L’aggettivo metereologico si trova a lemma nella 3ª e 4ª edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca e sparisce nella 5ª; ci sono citazioni delle Lezioni di Benedetto Varchi e addirittura dalle Macchie Solari di Galileo Galilei. In realtà, controllando gli originali, si scopre che c’era scritto meteorologiche e meteorologici.
Millermann ha scritto:Settentrionale, dice?
Io di certo non lo sono, eppure nel mio dialetto è perfettamente normale
Esatto, per me vale la stessa cosa. Da me si può dire sta per piòve, comincia a piòve, viene a piòve, se mette a piòve. Ed è strano che dalle parti del mio corregionale non si usi.
Ivan92 ha scritto:Esatto, per me vale la stessa cosa. Da me si può dire sta per piòve, comincia a piòve, viene a piòve, se mette a piòve. Ed è strano che dalle parti del mio corregionale non si usi.
Faccio davvero fatica a pensare che da qualche parte nelle Marche si dica "viene a piovere"; quando lessi l'espressione in un altro forum, la trovai completamente estranea; va da sé che non l'avevo mai udita prima. C'è da dire, però, che non sono un attento osservatore dei dialetti e nemmeno lo parlo, ma se qualcuno l'avesse pronunciata, mi sarebbe dovuta rimanere in mente.
Se devo essere sincero, lei è riuscito a mettermi la pulce nell'orecchio. Cioè, ripensandoci, non sono così sicuro che dalle mie parti si usi questo modo di dire. Ammetto d'essere stato un po' troppo avventato nelle mie considerazioni. Eppure, è un'espressione che non mi suona affatto strana. Sarà forse che l'ho spesso sentita dire in tivvù?
Nel secondo volume a pagina 293 di Grande Grammatica Italiana di Consultazione per spiegare l'uso di "prima che" c'è la frase: "Parti(,) prima che venga a piovere".
Tra l'altro questa frase non è marcata come dialettale o altro.
L'autrice di questa sezione è Alessandra Rigamonti, una ticinese di Bellinzona. Le sarà sfuggito questo settentrionalismo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Aggiungo che potrebbe in effetti trattarsi di un francesismo (oltre che di un calco dai dialetti), visto che in francese venir à + inf. può significare cominciare a:
B. − Venir à + inf.
1. [Indique que l'action exprimée par l'inf. se produit par hasard, fortuitement, dans une prop. introd. par si] S'il venait à pleuvoir. À quoi bon, dis-moi, retarder plus longtemps notre union? Si le monde venait à s'apercevoir de notre liaison, on dirait bien du mal de moi (Borel, Champavert, 1833, p. 20).Que ferais-je si jamais tout ce que nous sommes en train d'entreprendre vient à rater? (Vailland, Drôle de jeu, 1945, p. 120).
2. [Indique que l'action exprimée par l'inf. commence] Se mettre à. La pluie vient à tomber. Tout porte à croire que nous allons vers la famine. L'on s'y attend, et que le pain même vienne bientôt à manquer (Gide, Journal, 1943, p. 180). (Fonte)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Almeno in zona emiliana è facile sentire:
- stasera viene/verrà a piovere o
- ieri è venuto a piovere
quindi venire a non vale solo sta per.
E sempre in ambito meteorologico il verbo venire non si usa solo coi verbi: frasi come adesso viene il sole/(il) brutto/(il) sereno d'uso quotidiano. Forse il verbo venire si usa per spersonalizzare maggiormente il soggetto sottinteso, che è il tempo.
Si conclude dunque che questo costrutto va evitato nell'italiano scritto formale. E segnalo anche l'errore (ripetuto due volte) di chi ha redatto l'articolo: in francese non è *aller à + inf., è aller + inf.: Il va pleuvoir, non *Il va à pleuvoir...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.