi è percepito come un smoroxare, un amoreggiare senza impegno, quella fase iniziale, quando due si frequentano - i smoroxa - ma non sono ancora fidanzati, né ufficiosi né ufficiali.
Uno smoroxésso indica una relazione superficiale, tipica dello smoroxon, di colui che el va moroxe.
Conpagnarse, nel significato di "mettersi in coppia" si è sempre detto di persone che, per qualche motivo, non volevano o non potevano sposarsi.
Poteva essere il caso di un vedovo con figli che si conpagnava con una donna magari non più giovane o dai trascorsi sentimentali non proprio limpidi... era un sistemarsi, naturalmente, l'amore e l'innamoramento c'entravano poco o punto.
Poi, lei lo sa caro Ferdinand, che nemmeno l'avevamo una parola per amore, amare: paradossalmente amar(se) si dice di oggetti che convergono (o combaciano) perfettamente e che si adattano a vicenda. Si dice delle ante di un armadio che le se ama, pensi un po', e di due persone che le se vòe bèn.
Su l'andare moroxe, al plurale, non si preoccupi, che è giusto: si dice comunemente nel veronese e nella Bassa veronese con il significato che lei indica (e che anche Dino Coltro conferma). Siamo noi polesani che facciamo una distinzione fra l'andare moroxa e il 'nàre moroxe.
Poteva essere il caso di un vedovo con figli che si conpagnava con una donna magari non più giovane o dai trascorsi sentimentali non proprio limpidi... era un sistemarsi, naturalmente, l'amore e l'innamoramento c'entravano poco o punto.
Poi, lei lo sa caro Ferdinand, che nemmeno l'avevamo una parola per amore, amare: paradossalmente amar(se) si dice di oggetti che convergono (o combaciano) perfettamente e che si adattano a vicenda. Si dice delle ante di un armadio che le se ama, pensi un po', e di due persone che le se vòe bèn.

Su l'andare moroxe, al plurale, non si preoccupi, che è giusto: si dice comunemente nel veronese e nella Bassa veronese con il significato che lei indica (e che anche Dino Coltro conferma). Siamo noi polesani che facciamo una distinzione fra l'andare moroxa e il 'nàre moroxe.
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Grazie della precisazione. 

Verissimo. Ma questo vale in generale per la lingua popolare, non soltanto per la nostra: nel dizionario dei sinonimi del Tommaseo si legge che «[i]l popolo non ama quasi mai, se non Dio; ma vuol bene; e il non solum diligere verum etiam amare, l’esprime col voler bene e l’aver nel cuore».Sixie ha scritto:Poi, lei lo sa caro Ferdinand, che nemmeno l'avevamo una parola per amore, amare: paradossalmente amar(se) si dice di oggetti che convergono (o combaciano) perfettamente e che si adattano a vicenda. Si dice delle ante di un armadio che le se ama, pensi un po', e di due persone che le se vòe bèn.![]()
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