«Niente da» / «niente di cui»
Moderatore: Cruscanti
«Niente da» / «niente di cui»
"Non c'è niente da preoccuparsi/Non c'è niente di cui preoccuparsi".
Ammesso che la seconda forma è sicuramente corretta, è accettabile anche la prima? Grazie a chi interverrà.
Ammesso che la seconda forma è sicuramente corretta, è accettabile anche la prima? Grazie a chi interverrà.
La sola forma corretta è: Non c'è niente di cui preoccuparsi, perché, appunto, preoccuparsi si costruisce con la preposizione di. La frase sarebbe corretta senza niente (Non c'è da preoccuparsi), ma dal momento che il verbo impiegato richiede una preposizione, questa non può mai essere ignorata:
(1) Non c'è niente per cui non mi adopererei. (Adoperarsi per qualcosa)
(2) Non c'è niente su cui soffermarsi. (Soffermarsi su qualcosa)
(3) Non c'è niente da cui non possa scaturire un'altra cosa. (Scaturire da qualcosa)
Ecc.
(1) Non c'è niente per cui non mi adopererei. (Adoperarsi per qualcosa)
(2) Non c'è niente su cui soffermarsi. (Soffermarsi su qualcosa)
(3) Non c'è niente da cui non possa scaturire un'altra cosa. (Scaturire da qualcosa)
Ecc.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Millermann
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Mi scusi, caro Marco: non sarebbe possibile considerare quel niente come avverbio, quindi col significato di «in nessuna quantità, in nessun modo», secondo quanto riportato dal Treccani, o ancora (dal mio vecchio Zingarelli) «punto»?Marco1971 ha scritto:La frase sarebbe corretta senza niente (Non c'è da preoccuparsi), ma dal momento che il verbo impiegato richiede una preposizione, questa non può mai essere ignorata

Costituirebbe un semplice rafforzativo della negazione, come in «non me ne importa [niente]; non è [niente] vero; non ci credo [niente]».
In alcune espressioni quest'uso mi sembra molto comune: pensiamo a «qui non c'è [niente] da scherzare!», con un significato lievemente diverso da «qui non c'è niente su/di cui scherzare!».
Questi i risultati forniti da una ricerca su Google libri:
«niente da scherzare»: 427
«niente su cui scherzare»: 25
«niente di cui scherzare»: 5
Anche limitandosi alle sole forme pronominali, si nota una certa diffusione:
«niente di cui vergognarsi»: 1500
«niente da vergognarsi»: 331
Non saranno espressioni cristalline, lo ammetto (anche se, talvolta, possono essere... cristallizzate

In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
Naturalmente c’è tutta quella zona grigia della lingua parlata, che può ammettere frasi al limite dell’accettabilità; ma per me – non so cosa ne pensino gli altri –, le frasi da lei citate non rientrano nell’italiano normale, e ne sconsiglierei l’uso in qualsivoglia scritto che aspiri a un italiano perfettamente corretto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- marcocurreli
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Ha fatto bene a portare questo esempio, perché in effetti siamo in un caso diverso: come scrive il Battaglia, la locuzione da ridere ha valore aggettivale:
20. Locuz. – Da ridere o ridersi, da far ridere (con valore aggett.): che provoca ilarità, in quanto assurdo o strampalato o buffo; ridicolo, ridevole.
Quindi Non c’è niente da ridere potrebbe equivalere a Non c’è niente di ridicolo.
Ma questo caso particolare non mi sembra poter giustificare la costruzione incriminata oggetto di questo filone.
20. Locuz. – Da ridere o ridersi, da far ridere (con valore aggett.): che provoca ilarità, in quanto assurdo o strampalato o buffo; ridicolo, ridevole.
Quindi Non c’è niente da ridere potrebbe equivalere a Non c’è niente di ridicolo.
Ma questo caso particolare non mi sembra poter giustificare la costruzione incriminata oggetto di questo filone.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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