Il ruolo della scuola
Moderatore: Cruscanti
Il ruolo della scuola
Diciamo spesso che in Italia c'è una scarsissima conoscenza della lingua, e che la scuola dovrebbe rimediare, anche (principalmente) incrementando la lettura. Tutti d'accordo, ovviamente, ma non ho mai capito come.
Premesso che secondo me il metodo principe è e resta che la mamma e il papà tutte le sere leggano ai bambini piccoli una storia, la domanda è questa: cosa concretamente la scuola dovrebbe fare per stimolare alla lettura (la conoscenza della lingua segue automaticamente)?
Premesso che secondo me il metodo principe è e resta che la mamma e il papà tutte le sere leggano ai bambini piccoli una storia, la domanda è questa: cosa concretamente la scuola dovrebbe fare per stimolare alla lettura (la conoscenza della lingua segue automaticamente)?
Giusto per avere qualche spunto, riporto i suggerimenti di Gian Luigi Beccaria dal suo Per difesa e per amore (il cap. 6 "Antidoti" è sicuramente il piú interessante del volume).
E poi sembra che stia dando ottimi risultati la lettura (con discussione) in classe dei quotidiani.L'analisi del testo
L'aver proposto a scuola come prova l'analisi del testo è un fatto positivo. Per un verso è una rivincita della letteratura, che ha perduto terreno e prestigio nelle scuole [...]. La nuova prova vorrebbe essere una sorta di invito al leggere, all'indugio su ciò che in una pagina sta scritto, a non privilegiare per l'esame soltanto il manuale a scapito della lettura attenta dei testi: quel manuale dove la storia letteraria è di solito tracciata in modo essenzialmente ideologico, quel manuale che mi garantisce, perché me li dà già confezionati, i valori sorici ed estetici, quel manuale che può anche essere fuorviante, spesso inutile, quando riduce la letteratura a un numero esiguo i nozioncine male apprese a memoria. Allontana più che avvicinare ai testi. Esorta a non leggere. Abitua alla fretta dell'etichettare [...] ma non spinge all'umiltà faticosa del porsi davanti a una pagina, 'dubitare' delle parole scritte, pensarci su, leggerle con lenta attenzione. [...] Si comincerà innanzitutto il primo gradino della comprensione, che comporta il chiarire con maggior puntiglio possibile i significati delle parole e la loro storicizzazione, a non accontentarsi del primo, più immediato significato. [...] Si sa che lo studente, quando è invitato a parlare delle idee, della cultura, degli eventi che 'contornano' un testo, della personalità dell'autore, di solito qualcosa di generico è in grado di dire, perché può anche affidarsi alle proprie opinioni senza occuparsi veramente dell'oggetto, mentre, appena lo si invita a un più semplice e concreto commento letterale, già incespica. [...]
Leggere e commentare è un esercizio concreto; che, tra l'altro, può servire anche durante l'anno ll'insegnante per rispondere a domande di fondo del tipo: «Ma a che cosa serve la letteratura?» [seguono ovvietà che condividiamo tutti sul valore delle lettere anche per gli ingegneri]
[...] la letteratura, filosofia, la storia, anche attraverso la scuola, ci dovrebbero insegnare a stare a tu per tu con un oggetto, un testo da leggere, da capire, da intepretare. [Poi si evidenziano gli effetti della limatura delle parole, del loro potere: anche Serianni fa uno straordinario esempio con una frase di Leonardo.]
Lo scritto
[...] si è troppo privilegiato l'orale, in base al principio suggerito ai pedagogisti [...] secondo il quale spontaneità e immediatezza andavano in linea prioritaria coltivate, liberate. Così che si è pensato di fare esercitare i ragazzi sempre più nell'esposizione orale, sempre di meno del comporre temi, e relazioni, parafrasi, riassunti... indugi ritenuti noiosi e pedanti, eppure, esercizi utilissimi, anche il riassunto, che obbligando a contrarre un testo lungo in uno breve che del primo conservi in modo limpido e coerente il canovaccio concettuale, abitua alla concisione e alla coerenza. [anche l'ottimo Umberto Galimberti punta molto sul riassunto: poi magari riporto anche delle sue parole.]
Ecco l'intervista a Galimberti di cui vi parlavo (L'espresso n. 19 anno LII 18-5-2006).
[si parla di "bambini supergeni" e di come valorizzarli nella scuola] «Oggi pensiamo che i bambini siano più intelligenti rispetto al passato, mentre sono solo più stimolati. E gli stimoli sono indispensabili, ma non bastano: l'intelligenza è capacità di sintesi.»
Non dovrebbe essere la scuola a insegnarla?
«Ma fa il contrario: insegna ai bambini a scrivere temi e pensierini, a divagare, mentre essi dovrebbero imparare a sintetizzare, come fanno gli studenti tedeschi, che fin a piccooli si addestrano nel riassunto. Riassumere una pagina in poche righe: è l'esercizio migliore.»
Mi sembra che qui esuliamo del tutto dai nostri limiti: possiamo forse avere un influsso, per quanto infinitesimo esso sia, sulla sensibilizzazione all’abuso degli anglicismi, ma qualsiasi disquisizione sui metodi pedagogici che la scuola dovrebbe o potrebbe adottare rimarrà, purtroppo, lettera morta.
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- Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
- Località: Finlandia
Concordo in pieno.Premesso che secondo me il metodo principe è e resta che la mamma e il papà tutte le sere leggano ai bambini piccoli una storia
In primo luogo non obbligandola, direi. Trovo vi siano poche cose fastidiose quanto la lettura imposta, in tempi e modi decisi da insegnati fin troppo ispesso stupidi.la domanda è questa: cosa concretamente la scuola dovrebbe fare per stimolare alla lettura (la conoscenza della lingua segue automaticamente)?
Ad ogni modo, si dovrebbe andare per gradi e verificare empiricamente quale possa rivelarsi la strategia migliore.
Il più importante degli accorgimenti, a mio avviso, è limitare l'apprendimento meccanico (su cui si basa adesso l'insegnamento scolastico). Se gli alunni sono abituati a ripetere sempre e solo le stesse frasi, ovviamente saranno incapaci di elaborare un discorso un attimo più elaborato.
Quando poi ci sono insegnanti che commettono strafalcioni allucinanti...
Mi associo alla richiesta.potete consigliarmi qualche testo che possa riappacificarmi con la nostra lingua?

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