Marco Treviglio ha scritto:Mettendola in altro modo, se una persona ha paura e.g. dei ragni si dirà che è aracnofobo, ma questa sua "paura" è “nel 99 per cento dei casi” irrazionale: è data esclusivamente da un “disturbo mentale”.
Allo stesso modo uno xenofobo ha “paura del diverso” senza razionale motivo, ergo…
Mi sembra un falso sillogismo.
In generale, si indicano le paure con il suffisso
-fobia. È un modo di costruire una classe di parole, che è molto produttivo anche a livello di "gioco": quante -fobie possiamo inventarci scherzando per indicare personali avversioni di qualche amico o nostre!
Dall'altra parte, esiste una categoria di "disturbi mentali", classificati dal punto di vista medico, che comportano un'avversione istintiva, irrazionale, anzi, una vera e propria paura, per qualcosa. Ovvio che venga usato il suffisso -fobia per indicarne la caratteristica base.
In ambedue i casi, entra in gioco il concetto di paura, semplicemente. Il termine in sé non implica l'idea di "paura patologica" o di "paura da curare" o di "disturbo mentale".
Resta da capire se una paura sia sempre un disturbo mentale, oppure no, e se lo sia in quanto impulso irrazionale.
In effetti molte delle paure, anche se ci sembrano "irrazionali", sono in realtà istintive. Ovvero, indipendentemente dall'analisi della situazione al contorno - che richiede al cervello un po' di tempo - il cervello stesso si "allerta", prova paura, ovvero mette in atto già una serie di meccanismi difensivi automatici.
Es: se ho terrore dei ragni, forse dipende anche da una sorta di "memoria ancestrale" che "sa" che il ragno può essere pericoloso, ed è meglio tenerlo alla larga. Poi, il cervello ragiona che non ci sono ragni velenosi in quel luogo, e se ci sono hanno un aspetto diverso, ma, ora che ci arriva, il danno è fatto.
Ci sono cervelli più istintivi, e cervelli che razionalizzano subito. Tutto qui.
Quindi, non sempre una fobia deve essere considerata indice di un disturbo mentale, e quindi da curare; lo diventa casomai quando raggiunge un'intensità tale da alterare la qualità di vita dell'individuo.
Veniamo al secondo punto. È evidente che un'azione o un sentimento irrazionali non sono sempre dettati da un "disturbo mentale". Questo perché l'uomo non è un elaboratore elettronico (per fortuna) ed è molto meno razionale di quanto vorrebbe.
Personalmente, metterei nella lista dell'irrazionalità non patologica tutta una serie di mozioni dell'animo, fra cui il provare amore per un altro individuo, il provare piacere gustando un cioccolatino o una fiorentina o... (a scelta), l'entusiasmarsi per una rete segnata dalla propria squadra, il dipingere con colori iperrealisti o con forme astratte o altri stili tali da non permettere il riconoscimento dell'oggetto dipinto etc. etc. etc.
Insomma, se irrazionale = patologia mentale, credo che i sani sarebbero pochissimi.
Per fortuna, perché da questo tipo di "sani" mi guarderei e terrei a distanza…