«Vicino/a»
Moderatore: Cruscanti
«Vicino/a»
"Non c'è un'altra casa più vicino/più vicina". Le due forme possono essere ammesse entrambe? Grazie.
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Mi scusi, Ivan92, ma non ho potuto fare a meno di intervenire. Ho notato che alcune delle Sue domande vertono sullo scambio dei verbi Essere/Stare, facendomi quasi pensare che Lei possa essere di nobili origini spagnole.Ivan92 ha scritto:Mi sono sempre chiesto: c'è una differenza di stile nel caso in cui si scelga l'una o l'altra forma? Di là dalla semplice opposizione avverbio/aggettivo, non cambia nulla in termini di registro se dico gli sto vicino o gli sto vicina?
P.S. A proposito: stare vicino o essere vicino a qualcuno?
Stare vicino a qualcuno, e essere vicino a qualcuno sono entrambe espressioni giuste.
Con la prima si vuole mettere in rilievo sia l'intenzionalità sia la continuità.
La seconda è adatta invece a descrivere un momento di una situazione.
1) Tizio sta tirando il calzino. E Tizia gli sta vicino.
2) Mi vedi? Sono vicino a quello con la sciarpa a zebra.
Quanto sopra sono le mie semplici spiegazioni. Frettolose, ruspanti, ma che dovrebbero andar bene. Per maggior accuratezza La prego però di aspettare gli esponenti maggiori di questo sito di Lingua Italiana. L'Emerito Ferdinand, l'Invittissimo Infarinato, e l'Illustrissimo Marco, nonché tutti gli altri onorevoli frequentatori che hanno già dimostrato d'aver acutezza e conoscenza dell'idioma italico.
Ultima modifica di sempervirens in data dom, 10 apr 2016 17:18, modificato 1 volta in totale.
Io nella mia lingua ci credo.
La ringrazio del contributo. 
Molto più semplicemente, da buon marchigiano, mi rendo conto di usare il verbo stare in maniera impropria. Certo, non ne abusiamo come ne abusano i meridionali, ma in alcuni casi si sostituisce completamente a essere. Sto ad Ancona significa sia che ci abito sia che mi ci trovo momentaneamente, di passaggio. Per questo sono spesso titubante nell'usare stare: ho sempre paura di sbagliare.
Comunque, la mia domanda verteva su una possibile differenza di registro nella scelta dell'una o dell'altra forma (avverbiale o aggettivale).

No, niente di tutto questo. O almeno, non ch'io sappia.sempervirens ha scritto:Mi scusi, Ivan92, ma non ho potuto fare a meno di intervenire. Ho notato che alcune delle Sue domande vertono sullo scambio dei verbi Essere/Stare, facendomi quasi pensare che Lei possa essere di nobili origini spagnole.

Comunque, la mia domanda verteva su una possibile differenza di registro nella scelta dell'una o dell'altra forma (avverbiale o aggettivale).
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- Millermann
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Non ho certo l'intenzione di negare che in molte parlate meridionali si adoperi «stare» in modo improprio, sostituendolo nell'uso a essere.Ivan92 ha scritto:Certo, non ne abusiamo come ne abusano i meridionali, ma in alcuni casi si sostituisce completamente a essere. Sto ad Ancona significa sia che ci abito sia che mi ci trovo momentaneamente, di passaggio. Per questo sono spesso titubante nell'usare stare: ho sempre paura di sbagliare.
Comunque, la mia domanda verteva su una possibile differenza di registro nella scelta dell'una o dell'altra forma (avverbiale o aggettivale).
Voglio però aggiungere, a beneficio di chi, forse, non ne è al corrente che non è dappertutto cosí.

Nel mio dialetto, ad esempio, l'uso di stare, ricalca quello italiano: se dico che «sto a Cosenza» significa che ci abito, altrimenti devo usare «sono». Cosí, se uno mi chiede «dove stai» capisco che vuol sapere dove alloggio. E «sto a casa» vuol dire che non esco.

Riguardo invece alla sua domanda, non credo che la differenza sia di registro: direi che l'aggettivo denota, appunto, un attributo, una caratteristica distintiva, mentre l'avverbio indica una situazione contingente.
Confronti, ad esempio «una casa vicina al fiume» e «una casa vicino al fiume»: nel primo caso la vicinanza al fiume caratterizza la casa, nel secondo è solo una relazione spaziale.
Comunque il significato, in fondo, è molto simile. Nel caso di soggetto maschile ("un albero vicino al fiume") non sarei neppure in grado di stabilire se sia un uso aggettivale o avverbiale!

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
La ringrazio dell'appunto, caro Millermann.Millermann ha scritto:Non ho certo l'intenzione di negare che in molte parlate meridionali si adoperi «stare» in modo improprio, sostituendolo nell'uso a essere.
Voglio però aggiungere, a beneficio di chi, forse, non ne è al corrente che non è dappertutto cosí.
Nel mio dialetto, ad esempio, l'uso di stare, ricalca quello italiano: se dico che «sto a Cosenza» significa che ci abito, altrimenti devo usare «sono». Cosí, se uno mi chiede «dove stai» capisco che vuol sapere dove alloggio. E «sto a casa» vuol dire che non esco.

Già, neanch'io saprei decidermi.Millermann ha scritto:Nel caso di soggetto maschile ("un albero vicino al fiume") non sarei neppure in grado di stabilire se sia un uso aggettivale o avverbiale!

- Millermann
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Non si preoccupi, caro Ivan: non intendevo farle alcun appunto, anzi! Se sono intervenuto è perché sapevo che lei (come me) ama conoscere queste "notiziole", e lo avrebbe apprezzato. 
Il mio dialetto è proprio sull'isoglossa di confine tra gli alto-meridionali e i meridionali estremi, e risente quindi di entrambi (ma non alla pari: diciamo un 80%-20%). Alle volte si trova a "mediare" tra caratteristiche opposte, e perciò può apparire piú "moderato" di altri vicini.
Ho già in mente, per non uscire dal tema, d'aprire un apposito filone nella sezione Dialetti in cui, se le va, potremo discuterne a nostro agio insieme agli altri.

Il mio dialetto è proprio sull'isoglossa di confine tra gli alto-meridionali e i meridionali estremi, e risente quindi di entrambi (ma non alla pari: diciamo un 80%-20%). Alle volte si trova a "mediare" tra caratteristiche opposte, e perciò può apparire piú "moderato" di altri vicini.
Ho già in mente, per non uscire dal tema, d'aprire un apposito filone nella sezione Dialetti in cui, se le va, potremo discuterne a nostro agio insieme agli altri.

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Grazie della risposta.Millermann ha scritto:Il mio dialetto è proprio sull'isoglossa di confine tra gli alto-meridionali e i meridionali estremi, e risente quindi di entrambi (ma non alla pari: diciamo un 80%-20%). Alle volte si trova a "mediare" tra caratteristiche opposte, e perciò può apparire piú "moderato" di altri vicini.


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