«Redarre»
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«Redarre»
Redarre, secondo il nuovo De Mauro.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
- Ferdinand Bardamu
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Consoliamoci coi classici. 

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In difesa di "redarre" un articolo di Salvatore Claudio Sgroi riportato nel sito della Crusca.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Trovo incomprensibile la posizione della Crusca: accettare una forma per retroformazione può avere un senso quando c'è un vuoto lessicale, tipo manutenere, ma in questo caso c'è il suo bell'infinito che è redigere; e poi come si dovrebbe coniugare questo fantomatico verbo, oltre il participio passato redatto: io *redaggo?
- Ferdinand Bardamu
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Secondo il DOP, sí: redaggo, redaggono. Ma precisa che si tratta di forme errate.PersOnLine ha scritto:[E] poi come si dovrebbe coniugare questo fantomatico verbo, oltre il participio passato redatto: io *redaggo?
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Se si digita redarre qui si ottiene la "coniugazione" completa.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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- Animo Grato
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Attenzione, Ferdinand!Ferdinand Bardamu ha scritto:Secondo il DOP, sí: redaggo, redaggono.PersOnLine ha scritto:[E] poi come si dovrebbe coniugare questo fantomatico verbo, oltre il participio passato redatto: io *redaggo?

Ho voluto fare questa precisazione perché anche l'articolo di Sgroi menzionato da Fausto Raso non mi sembra così "in difesa" di *redarre. Sgroi si limita a un censimento, nel quale - purtroppo - vengono tirati in ballo anche nomi illustri. È vero che questo lo porta a concludere che «la censura [di redarre] [...] non sembra proprio giustificata data la sua presenza in sedi 'colte'»; in ogni caso, io ricondurrei il *redarre di Eco (come il *convenirono che apparve, se non erro, nel Nome Della Rosa) alla categoria del quandoque bonus dormitat Homerus, piuttosto che a un argomentum ab auctoritate.
Più sbilanciata verso la legittimazione mi pare invece Vera Gheno, che quell'articolo ha riportato e sforbiciato, con l'aggiornamento (molto poco dirimente, a mio giudizio) dell'attuale "tendenza" dei risultati forniti dalla ricerca con Google (un noto moltiplicatore di scempiaggini).
D'altronde, che la Gheno si attestasse su posizioni più "morbide" s'era capito già qui.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Re: «Redarre»
A molto parziale giustificazione del povero De Mauro, rileverei in questa sede che comunque il GRADIT e il De Mauro in linea segnalano il lemma con la marca BU (Basso Uso) e rendono comunque un servizio utile informandoci che tale erronea retroformazione non è così recente come si potrebbe pensare, essendo attestata almeno dal 1942.Fausto Raso ha scritto: Redarre, secondo il nuovo De Mauro.
Teo Orlando
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