- [L]’estensione del significato da un avvicinare fisico-spaziale (approcciare il nemico) a un avvicinare figurato (approcciare un tema delicato) è dello stesso tipo di moltissime altre estensioni di significato che si verificano autonomamente in tutte le lingue del mondo, compreso l’italiano. Ad esempio, una soluzione può essere sì, in senso materiale, lo scioglimento di una sostanza in un’altra, ma anche, in senso traslato, lo scioglimento – immateriale – di un problema. Insomma, in questo caso l’influsso dell’inglese ha favorito un’estensione di significato, di natura essenzialmente metaforica, cui la parola era già predisposta.
- [L]a capacità che un termine originariamente straniero ha di comportarsi morfologicamente come una qualsiasi parola italiana rivela che non si tratta più di un intruso. Ad esempio, il fatto che l’ingl. beefsteak, adattandosi in bistecca, sia divenuto capace di formare il plurale di forma italiana bistecche e il derivato bisteccheria, ne fa un termine che – anche adottando uno sguardo puristico – “snatura” l’italiano meno di barbecue, la cui veste straniera lo rende un corpo più estraneo, e incapace di produrre forme flesse o derivate in italiano. In questo senso, il fatto che approcciare possa formare approcciarsi è un segno che si tratta di una risorsa pienamente integrata nel nostro sistema linguistico.

Ciò detto, mi chiedo se approcciare non si stia imponendo come plastismo, allo stesso modo di supportare. Ho l’impressione che approcciare e approccio siano parole alla moda, usate con frequenza e a sproposito in luogo di altri verbi e sostantivi piú appropriati, come gestire o risolvere. Per esempio, in questo passo tratto da un articolo di giornale:
- Un nuovo modo di approcciare l’emergenza, anche a livello politico. Lo chiede l’udinese Loris De Filippi, presidente di Medici senza Frontiere Italia.