Ferdinand Bardamu ha scritto:
Potrebbe riportare quanto dice l’autore al riguardo?
Confermo, comunque, che quell’
a si usa, anche da me, solo alla prima e alla seconda persona, singolare e plurale. Ciò mi fa pensare che si tratti piú che altro di un rafforzativo (su ho fatto l’esempio dell’
o toscano). M’immagino che sia un «pronome» com’è, ad esempio, il
ci attualizzante italiano (es. «
Ci ho fretta»). Ma forse il passo di Meneghello potrebbe risolvere la questione.
Meneghello
chiude la questione:
« Tra i pronomi personali non accentati, o atoni, sono particolarmente importanti i seguenti, usati come soggetti del verbo: Sing. 1a [
a] ; 2a [
a]
te ; 3a -
la/el ; Plur. 1a [
a] ; 2a [
a] ; 3a -
le/i .
L'
a qui indicato fra parentesi quadre è facoltativo, e il suo uso è in regresso (qualche altro ragguaglio a p. 251). » (
Maredè, maredè..., p.240)
e ne
apre un'altra:
« Lingua 'nativa' come luogo di stampi... Vasche dove galleggiano in sospensione, le forme singole e quelle doppie o multiple […] e forme come [
mi]
a són appaiabile con [
mi] són. A proposito di queste ultime: l'
a si usa facoltativamente, ma non dai più: è però capito e non di rado interpretato come un intensificatore del verbo.
A gò visto du aroplani: a ghin' ò visto du […] sono espressioni più forti di
Gò visto... ghin'ò visto...
Quando non c'è intensificazione, però, non è chiaro quale sia la funzione di questa
a. E qui interrogando la propria competenza linguistica non si trovano risposte immediate. Altro è saper dire
a, altro sapere con quale effetto, se c'è un effetto. » (p.182)
On conto xe saverla dire la 'a', on altro parché, se 'l gh'è on parché.
E io? ah be', sono
abilitata all'uso, io, essendo dotata di nonna materna alto-vicentina.

(ma sia l'
a, sia il
ca sono ancora in uso nel polesano, sebbene in regresso, come nell'alto-vicentino)
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.