«Gattara» per «cerniera dei pantaloni»
Moderatore: Dialettanti
-
- Interventi: 599
- Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14
«Gattara» per «cerniera dei pantaloni»
Sì, recentemente è capitato a me, di averla, e sono stato provvidenzialmente messo verbalmente al corrente della situazione, ma con un'espressione che non conoscevo: hai la gattara aperta. Gattara? Io conoscevo la parola gattara ma con un altro significato, quello di gattofilo, di persona che si prende cura dei gatti randagi. Tornato a casa faccio una ricerca in rete e difatti trovo su Treccani questo: 2. (fig.) Apertura dei calzoni maschili, chiusa da bottoni o, più spesso, da cerniera lampo.
Penso che sia un modo di dire romano, ma non ne sono sicuro. Qualcuno ne sa di più? Con l'occasione vorrei conoscere altri modi di dire riguardo la cerniera dei pantaloni lasciata aperta. Ah, chi me l'ha detta è un Siciliano che vive a Roma da tanti anni, quindi penso che faccia parte della parlata romana.
P.S. In italiano "Bottega aperta" dovrebbe essere patta aperta.
Penso che sia un modo di dire romano, ma non ne sono sicuro. Qualcuno ne sa di più? Con l'occasione vorrei conoscere altri modi di dire riguardo la cerniera dei pantaloni lasciata aperta. Ah, chi me l'ha detta è un Siciliano che vive a Roma da tanti anni, quindi penso che faccia parte della parlata romana.
P.S. In italiano "Bottega aperta" dovrebbe essere patta aperta.
Io nella mia lingua ci credo.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
No, bottega, nell’accezione scherzosa di patta, è italiano.
Da me si dice batelón: «Te ghe el batelón verto», ‹hai la patta aperta›.
Da me si dice batelón: «Te ghe el batelón verto», ‹hai la patta aperta›.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Non so a quale dialetto appartenga gattara (ipotizzo anch’io il romanesco), ma certamente si tratta di una metafora ammiccante come bottega, visto che la gattara, nell’accezione propria, è la gattaiola.
Gattara si usa anche da me soltanto col significato di ‹(donna, in genere anziana) che dà da mangiare ai gatti randagi›. Non è avvertito come romanesco, perché potrebbe esser benissimo una coniazione veneta col suffisso -aro.
Gattara si usa anche da me soltanto col significato di ‹(donna, in genere anziana) che dà da mangiare ai gatti randagi›. Non è avvertito come romanesco, perché potrebbe esser benissimo una coniazione veneta col suffisso -aro.
-
- Interventi: 599
- Iscritto in data: gio, 23 apr 2015 15:14
E io che pensavo che Avere la bottega aperta fosse regionale.Ferdinand Bardamu ha scritto:No, bottega, nell’accezione scherzosa di patta, è italiano.
Da me si dice batelón: «Te ghe el batelón verto», ‹hai la patta aperta›.

Io nella mia lingua ci credo.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Sí, è il nome di un tipo di barca. Però batelón, nella nostra accezione, ha un’altra origine: è una variante di patelón, che dovrebb’essere un derivato del corrispettivo dialettale di patta. (Dico cosí perché pata non l’ho mai sentito e, credo, non si è mai usato da me.)sempervirens ha scritto: A proposito, batelón dovrebbe essere un tipo di imbarcazione veneziana, vero? Non vedo il nesso con la "bottega aperta" però. Una piccola spinta per aiutarmi a capire meglio sarebbe graditissima.
- Millermann
- Interventi: 1720
- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Dalle mie parti, per lo piú (e diverso tempo fa), ho sentito usare l'espressione «avere la farmacia aperta», sia parlando in dialetto che in italiano regionale. Credo, peraltro, sia una variante diffusa anche altrove. 
Questo come eufemismo; invece la "patta", in sé, in dialetto è chiamata vrachètta, corrispondente a brachetta in italiano.

Questo come eufemismo; invece la "patta", in sé, in dialetto è chiamata vrachètta, corrispondente a brachetta in italiano.
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Qui si è sempre detto bottega aperta. Certo che il greco ἀποθήκη ne ha avuta di fortuna, in tutti gli ambiti. 
Patta l'ho sempre percepito come settentrionalismo.
Esistono alcune parole con suffisso di origine non toscana -aro, -ara nel mio vernacolo; la più famosa è macellaro, ma ce ne sono altre. Non gattara, però, a quanto mi risulta.

Patta l'ho sempre percepito come settentrionalismo.
Esistono alcune parole con suffisso di origine non toscana -aro, -ara nel mio vernacolo; la più famosa è macellaro, ma ce ne sono altre. Non gattara, però, a quanto mi risulta.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Credevo che fosse un romanismo diffuso in tutt’Italia. Per indicare chi dà da mangiare ai gatti randagi cosa dite?Carnby ha scritto:Esistono alcune parole con suffisso di origine non toscana -aro, -ara nel mio vernacolo; la più famosa è macellaro, ma ce ne sono altre. Non gattara, però, a quanto mi risulta.
Più che altro è il concetto che manca: da noi il randagismo (per fortuna) è quasi inesistente, grazie a un canile e un gattile che funzionano benissimo. Mia madre mi conferma che una parola (teoricamente possibile) come gattaio non è in uso, perlomeno nel vernacolo tradizionale.Ferdinand Bardamu ha scritto:Credevo che fosse un romanismo diffuso in tutt’Italia. Per indicare chi dà da mangiare ai gatti randagi cosa dite?
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 1340
- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
E se fosse gatta(buia)? Per gattara inteso come cerniera dei pantaloni, voglio dire.
Io l'ho sentita definire sfésa oltre a botéga, sempre vèrta, naturalmente; c'è però un termine che da bambini usavamo per prendere in giro i maschietti che andavano in giro con la bottega aperta, ed è gìga. Gìga, come il ballo o lo strumento musicale.
Io l'ho sentita definire sfésa oltre a botéga, sempre vèrta, naturalmente; c'è però un termine che da bambini usavamo per prendere in giro i maschietti che andavano in giro con la bottega aperta, ed è gìga. Gìga, come il ballo o lo strumento musicale.

We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
Chi c’è in linea
Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 1 ospite