Mangiare

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Moderatore: Cruscanti

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Federico
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Mangiare

Intervento di Federico »

Ultimamente mi sembra di sentire piú spesso mangiare nel senso di "ciò che si mangia", uso che almeno in passato mi pareva piuttosto duramente condannato.
Poiché se non sbaglio era in pellicole statunitensi, mi (vi) chiedo: è dovuto all'uso di eating nell'originale, a non meglio precisate esigenze di doppiaggio o invece alla riabilitazione di mangiare?
Bue
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Re: Mangiare

Intervento di Bue »

In inglese si dice food, non ho mai sentito usare eating nel senso di cibo. A casa mia a Mantova si diceva "il mangiare" o "la roba da mangiare" e nessuno ha mai detto "il cibo", che suona come un'affettazione nel parlare quotidiano informale. Quindi secondo me e` un settentrionalismo, stavolta gli anglicismi mi sa che non c'entrano.
(Ma non c'e` ad esempio un dolce che si chiama "biancomangiare"?)
Uri Burton
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Re: Mangiare

Intervento di Uri Burton »

Bue ha scritto:In inglese si dice food, non ho mai sentito usare eating
In Inghilterra alcuni macellai e pescivendoli dicono nice eating intendendo "un bel mangiare".
Uri Burton
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il mangiare nel senso di «cibo» è attestato sin dal Dugento (Giamboni), con tradizione ininterrotta fino a oggi. Non mi risulta che sia mai stato criticato, anche perché è la banale sostantivazione d’un infinito.
Uri Burton
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Re: Mangiare

Intervento di Uri Burton »

Uri Burton ha scritto:
Bue ha scritto:In inglese si dice food, non ho mai sentito usare eating
In Inghilterra alcuni macellai e pescivendoli dicono nice eating intendendo "un bel mangiare".
Aggiungo che eating è inoltre comune in alcuni contesti, come ad esempio healthy eating.
Uri Burton
Uri Burton
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MANGIARE

Intervento di Uri Burton »

Marco1971 ha scritto:Il mangiare nel senso di «cibo» è attestato sin dal Dugento (Giamboni), con tradizione ininterrotta fino a oggi. Non mi risulta che sia mai stato criticato, anche perché è la banale sostantivazione d’un infinito.
Neanche a me risulta.
Uri Burton
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Federico
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Intervento di Federico »

Non sto parlando ovviamente di mangiare sostantivato nel senso di "atto del mangiare", bensí di "oggetto del mangiare", che non è cosí banale, infatti non si dice ad esempio "parlare" nel senso di "discorso" o "parole".

Comunque, lo stesso fatto che cibo sia avvertito come affettato mi sembra dimostrare (all'inverso) che mangiare è percepito come appartentente a un registro piú basso e in quanto tale sconsigliato e combattuto da certuni.
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Fabio48
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Intervento di Fabio48 »

C'è una collana a Lucca, edita da Maria Pacini Fazzi, chiamata "I mangiari".
"I mangiari Lucchesi", "I mangiari Livornesi", "I mangiari della Garfagnana" e così via.
Per noi è stato sempre un modo di dire abbastanza comune, in quanto usato molto dai nostri nonni, poco dai nostri genitori e ormai quasi più da noi se non appunto in Alta Garfagnana o alcune zone del Capannorese.

Cordialità.
...un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Federico ha scritto:Comunque, lo stesso fatto che cibo sia avvertito come affettato mi sembra dimostrare (all'inverso) che mangiare è percepito come appartentente a un registro piú basso e in quanto tale sconsigliato e combattuto da certuni.
Sconsigliato e combattuto da chi? Ecco due esempi letterari:
Io portavo ogni giorno il mangiare ai colombi. (D’Annunzio)

Tramonta il giorno, fra le stelle chiare,
placido come l’agonia del giusto.
L’ottuagenario candido e robusto
viene alla soglia, con il suo mangiare. (Gozzano)
Parlare come sostantivo può anche significare «Lingua, idioma, parlata, dialetto» (lo usava già Dante in tal senso).
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Parlare come sostantivo può anche significare «Lingua, idioma, parlata, dialetto» (lo usava già Dante in tal senso).
Be', è ben diverso.

Comunque bene, si può dire che abbiamo demolito un pregiudizio (adesso non chiedetemi di chi perché non ricordo).
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Freelancer
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Re: Mangiare

Intervento di Freelancer »

Federico ha scritto:Ultimamente mi sembra di sentire piú spesso mangiare nel senso di "ciò che si mangia", uso che almeno in passato mi pareva piuttosto duramente condannato.
Poiché se non sbaglio era in pellicole statunitensi, mi (vi) chiedo: è dovuto all'uso di eating nell'originale, a non meglio precisate esigenze di doppiaggio o invece alla riabilitazione di mangiare?
Semmai è cibo, da food, che sta avanzando. Ecco in proposito una nota apparsa su Lingua Nostra nel 2000:
CRONACHE DEGLI ANGLISMI: CIBO/FOOD.
Dal fronte degli anglismi arrivano novità quasi quotidiane. Ce ne sono di puramente linguistici, e altri che sconfinano sul piano dei fatti di costume (e che di solito meriterebbero piuttosto il nome di americanismi). Uno dei più curiosi è l'attuale avanzata di latino nel senso di latino-americano ('danze latine', 'ritmi latini'), uso che è al suo posto in bocca agli Americani del nord, cioè anglo-sassoni o almeno anglofoni, ma inappropriato per chi è egli stesso di certo non meno 'latino' di messicani e brasiliani.
Un'esposizione su D'Annunzio aperta durante la redazione di questa nota (settembre/ottobre 1998, al Vittoriale e a Roma), ha dato la consacrazione ufficiale, per così dire, a un nuovo anglismo semantico, cioè alla progressiva assimilazione dell'italiano cibo all'inglese food, che sta attuandosi attraverso le vie e le fasi consuete: prima nelle traduzioni frettolose, poi, sotto il loro influsso, anche negli impieghi originali. Titolo e sottotitolo dell'esposizione suonano: "A tavola con D'Annunzio. Cibo, eros, eleganza".
L'evoluzione è cominciata già da qualche anno, e ne evocheremo solo pochi esempi, che tutti potranno facilmente confermare, se tendono un orecchio appena attento. Per la prima fase, abbiamo letto l'intervista a un ospite straniero che dichiarava di apprezzare dell'Italia molte cose fra cui il 'cibo', e udito il personaggio di un film americano che annunciava, dovendo organizzare una frugale cena di lavoro in casa, di aver comperato del 'cibo cinese'. Per la seconda, culminante nella nostra esposizione, una corrispondenza dall'Inghilterra dove si raccontava di un ristorante londinese alla moda, apprezzato per il suo 'cibo'. In tutt'e tre i casi traspare con molta evidenza il food dell'originale, o si sente l'eco di qualche conversazione sul posto: nel primo e nel terzo l'italiano tradizionale avrebbe certamente detto 'cucina', e nel secondo avrebbe costruito una frase diversa, tipo: "Ho comperato qualcosa da mangiare...-".
La differenza tra food e cibo si rispecchia chiaramente nei dizionari bilingui. Quello diffusissimo di Mario Hazon (Garzanti, 1961 ) elenca nella parte inglese-italiano sotto food, una serie di frasi e composti inglesi nella cui spiegazione italiana cibo non compare mai o quasi. Così food and drink è reso con "mangiare e bere"; foodcard (ricordo di guerra) è reso con "tessera (di razionamento)" etc. Il Grande Dizionario Sansoni (seconda edizione 1985) offre per food non meno di sette possibilità dell'italiano; accanto a cibo, ci sono alimento, provviste, viveri, mangiare, vivande, pasto. Qui good food è spiegato molto ovviamente con 'buona cucina', mentre è significativo che per cibo, nella parte italiano-inglese, non si offra praticamente alcuna alternativa a food: la parola inglese copre per l'appunto un ambito molto più vasto del preteso equivalente italiano.
Ma anche senza andare ai vocabolari: chi abita a Roma, ha occasione di nominare la F.A.O., ufficio delle Nazioni Unite la cui sede sorge in un punto eminente della città, e forse sa che la sigla sta per "Food and Agricolture Organization". In italiano, non si parlerebbe certo di "Istituto del cibo". Quando si discute di medicina e di farmaci, capita che si nomini l’americana "Food and Drug Administration", e anche qui vale la stessa considerazione, sul modo diverso con cui ci esprimeremmo noi. Infine, a chi ha viaggiato in paesi di lingua inglese sarà capitato di leggere Sea Food, insegna di pescherie e locali di vario genere: nessuno la imiterebbe (almeno per ora) con "Cibo marino", o qualcosa di simile. Né si è mai tentato, a quanto pare, di dare un equivalente italiano del popolarissimo Fast food, contro il quale si è solo coniato, dagli assertori della cultura culinaria nostrana, l'ostile Slow food.
PIETRO JANNI
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Federico
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Intervento di Federico »

Articolo molto interessante, di cui la ringrazio, ma mi sembra che si esageri un po' nel descrivere la presunta epidemia di usi inappropriati della parola cibo, anche se sicuramente i traduttori spesso sono troppo superficiali.
Mi lascia perplesso la questione del "cibo cinese": l'alternativa sarebbe "Ho comperato qualcosa da mangiare [al ristorante cinese]"? Non so, mi sembrano due cose diverse, non mi convince molto.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ma anche senza andare ai vocabolari: chi abita a Roma, ha occasione di nominare la F.A.O., ufficio delle Nazioni Unite la cui sede sorge in un punto eminente della città, e forse sa che la sigla sta per "Food and Agricolture Organization". In italiano, non si parlerebbe certo di "Istituto del cibo".
Proprio in Roma non sarebbe abbastanza aulico Istituto del Cibo, dal latinissimo augustissimo termine cibus?

Dante sverrebbe, che scrisse:
Già eran desti, e l’ora s’appressava
che ’l cibo ne soleva esser addotto,
e per suo sogno ciascun dubitava; (Inf. 33, 43-45)

Ma sí com’elli avvien, s’un cibo sazia
e d’un altro rimane ancor la gola,
che quel si chere e di quel si ringrazia,
cosí fec’io con atto e con parola,
per apprender da lei qual fu la tela
onde non trasse infino a co la spola. (Par., 3, 91-96)
Avatara utente
Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:
Ma anche senza andare ai vocabolari: chi abita a Roma, ha occasione di nominare la F.A.O., ufficio delle Nazioni Unite la cui sede sorge in un punto eminente della città, e forse sa che la sigla sta per "Food and Agricolture Organization". In italiano, non si parlerebbe certo di "Istituto del cibo".
Proprio in Roma non sarebbe abbastanza aulico Istituto del Cibo, dal latinissimo augustissimo termine cibus?
Pietro Janni è un grecista di grande sensibilità linguistica, basta leggere il suo libro Nostro greco quotidiano per rendersene conto, e anche nel caso di FAO ha visto giusto; il nome in italiano è Organizzazione per l'agricoltura e l'alimentazione. Cibo non è parola considerata adatta a un registro tecnico, Marco.

Riguardo a come si direbbe in italiano I bought some chinese food, è un interessante esercizio di traduzione, lascio che Federico ci pensi su un po'.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Pietro Janni è un grecista di grande sensibilità linguistica, basta leggere il suo libro Nostro greco quotidiano per rendersene conto, e anche nel caso di FAO ha visto giusto; il nome in italiano è Organizzazione per l'agricoltura e l'alimentazione.
Sigla OAA? :D
Freelancer ha scritto:Cibo non è parola considerata adatta a un registro tecnico, Marco.
Grazie dell’informazione. Questa me la segno. Sul serio: la parola cibo non è adatta a contesti tecnici, va usato (anzi utilizzato, essendo usato troppo poco tecnico) alimentazione. Food invece tappa tutti i buchi, tènnici o tànnici. Strane percezioni delle lingue... :?
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