«Gèi»
Moderatore: Cruscanti
-
- Interventi: 599
- Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14
«Gèi»
Gèi sarebbe la nostra lettera i lunga (o illungo) italiana chiamata però in un modo che fino a poco fa non conoscevo. Qui non si smette mai d'imparare!
La mia curiosità è questa. Ci sono altre lettere italiane chiamate all'inglese? Non so, abbiamo la lettera cappa, k, e forse qualcuno la chiama in altro modo.
La mia curiosità è questa. Ci sono altre lettere italiane chiamate all'inglese? Non so, abbiamo la lettera cappa, k, e forse qualcuno la chiama in altro modo.
Io nella mia lingua ci credo.
- Millermann
- Interventi: 1720
- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Be', l'unica lettera che in italiano ho sentito nominare "all'inglese" (oltre alla i lunga/gèi) è la e commerciale, che qualcuno chiama ampersand. 

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
No, si tratta una forma diffusa al Sud e al Nord già prima dell'invasione anglomane, contro la «centrale» (e correttaIvan92 ha scritto:Forse non c'entra molto con il filone, ma segnalo una strana pronuncia della lettera v: /vi/. Mi chiedo se non ci sia lo zampino dell'inglese anche in questo caso.

Tornando alle «lettere esotiche» pronunciate all'inglese, segnalo anche dàbliu (particolarmente in voga ai tempi di George W. Bush) per w e uài per y (raro). Non c'entra l'inglese, ma va segnalata anche l'erronea pronuncia cheghebé per KGB, invece del corretto cappagibbì (all'italiana) o alternativamente caghe(b)bé (alla russa).
Ultima modifica di Carnby in data lun, 23 mag 2016 23:33, modificato 1 volta in totale.
-
- Interventi: 1782
- Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09
Buono a sapersi! E come mai esiste questa variante? Per una sorta d'analogia con le altre lettere terminanti in /i/?Carnby ha scritto:No, si tratta una forma diffusa al Sud e al Nord già prima dell'invasione anglomane, contro la «centrale» (e corretta) vu.
Ci avevo pensato, ma la cacofonia (ops...) di una parola non giustifica l'errore.domna charola ha scritto:Viene pronunciato dagli italiani cheghebé perchè caghebé suona poco fine...
Ovviamente sì; da notare inoltre che se il sistema dei nomi delle lettere fosse «coerente», la lettera in questione dovrebbe chiamarsi evve.Ivan92 ha scritto: Per una sorta d'analogia con le altre lettere terminanti in /i/?
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
Anche in Sardegna è vu. E credo che sia vu anche in tutte le scuole elementari d'Italia, dal nord al sud passando per il centro e con una puntatina nelle isole, maggiori e minori.Carnby ha scritto:No, si tratta una forma diffusa al Sud e al Nord già prima dell'invasione anglomane, contro la «centrale» (e corretta) vu.
Ho ragione di credere in quel che dice Carnby, giacché ho sentito con le mie orecchie la pronuncia /vi/ in bocca a un veneto e a un molisano. Non sono cosí sicuro che tutte le scuole elementari italiane insegnino a dire /vu/.marcocurreli ha scritto:Anche in Sardegna è vu. E credo che sia vu anche in tutte le scuole elementari d'Italia, dal nord al sud passando per il centro e con una puntatina nelle isole, maggiori e minori.
-
- Interventi: 599
- Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14
Interessante. E la lettera h, la acca, è rimasta indenne?
A proposito, mi sento rinfrancato dopo aver letto questo articolo in merito alla cara lettera i lunga su Treccani.
J Segno alfabetico (i lungo, raro iod, ant. iota) che non costituisce una lettera a sé dell’alfabeto latino, ma è una variante grafica della i, introdotta nella scrittura latina medievale come forma allungata in basso di i, I.
A proposito, mi sento rinfrancato dopo aver letto questo articolo in merito alla cara lettera i lunga su Treccani.
J Segno alfabetico (i lungo, raro iod, ant. iota) che non costituisce una lettera a sé dell’alfabeto latino, ma è una variante grafica della i, introdotta nella scrittura latina medievale come forma allungata in basso di i, I.

Io nella mia lingua ci credo.
Non so per la Sardegna, ma in Sicilia sono quasi sicuro che prevalga vi su vu. In ogni caso vi è riportato anche sullo Zingarelli settima edizione del 1945.Ivan92 ha scritto: Non sono cosí sicuro che tutte le scuole elementari italiane insegnino a dire /vu/.
Mi pare di aver sentito una volta eic, ma dev'essere stato un occasionalismo.sempervirens ha scritto:Interessante. E la lettera h, la acca, è rimasta indenne?
Però non è del tutto vero quello che cita. Andrebbe specificato «per quanto riguarda la lingua italiana» perché in altre lingue la j è una lettera vera e propria con un suo valore specifico, non sostituibile da altri (in francese, raramente, può essere sostituita da ge[a], ge[o], mentre credo non abbia possibilità d'alternativa se /ʒ/ precede u, ou o altro). In quanto alla «variante grafica», storicamente è vero, ma questo può esser detto tale e quale della U eppure non credo che al lemma in questione ci sia scritto «U Segno alfabetico che non costituisce una lettera a sé dell’alfabeto latino, ma è una variante grafica della V, introdotta nella scrittura latina onciale come forma arrotondata di V.».sempervirens ha scritto:A proposito, mi sento rinfrancato dopo aver letto questo articolo in merito alla cara lettera i lunga su Treccani.
J Segno alfabetico (i lungo, raro iod, ant. iota) che non costituisce una lettera a sé dell’alfabeto latino, ma è una variante grafica della i, introdotta nella scrittura latina medievale come forma allungata in basso di i, I.
Che io sappia, la pronuncia di V è ve in Veneto, non vi e se diciamo Biemmevu, su modello dell'italiano, sbagliamo due volte ché la pronuncia vèneta, in questo caso, sarebbe coerente con quella tedesca : Be-em-ve.
A - be - ce - de ... ( ve ). Giusto, no? Secondo l' a-be-ce-dario, sì.

A - be - ce - de ... ( ve ). Giusto, no? Secondo l' a-be-ce-dario, sì.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Uhm, non mi risulta, a dire la verità. Forse si tratta di una pronuncia caduta in disuso o limitata alla sua parlata, ma qui ho sempre sentito vi, e basta. Allo stesso modo, dico bi, ci e di, non be, ce e de. Be, ce, de, ecc. sono effettivamente le antiche pronunce delle corrispettive lettere, anche in italiano. Può essere che la scolarizzazione di massa abbia obliterato nella mente dei parlanti la denominazione locale? In fondo l’alfabeto si imparava anche allora in italiano, non in dialetto…Sixie ha scritto:Che io sappia, la pronuncia di V è ve in Veneto, non vi
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data mer, 25 mag 2016 19:54, modificato 1 volta in totale.
- Millermann
- Interventi: 1720
- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
In Calabria m'è capitato di sentire sia /vi/ sia /vu/. La prima, di solito, recitando l'alfabeto, la seconda se citata in modo isolato.
Però ho l'impressione che molti, oggi, pronuncino /vu/ la doppia vu e /vi/ la vu: lo si fa praticamente sempre, nelle sigle «www» e «WWF»!

A parte gli scherzi, in latino i nomi delle lettere sono be, ce, de, da cui il termine abecedarius.
Vorrei aggiungere che, nell'uso colloquiale (esterno all'alfabeto), specie da parte di bambini/ragazzi, ho sentito pronunciare anche le fricative e le nasali in forma "non palindroma", quindi /fi/, /mi/, /ni/, /ri/, /si/.
Però ho l'impressione che molti, oggi, pronuncino /vu/ la doppia vu e /vi/ la vu: lo si fa praticamente sempre, nelle sigle «www» e «WWF»!
Ehm... intende la V di Venezia o di Vicenza?Sixie ha scritto:Che io sappia, la pronuncia di V è ve in Veneto, non vi

A parte gli scherzi, in latino i nomi delle lettere sono be, ce, de, da cui il termine abecedarius.

Perché è una fricativa, immagino. Giusto? Però in latino il nome della lettera V (vau) è differente da quello delle altre fricative, essendo questa usata anche per indicare il suono vocalico /u/.Carnby ha scritto:[S]e il sistema dei nomi delle lettere fosse «coerente», la lettera in questione dovrebbe chiamarsi evve.
Vorrei aggiungere che, nell'uso colloquiale (esterno all'alfabeto), specie da parte di bambini/ragazzi, ho sentito pronunciare anche le fricative e le nasali in forma "non palindroma", quindi /fi/, /mi/, /ni/, /ri/, /si/.

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Ho controllato in Il Polesano Dizionario dei modi di dire del Polesine di Rovigo di A.Romagnolo-G.Romagnolo, Gieffe Edizioni, Rovigo, 2005, dove leggo che V "suona come in lingua italiana; nel dialetto è di genere maschile; il suo nome è Vé; el Vé, i Vé, on Vé."
Il dialetto è quello che parlo io, medio polesano.
In un altro vocabolario ( G.Sparapan, Dizionario della parlata veneta tra Adige e Canalbianco, Aqua Edizioni, Rovigo, 2005 ), la lettera V viene data come maschile e femminile; "può essere seguita solo dalla consonante r, come in vresparo; quand'è intervocalica, talora si elide : lavoro-laoro; savére-saére; gavéa-ghéa; a volte, avviene la commutazione di v in b e viceversa: vrespa e brespa."
Sì, io, come altri, parlo ancora una lingua antiq. e reg..
Il dialetto è quello che parlo io, medio polesano.
In un altro vocabolario ( G.Sparapan, Dizionario della parlata veneta tra Adige e Canalbianco, Aqua Edizioni, Rovigo, 2005 ), la lettera V viene data come maschile e femminile; "può essere seguita solo dalla consonante r, come in vresparo; quand'è intervocalica, talora si elide : lavoro-laoro; savére-saére; gavéa-ghéa; a volte, avviene la commutazione di v in b e viceversa: vrespa e brespa."
Sì, io, come altri, parlo ancora una lingua antiq. e reg..

Ultima modifica di Sixie in data gio, 26 mag 2016 8:29, modificato 1 volta in totale.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 0 ospiti