«La sua, di» + nome singolare

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Olya
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«La sua, di» + nome singolare

Intervento di Olya »

Per favore, aiutatemi a capire l'uso per me insolito di una costruzione "il/la + mio/tuo/ecc. + di + nome singolare".
Prima ho trovato un esempio nel libro "Anna" di Ammaniti:
Quante delle promesse che le aveva fatto sul letto di morte aveva mantenuto? Forse nemmeno una. Però aveva ancora suo fratello con sé. Era riuscita a riprenderselo. E ora doveva mantenere la sua, di promessa, portarlo nel continente.
E non ho capito perché l'autore ha scritto "di promessa" e non "di promesse" (plurale) come si usa quando si vuole indicare una parte di una quantità. Cioè "tra migliaia di promesse doveva mantenere la sua" (fatta a sé stessa – di portare il fratello nel continente).
Non è questo, il senso della costruzione "la sua di + nome"? Non ha la funzione di partitivo?

Dopo ho cercato degli altri esempi ed ho scoperto che non si tratta di un caso isolato. Ho trovato le frase tipo: "Vi racconto la mia di storia", "Cerca la tua di strada, con il tuo di metodo" e simili, però non sono ancora riuscita a capire perché lo si dice, qual'è la differenza tra esse e "Vi racconto la mia storia" senza "di" per esempio. Oppure "Vi racconto la mia di storie"... Per inciso: è una frase possibile, l'ultima? Col significato: "di tutte le storie del mondo racconto una, la mia"? Sarebbe logico.

Scusate la mia ignoranza, non sono madrelingua come sicuramente si vede, e chiedo scusa anche per gli errori possibili.
Vi ringrazio in anticipo per tutte le risposte!
Avatara utente
Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Gentile Olya, non saprei dirle con precisione di che complemento si tratti (partitivo? di limitazione? di generica specificazione?), però le assicuro che è una costruzione normale, soprattutto nella lingua parlata.
La differenza tra "vi racconto la mia storia" e "vi racconto la mia, di storia" è che la seconda è più enfatica e mette esplicitamente in contrasto "la mia" con "le [possibili] altre" (le vostre, la sua, la tua).
E, pur capendo il Suo ragionamento, devo anche dirle che "vi racconto la mia, di storie" non è italiano. È buffo, ma è così. :wink:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

È il modo che si usa per esplicitare la relazione tra il pronome possessivo e il suo antecedente, qualora il contesto non permetta di collegare l’uno e l’altro immediatamente.

Alcuni esempi dalla Rete:
  • La politica benedice il «nuovo nato» Ma Bossi adesso vuole la sua, di capitale (FONTE)

    - Che verità vuole? Quella di chi stia viaggiando quasi alla velocità della luce in un'altra galassia? Quella di chi sia nell'orbita di una stella neutrone? Magari, se potessero vederci attraverso un telescopio, potremmo apparirgli alti settanta centimetri e potrebbe star piovendo ieri invece che oggi.

    - È contro la tua testa che quell'individuo sta puntando la pistola. Quindi vuole la tua, di verità.
    (FONTE)

    MICHELE Ed è andato lui a fare l’inserzione? Chissà la faccia
    dell’impiegato!
    Parlando si spostano in centro proscenio.
    DOTTORE Ma tu dovevi vedere la sua, di faccia, quando gli è
    arrivata una lettera che gli abbiamo spedito noi, facendo finta
    che fosse quella di una ricca bellissima albanese!
    (FONTE)
Si ripete, insomma, l’antecedente del pronome possessivo, facendolo introdurre dalla preposizione di. Ma anch’io come Animo Grato, non saprei dirle a quale complemento corrisponda. Forse non si può nemmeno parlare di complemento… :?
Avatara utente
Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Ma anch’io come Animo Grato, non saprei dirle a quale complemento corrisponda.
Pensa e ripensa, alla fine mi orienterei verso un'idea di limitazione. Sempre che possa valere, come prova, un piccolo spostamento: possiamo ammettere che dovevi vedere la sua, di faccia equivalga in tutto e per tutto a di faccia[,] dovevi vedere la sua? In caso affermativo, non vedo una grande differenza logica rispetto a d'aspetto è molto piacevole o frasi simili, in cui di introduce il complemento di limitazione.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Olya
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Intervento di Olya »

Grazie mille, Animo Grato e Ferdinand Bardamu!
Non trovo una chiara spiegazione di questa formula in nessun libro di grammatica, quindi, devo credervi sulla parola. Ma avrei un'altra domanda, è corretto dire: 1) Di storie ce ne sono tante. 2) Di storie ce n'è una. 3) Di storia ce n'è una?
Non è la stessa cosa, ma mi pare molto simile – la necessità di scegliere tra singolare e plurale quando parliamo di una cosa in contrasto con le possibili altre.
Se ho capito bene, la prima frase e la terza sono possibili. E la seconda?
Forse con "(a proposito) di storie, ce n'è una..." sottointeso? O "storia" al singolare in ogni modo suona meglio se ce n'è una sola?

Fuori tema: ricordo quanto ero stupita quando ho letto per la prima volta la frase "Erano appena le una" (l'una di giorno, 1 p.m.), mi sembrava uno strafalcione combinare "le" e "una". Poi mi hanno spiegato che qui si ommette il sostantivo sottinteso "ore". Le (ore) una. E giacché possiamo chiedere “che ora è?" o "che ore sono?”, entrambe le forme sono possibili, quindi le risposte "è l'una" e "sono le una" sono tutte e due corrette.

Grazie ancora una volta per i vostri commenti!
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Animo Grato ha scritto:Pensa e ripensa, alla fine mi orienterei verso un'idea di limitazione. Sempre che possa valere, come prova, un piccolo spostamento: possiamo ammettere che dovevi vedere la sua, di faccia equivalga in tutto e per tutto a di faccia[,] dovevi vedere la sua? In caso affermativo, non vedo una grande differenza logica rispetto a d'aspetto è molto piacevole o frasi simili, in cui di introduce il complemento di limitazione.
Potrebbe essere come dice lei. Dovremmo però inventarci qualche frase per confermare l’ipotesi. Es.:
  • — Prendo la mia giacca e il mio ombrello?
    — Di ombrello prendi il tuo, di giacca ti presto la mia.
Occhei, l’esempio è cretino, ma credo che possa dar prova di quel che dice lei. Il di introduce un complemento di limitazione, il quale a sua volta rappresenta il tema della frase.
Olya ha scritto:Grazie mille, Animo Grato e Ferdinand Bardamu!
Non trovo una chiara spiegazione di questa formula in nessun libro di grammatica, quindi, devo credervi sulla parola.
Non ne ho trovata una nemmeno io.
Olya ha scritto:Ma avrei un'altra domanda, è corretto dire: 1) Di storie ce ne sono tante. 2) Di storie ce n'è una. 3) Di storia ce n'è una?
Non è la stessa cosa, ma mi pare molto simile – la necessità di scegliere tra singolare e plurale quando parliamo di una cosa in contrasto con le possibili altre.

Se ho capito bene, la prima frase e la terza sono possibili. E la seconda?
Lei ha ragione. La seconda è possibile solo nel parlato trascurato e solo presupponendo un’errata pianificazione della frase. In altre parole, nel parlato spontaneo si commettono degli errori tollerabili, e questo è uno di quelli.

Nel parlato, in particolar modo toscano, è possibile invece il mancato accordo tra il verbo esserci e il soggetto, se quest’ultimo è posposto. Nel suo esempio sarebbe corretto dire (nei giusti contesti) «Di storie ce n’è molte». (Noti però che si tratta di un uso regionale soggetto alla censura della maggior parte dei parlanti: per non sbagliare, rispetti sempre l’accordo verbo-soggetto.)
Olya ha scritto:Fuori tema: ricordo quanto ero stupita quando ho letto per la prima volta la frase "Erano appena le una" (l'una di giorno, 1 p.m.), mi sembrava uno strafalcione combinare "le" e "una". Poi mi hanno spiegato che qui si ommette il sostantivo sottinteso "ore". Le (ore) una. E giacché possiamo chiedere “che ora è?" o "che ore sono?”, entrambe le forme sono possibili, quindi le risposte "è l'una" e "sono le una" sono tutte e due corrette.
Personalmente non l’ho mai sentito. Apprendo però da questa scheda dell’Accademia della Crusca che sarebbe in uso soprattutto nelle regioni centrali. In ogni caso, le consiglio, facendo eco alla Crusca, di attenersi al piú comune l’una, che presuppone l’articolo la.

P.S. Ho segnato in rosso nel mio intervento una piccola correzione al suo precedente messaggio: si scrive omettere non ommettere. Per il resto il suo italiano è eccellente. :)
Olya
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Intervento di Olya »

Grazie, Ferdinand Bardamu! Non le uso, queste costruzioni, ma mi piacerebbe riconoscerle incontrandole. Comunque le sento strane. Anche se vedo uno o due tali esempi nello stesso tempo trovo cento o duecento esempi opposti.

Come mi piace la locuzione "nel parlato trascurato"! Sembra quasi una poesia :D
Così mi dicono di una metà delle frasi difficili da capire che trovo. "...è una costruzione normale nella lingua parlata, ma non usarla per il tuo italiano".
La lingua italiana è bella perché capricciosa...

Grazie, Animo Grato, per la spiegazione!
Ho la sensazione che Lei abbia azzeccato, le frasi "di faccia, dovevi vedere la sua" e "d'aspetto è molto piacevole" sono infatti similissimi, è un'idea geniale!
Olya
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Intervento di Olya »

Ferdinand Bardamu ha scritto:
Olya ha scritto:Fuori tema: ricordo quanto ero stupita quando ho letto per la prima volta la frase "Erano appena le una" (l'una di giorno, 1 p.m.), mi sembrava uno strafalcione combinare "le" e "una". Poi mi hanno spiegato che qui si ommette il sostantivo sottinteso "ore". Le (ore) una. E giacché possiamo chiedere “che ora è?" o "che ore sono?”, entrambe le forme sono possibili, quindi le risposte "è l'una" e "sono le una" sono tutte e due corrette.
Personalmente non l’ho mai sentito...
P.S. Ho segnato in rosso nel mio intervento una piccola correzione al suo precedente messaggio: si scrive omettere non ommettere. Per il resto il suo italiano è eccellente.
Ho incontrato degli esempi di questa costruzione quando leggevo "Sessanta racconti" di Dino Buzzati. Prima nel racconto "Paura alla scala":
Guardò l'orologio: le una e dieci. Si avviò verso la scala...
Poi in un altro, "La frana":
Erano appena le una meno un quarto, eppure si sarebbe detto che la sera non fosse lontana...
E un altro ancora nel racconto "Una lettera d'amore":
Sono le una e 35. Di là c'è la cugina Franca che aspetta da tre quarti d'ora...
L'autore è di Belluno, Veneto. Forse c'è qualcosa di specifico nel suo linguaggio, non lo so. Ma è sicuramente un grande scrittore, uno dei miei preferiti, lo adoro. Ed è uno scrittore classico, credo che la sua lingua sia abbastanza pura e regolata.

E grazie tante per avermi corretta! Cerco di evitare gli errori ma mi manca una conoscenza accurata della lingua. Forse avevo in mente le parole formate dall'unione di una preposizione e un verbo come "iMMettere" e "aMMettere" che hanno la consonante doppia. E per questo ho scritto "ommettere". Ora lo ricorderò per sempre! :)
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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FT «Le una»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Concordo sul giudizio riguardo a Buzzati. Davvero un grande scrittore. :)

Ovviamente, il fatto che io non abbia mai incontrato le una non significa che non sia usato, anche presso autori di grande rilievo. Il mio consiglio riguardava la lingua normale, senza caratterizzazioni e marche di sorta: la lingua, insomma, che va bene in tutti i contesti. :D
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

??Le una è settentrionale (ancorché non di tutto il Settentrione), e rigorosamente non toscano, per cui non appartiene alla norma italiana (con tutto il rispetto e la stima per Buzzati).
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