«Incidenti (che) potessero verificarsi?»
Moderatore: Cruscanti
«Incidenti (che) potessero verificarsi?»
Buongiorno a tutti,
mi chiamo Elisa e faccio la copywriter e traduttrice. Lavoro ogni giorno con migliaia di parole e faccio del mio meglio per scrivere nel massimo rispetto della nostra bellissima lingua.
Ogni tanto però la mia padronanza linguistica viene minacciata da qualche dubbio, come ad esempio è avvenuto qualche giorno fa quando un collega mi ha fatto notare una frase che ho tradotto.
Il contesto si riferisce a un servizio di assistenza clienti e la frase che ho tradotto dice, in sostanza, che questo servizio è a disposizione del cliente per "risolvere eventuali incidenti dovessero verificarsi". Il mio collega mi ha fatto notare che avrei dovuto scrivere "risolvere eventuali incidenti CHE dovessero verificarsi". In tutta onestà, ripensandoci, non mi sono soffermata molto nel tradurre la frase o nel ponderare l'uso o meno del "che": non so se sia perché la mia versione è effettivamente giusta, oppure perché inconsciamente ho mutuato un'espressione del linguaggio parlato.
Ho provato a effettuare qualche ricerca ma mi sono un po' persa nei meandri di internet e allora ho pensato di rivolgermi a voi. Che ne pensate?
Vi ringrazio in anticipo per il tempo che eventualmente dedicherete alla mia questione.
mi chiamo Elisa e faccio la copywriter e traduttrice. Lavoro ogni giorno con migliaia di parole e faccio del mio meglio per scrivere nel massimo rispetto della nostra bellissima lingua.
Ogni tanto però la mia padronanza linguistica viene minacciata da qualche dubbio, come ad esempio è avvenuto qualche giorno fa quando un collega mi ha fatto notare una frase che ho tradotto.
Il contesto si riferisce a un servizio di assistenza clienti e la frase che ho tradotto dice, in sostanza, che questo servizio è a disposizione del cliente per "risolvere eventuali incidenti dovessero verificarsi". Il mio collega mi ha fatto notare che avrei dovuto scrivere "risolvere eventuali incidenti CHE dovessero verificarsi". In tutta onestà, ripensandoci, non mi sono soffermata molto nel tradurre la frase o nel ponderare l'uso o meno del "che": non so se sia perché la mia versione è effettivamente giusta, oppure perché inconsciamente ho mutuato un'espressione del linguaggio parlato.
Ho provato a effettuare qualche ricerca ma mi sono un po' persa nei meandri di internet e allora ho pensato di rivolgermi a voi. Che ne pensate?
Vi ringrazio in anticipo per il tempo che eventualmente dedicherete alla mia questione.
- Millermann
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- Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
- Località: Riviera dei Cedri
Benvenuta, Elisa! 
Anch'io credo [che] abbia ragione il suo collega.
Infatti il che si può omettere solo se è una congiunzione (come nella frase che ho appena scritto), e soltanto con certi verbi della principale, come "credere", "pensare", "supporre" e simili.
P.S. Visto che è attenta al rispetto della nostra lingua, mi permetto di suggerirle il traducente «redattore pubblicitario» per copywriter, già attestato nei dizionari.

Anch'io credo [che] abbia ragione il suo collega.
Infatti il che si può omettere solo se è una congiunzione (come nella frase che ho appena scritto), e soltanto con certi verbi della principale, come "credere", "pensare", "supporre" e simili.
P.S. Visto che è attenta al rispetto della nostra lingua, mi permetto di suggerirle il traducente «redattore pubblicitario» per copywriter, già attestato nei dizionari.

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Benvenuta. 
Concordo con Millermann. Aggiungo soltanto, citando Luca Serianni (Italiano, Milano: «Garzanti», 2000, § VII. 233), che l’omissione del pronome relativo era possibile «[n]ell’italiano antico – specie quattro-cinquecentesco – […] purché introducesse una proposizione con valore limitativo (come l’inglese, quindi, in cui però l’omissione riguarda solo il pronome relativo oggetto: «the man you see»): «per quel vedevo e udivo» (Lorenzo de’ Medici, cit. in MIGLIORINI 1963a: 292)». Nell’italiano odierno tale omissione è ovviamente agrammaticale.

Concordo con Millermann. Aggiungo soltanto, citando Luca Serianni (Italiano, Milano: «Garzanti», 2000, § VII. 233), che l’omissione del pronome relativo era possibile «[n]ell’italiano antico – specie quattro-cinquecentesco – […] purché introducesse una proposizione con valore limitativo (come l’inglese, quindi, in cui però l’omissione riguarda solo il pronome relativo oggetto: «the man you see»): «per quel vedevo e udivo» (Lorenzo de’ Medici, cit. in MIGLIORINI 1963a: 292)». Nell’italiano odierno tale omissione è ovviamente agrammaticale.
Gentilissimi Millermann e Ferdinand, vi ringrazio per avermi tolto un grosso dubbio: non guarderò più un "che" con gli stessi occhi! Scherzi a parte, non si smette mai di imparare e di affinare le proprie conoscenze - anche in merito alla figura professionale del "redattore pubblicitario".
Buona giornata e grazie ancora!
Buona giornata e grazie ancora!
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
- Interventi: 5195
- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
- Località: Legnago (Verona)
Di nulla. 
Se non l’avesse già, le consiglio di procurarsi la grammatica del Serianni: è un’opera di facile consultazione, completa, chiara.

Se non l’avesse già, le consiglio di procurarsi la grammatica del Serianni: è un’opera di facile consultazione, completa, chiara.
Io non capisco perché ci sia bisogno di fare frasi complicate per cose semplicissime: Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema. PUNTO!
Poi aggiungo che verificarsi non è il massimo in buon italiano: un problema si può verificare ma in altro senso; il problema accade, avviene, ecc.
Poi aggiungo che verificarsi non è il massimo in buon italiano: un problema si può verificare ma in altro senso; il problema accade, avviene, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A parte che la lingua parlata, e spesso pure la scritta, è piena di frasi complicate, alcune corrette altre meno, il quesito verteva appunto su questo. Senza PUNTO! (E forse sarebbe il caso di aprire un filone su questo odioso e arrogante intercalare, o quel che è, che uccide il dialogo e manifesta la boriosa pretesa di avere detto l’ultima parola.)
- Oltre che puntualizzare occorrerebbe anche virgolare: “Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema” credo non lo direbbe nessuno, tantomeno tutto d’un fiato.
- Ma lei davvero andrebbe a verificare se un problema è effettivamente accaduto, avvenuto?
- Oltre che puntualizzare occorrerebbe anche virgolare: “Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema” credo non lo direbbe nessuno, tantomeno tutto d’un fiato.
- Ma lei davvero andrebbe a verificare se un problema è effettivamente accaduto, avvenuto?
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
- Animo Grato
- Interventi: 1384
- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
Provo a rispondere nel merito del dubbio sintattico contenuto nelle frasi di lorenzos, a prescindere dalla loro naturalezza e dalle scelte lessicali.
La prima ("Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema che dovesse verificarsi") è sbagliata per la presenza del relativo che: infatti qualsiasi (come qualunque e chiunque) è già un pronome "doppio" (Serianni, Grammatica Italiana, XIV, 248), per cui aggiungere un altro che è come dire *sono d'accordo con chi che mi dà ragione. Quindi basta omettere quel che e tutto fila liscio.
La seconda frase ("Non esitare a chiamarmi, qualsiasi problema dovesse verificarsi") è corretta. Sintatticamente è diversa dalla [versione corretta della] prima perché, senza il per, non c'è più il legame relativo (per quella cosa [indefinita] che), ma si tratta semplicemente di una concessiva.
Aggiungo una noterella "pseudopuristica" (che sicuramente le tornerà utile quando cercherà di irretire una graziosa fanciulla con una conversazione brillante
). Qualunque e qualsiasi sono considerati, oggi, perfettamente equivalenti, ma una volta un certo purismo assegnava alle due espressioni due usi diversi, a causa del fatto che qualsiasi è già, di per sé, un sintagma verbale ("qual sia si"="quale che sia"). Quindi "Maria detesta qualsiasi cosa", ma "Maria detesta qualunque cosa tu dica", e non "Maria detesta qualsiasi cosa tu dica", perché, secondo questa ipercritica scuola di pensiero, equivarrebbe pressappoco a *"Maria detesta quale che sia cosa tu dica". La trasgressione nell'altro senso ("Maria detesta qualunque cosa" al posto di "Maria detesta qualsiasi cosa") era invece permessa.
Ripeto, oggi questa distinzione è caduta, tuttavia è buona norma usare solo qualunque quando l'eventuale sostituzione con qualsiasi dovesse causare un "sovraffollamento" di forme verbali di essere (magari pure in contrasto tra di loro: "Mi impegnai a seguirlo, qualunque fosse il suo destino" e non "qualsiasi fosse il suo destino").
La prima ("Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema che dovesse verificarsi") è sbagliata per la presenza del relativo che: infatti qualsiasi (come qualunque e chiunque) è già un pronome "doppio" (Serianni, Grammatica Italiana, XIV, 248), per cui aggiungere un altro che è come dire *sono d'accordo con chi che mi dà ragione. Quindi basta omettere quel che e tutto fila liscio.
La seconda frase ("Non esitare a chiamarmi, qualsiasi problema dovesse verificarsi") è corretta. Sintatticamente è diversa dalla [versione corretta della] prima perché, senza il per, non c'è più il legame relativo (per quella cosa [indefinita] che), ma si tratta semplicemente di una concessiva.
Aggiungo una noterella "pseudopuristica" (che sicuramente le tornerà utile quando cercherà di irretire una graziosa fanciulla con una conversazione brillante

Ripeto, oggi questa distinzione è caduta, tuttavia è buona norma usare solo qualunque quando l'eventuale sostituzione con qualsiasi dovesse causare un "sovraffollamento" di forme verbali di essere (magari pure in contrasto tra di loro: "Mi impegnai a seguirlo, qualunque fosse il suo destino" e non "qualsiasi fosse il suo destino").
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5603
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
[FT] «Obligado»?
«Costretto»? (in ispagnolo)lorenzos ha scritto:Obligado…

E se usassimo l’italiano?

Concordo con tutto quello che ha scritto Animo Grato.lorenzos ha scritto:A parte che la lingua parlata, e spesso pure la scritta, è piena di frasi complicate, alcune corrette altre meno, il quesito verteva appunto su questo. Senza PUNTO! (E forse sarebbe il caso di aprire un filone su questo odioso e arrogante intercalare, o quel che è, che uccide il dialogo e manifesta la boriosa pretesa di avere detto l’ultima parola.)
- Oltre che puntualizzare occorrerebbe anche virgolare: “Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema” credo non lo direbbe nessuno, tantomeno tutto d’un fiato.
- Ma lei davvero andrebbe a verificare se un problema è effettivamente accaduto, avvenuto?
Non concordo invece sulla necessità di virgolare la frase Non esitare a chiamarmi per qualsiasi problema: naturalmente si può mettere una virgola e fare una pausa prima del "per", ma non è assolutamente obbligatorio, dipende dall'intenzione del parlante o dello scrivente.
Non andrei a verificare se un problema è avvenuto, ma non direi che il problema si è verificato, perché non è buon italiano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie a Marco1971, anche per la pazienza.
-
Caro Infarinato, volevo combinare qualcosa con animo grato e "riconoscente" non mi garbava.
Obligado l'ho sentito usare ma, naturalmente, posso avere inteso o ricordarmi male.
(Lei forse mi risolve anche un dubbio sulle parentesi dopo un punto interrogativo.)
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Caro Infarinato, volevo combinare qualcosa con animo grato e "riconoscente" non mi garbava.
Obligado l'ho sentito usare ma, naturalmente, posso avere inteso o ricordarmi male.
(Lei forse mi risolve anche un dubbio sulle parentesi dopo un punto interrogativo.)
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
Re: [FT] «Obligado»?
Infarinato ha scritto:lorenzos ha scritto:Obligado…
«Costretto»? (in ispagnolo) :shock: …o voleva forse scrivere obrigado? («grazie» in portoghese)
E se usassimo l’italiano? ;)
Cioè obbligato:
il vocabolario Treccani in linea ha scritto: obbligato (ant. obligato) agg. [part. pass. di obbligare]. – 1. [...] b. Legato da vincolo di stretta gratitudine: gli sono o. per tutto ciò che ha fatto per me; sentirsi, dichiararsi o. verso qualcuno; vi sarò infinitamente o. se potrete aiutarmi; assol., obbligatissimo!, come formula di ringraziamento; Suo obbligatissimo (abbrev. obbl.mo), scrivendo a persona a cui ci si rivolga con deferenza e gratitudine (e così mi professo, mi dichiaro Suo obbligatissimo, e sim.). [...]
Chi c’è in linea
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