«Sobbarcarsi» + oggetto diretto
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«Sobbarcarsi» + oggetto diretto
Il verbo sobbarcare, secondo la norma registrata nei dizionari, ha una forma pronominale riflessiva: sobbarcarsi a qualcosa. Tuttavia, sembra essere molto piú diffusa – per non dire l’unica correntemente adoperata – la forma media transitiva sobbarcarsi qualcosa.
Un esempio per tutti tratto da Repubblica:
Io sono letteralmente conquistato da questi giocatori che partono nella notte per evitare di sobbarcarsi il costo di un buon albergo[.] (Repubblica 12 marzo 2010)
La ricerca di sobbarcarsi a non ha dato risultati per Repubblica, ne ha dato uno solo per il Corriere: si tratta di una risposta di Sergio Romano a una lettera d’un lettore:
Tutto cominciò, quasi casualmente, quando un editore, desideroso di pubblicare una biografia di Karl Marx, gli chiese se avrebbe accettato di sobbarcarsi a quella fatica. (Corriere della Sera 28 novembre 2007)
Romano non è piú un giovincello (è del ’29); presumo quindi – ma la mia è una congettura del tutto arbitraria – che la forma riflessiva fosse, alcuni decenni fa, ancora quella d’uso prevalente. Ora, chiedo: ci sono esempi illustri che smentiscono questa mia supposizione? E sobbarcarsi + oggetto diretto può dirsi un errore, ancorché si tratti d’un errore tanto diffuso da non aver quasi alternativa?
Un esempio per tutti tratto da Repubblica:
Io sono letteralmente conquistato da questi giocatori che partono nella notte per evitare di sobbarcarsi il costo di un buon albergo[.] (Repubblica 12 marzo 2010)
La ricerca di sobbarcarsi a non ha dato risultati per Repubblica, ne ha dato uno solo per il Corriere: si tratta di una risposta di Sergio Romano a una lettera d’un lettore:
Tutto cominciò, quasi casualmente, quando un editore, desideroso di pubblicare una biografia di Karl Marx, gli chiese se avrebbe accettato di sobbarcarsi a quella fatica. (Corriere della Sera 28 novembre 2007)
Romano non è piú un giovincello (è del ’29); presumo quindi – ma la mia è una congettura del tutto arbitraria – che la forma riflessiva fosse, alcuni decenni fa, ancora quella d’uso prevalente. Ora, chiedo: ci sono esempi illustri che smentiscono questa mia supposizione? E sobbarcarsi + oggetto diretto può dirsi un errore, ancorché si tratti d’un errore tanto diffuso da non aver quasi alternativa?
Il Battaglia (come altri dizionari) fa una distinzione: con ‘a’ nel significato di «accettare o offrire la propria disponibilità allo svolgimento di un incarico, di un compito, di un’impresa faticosa, all’assunzione di una grave responsabilità, di un impegno, di un onere, ecc.», «assoggettarsi, piegarsi, sottomettersi a un’autorità, a una costrizione o, anche, a una situazione fastidiosa, sgradita, non dignitosa»; senza ‘a’ in quest’accezione: «prendere su di sé un onere; assumere un incarico, accettare un impegno faticoso». Devo dire che la distinzione semantica mi sfugge... Veramente, nella LIZ[a] non ho rinvenuto alcun esempio privo di ‘a’, ed è questa la costruzione da consigliare nello scritto piú sorvegliato (se ne trovano diverse ricorrenze nel Corriere, cercando anche le forme flesse sobbarcato, sobbarcava, ecc.).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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La distinzione del Battaglia è cosí sottile che non si vede; nemmeno io riesco a capire quale sia la differenza tra «accettare la disponibilità allo svolgimento di un […] onere» e «prendere su di sé un onere». Mah…
Comunque, mi sovviene un’altra «improprietà» simile a quella di sobbarcarsi qualcosa: adempiere a qualcosa invece di adempiere qualcosa. In questo caso, credo che la forma media transitiva si sia diffusa perché il verbo pronominalizzato non è piú sentito come riflessivo.
Comunque, mi sovviene un’altra «improprietà» simile a quella di sobbarcarsi qualcosa: adempiere a qualcosa invece di adempiere qualcosa. In questo caso, credo che la forma media transitiva si sia diffusa perché il verbo pronominalizzato non è piú sentito come riflessivo.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 12 nov 2011 22:31, modificato 1 volta in totale.
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Quando «il Devoto-Oli era il Devoto-Oli», conosceva solo la costruzione con ‘a’ (edizione bivolume 1988). Strano a dirsi, l’ultimo Garzanti (2010) non menziona la possibilità di omettere la preposizione, che evidenzia in grassetto blu. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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La Crusca ha pubblicato una scheda (dal titolo «Stavolta (a) cosa ci dobbiamo sobbarcare») che tenta di giustificare quest’impalpabile distinzione:Marco1971 ha scritto:Il Battaglia (come altri dizionari) fa una distinzione: con ‘a’ nel significato di «accettare o offrire la propria disponibilità allo svolgimento di un incarico, di un compito, di un’impresa faticosa, all’assunzione di una grave responsabilità, di un impegno, di un onere, ecc.», «assoggettarsi, piegarsi, sottomettersi a un’autorità, a una costrizione o, anche, a una situazione fastidiosa, sgradita, non dignitosa»; senza ‘a’ in quest’accezione: «prendere su di sé un onere; assumere un incarico, accettare un impegno faticoso». Devo dire che la distinzione semantica mi sfugge...
- [S]ebbene minima, possiamo intravedere nelle due diverse strutture (riflessiva diretta e riflessiva indiretta) una differenza nella rappresentazione dell’evento espresso dalla frase, dovuta alla diversa distribuzione dei ruoli sintattici: sobbarcarsi alle spese esprime in maniera più accentuata l’assoggettare sé stessi a qualcosa, mentre in sobbarcarsi le spese risulta prevalente l’idea dell’assunzione attiva di un onere, perché semanticamente il pronome riflessivo non è più paziente.
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