«In/nella vita mia»

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Arnoldas
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«In/nella vita mia»

Intervento di Arnoldas »

Buonasera cari amici, ho trovato su internet due espressioni: "mai in vita mia" e "mai nella vita mia" (?!). Che differenza c'è tra queste due espressioni? Grazie.
Avatara utente
Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Nessuna.
L'aggettivo possessivo può precedere il sostantivo (è il caso più comune) o seguirlo (è la possibilità più "marcata"/arcaizzante/letteraria/poetica...). Ci sono però espressioni cristallizzate che pospongono il possessivo, senza che questo abbia inusuali sfumature di "intensità". Spesso, in questo caso, si omette l'articolo.
Quindi abbiamo:
- in vita mia e nella mia vita (usato ma meno idiomatico);
- a casa mia (con valore anche traslato) e nella mia casa (solo nel senso letterale);
- al posto mio (nella mia situazione) e al mio posto.

La posposizione del possessivo è inoltre la norma nel vocativo: Fratello mio / amore mio / moglie mia, dove vai? e nell'italianissima esclamazione mamma mia!.

Si noti che sono tutte parole del lessico basilare: a casa mia è normalissimo, ma nessuno direbbe in ufficio mio.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Grazie mille della risposta e buona notte!
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Aggiungo solo che in vita mia denota maggiore coinvolgimento emotivo rispetto a nella mia vita. Ad esempio, si direbbe spontaneamente Non ho mai visto una cosa simile in vita mia! e, di converso, Nella mia vita, ho conosciuto molta gente.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Grazie, gentile Marco! ... Chiedo scusa, carissimi, ho dimenticato di chiedere se le espressioni "al posto mio" e "al mio posto" hanno lo stesso valore. Grazie.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Di nulla! :)

Direi che non c’è sostanziale differenza tra al posto mio/tuo e al mio/tuo posto quando l’espressione significa “nella mia/tua situazione” (Al posto tuo/Al tuo posto avrei accettato l’invito), mentre in senso concreto, spaziale, la soluzione normale è quella col possessivo anteposto: Torna al tuo posto! (Torna al posto tuo è possible ma enfatico, o marcato regionalmente).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Finalmente ho capito...😆 Grazie ancora. Buona giornata.
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

In mia vita invece come deve essere considerata come sequenza?
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Che cosa intende?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Se da considerare agrammaticale o grammaticale, d'uso letterario, poetico o normale.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

In quella che si può considerare grande letteratura, l’ultima attestazione in cui s’esaurisce il sintagma (o sequenza, se preferisce) è questa:

Oltre alla vergogna di aver dovuto fare una volta in mia vita da casto Giuseppe, non voglio mica avere anche quella di consegnare alla storia tutti i particolari della mia avventura. (Svevo, Senilità, 1898)

Il sintagma in questione non è adoperabile nell’italiano normale di oggi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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