«Ripeté quelle parole come qcs. da cui dipendeva/dipendesse»

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Moderatore: Cruscanti

archetipo
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«Ripeté quelle parole come qcs. da cui dipendeva/dipendesse»

Intervento di archetipo »

Salve,

"Ripeté quelle parole come un mantra da cui dipendeva la sua vita"

"Ripeté quelle parole come un mantra da cui dipendesse la sua vita"

Secondo voi in questa frase va usato l'indicativo (imperfetto) o il congiuntivo (imperfetto)?

C'è una regola da seguire?

Grazie
olaszinho
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Intervento di olaszinho »

La frase che ha riportata, a me non sembra molto chiara. Vediamo che cosa ne pensano i dotti cruscanti.
Dato il testo proposto, io userei l'indicativo...
Ultima modifica di olaszinho in data ven, 22 dic 2017 9:02, modificato 2 volte in totale.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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lorenzos
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Intervento di lorenzos »

Dipendeva se aveva fede.
(detto da uno né cruscante né dotto)
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Le relative introdotte da come (o altre parole simili) richiedono normalmente il congiuntivo. Si tratta di una comparazione, è qualcosa d'immaginario. Ho in mente questo esempio di Moravia:

...simile ad una montagna le cui lisce pareti non offrissero alcun appiglio per aggrapparsi e sormontarla. (La disubbidienza)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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lorenzos
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Intervento di lorenzos »

Grazie gentile Marco, e ne approfitto:
"Come se la sua vita dipendesse..."
Ovvio.
"Ripeté quelle parole come (se) fossero un mantra...."
Idem.
"...da cui la sua vita dipendeva (se ne era certo) o dipendesse (se nutriva qualche dubbio)".
Sbaglio?
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nell'ultima frase l'indicativo mi pare molto marginale: dal momento che si fa una comparazione, si entra nel regno della supposizione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Se in questo caso "da cui" venisse sostituito con "dal quale" sarebbe corretta ugualmente la frase col congiuntivo?
Non capisco perché, ma mentre con "da cui" entrambe" le frasi mi suonano abbastanza bene, con "dal quale" solo quella con l'indicativo mi sembra corretta.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Da cui e dal quale, dalla quale, ecc., sono perfettamente equivalenti e la scelta dell'uno o dell'altro pronome relativo non incide in maniera alcuna sulla selezione del modo verbale. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
archetipo
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Intervento di archetipo »

Grazie per le risposte.

Chiarisco: la frase è tratta dall'incipit di un libro (ergo la storia di cui si narra è ancora ignota al lettore); chi parla è una terza persona (onnisciente, comme d'habitude).

"Ripetè quella parole come fossero un mantra da cui dipendeva la sua vita" suona meglio?
olaszinho
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Intervento di olaszinho »

archetipo ha scritto:"Ripetè quella parole come fossero un mantra da cui dipendeva la sua vita" suona meglio?
A me sì. :D
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

archetipo ha scritto:Grazie per le risposte.

Chiarisco: la frase è tratta dall'incipit di un libro (ergo la storia di cui si narra è ancora ignota al lettore); chi parla è una terza persona (onnisciente, comme d'habitude).

"Ripetè quella parole come fossero un mantra da cui dipendeva la sua vita" suona meglio?
No, tutto sbagliato! :D

Prima di tutto, è ripeté, e poi lo ripeto per l'ultima volta, qui ci vuole il congiuntivo! :evil:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
lorenzos
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Intervento di lorenzos »

Mi dispiace far arrabbiare Il buon Marco, soprattutto sotto Natale (auguri!) ma a me:
- Ripeté quella sequenza come fosse un mantra che in tempi lontani recitava col suo guru.
- Ripeté quel mantra come fossero le parole del prete quando consacra l'ostia.

non suonano male. E neppure:
- Ripeté quella sequenza come fosse una formula magica di cui non conosceva il significato.
- Ripeté quelle parole come un mantra al quale il suo guru attribuiva un potere quasi magico.

Sarà che sono marginale.
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
archetipo
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Iscritto in data: lun, 06 mar 2017 9:51

Intervento di archetipo »

Certo, è "ripeté"; l'avevo scritto bene nel primo post. Perdoni l'errore di distrazione (si ricordi che a Natale siamo tutti più buoni :-)
domna charola
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Intervento di domna charola »

archetipo ha scritto:"Ripetè quella parole come fossero un mantra da cui dipendeva la sua vita" suona meglio?
Boh... a me suona diverso.

Posso intendere quel mantra come l'oggetto in sé dotato di poteri (come fossero un mantra), oppure come un modo di ripetere reiteratamente e meccanicamente, a guisa di una formula magica... non so se riesco a spiegare la differenza che percepisco.
Però leggendo la frase, la prima immagine è stata la ripetizione meccanica, indipendentemente dal senso, come un mantra, e non l'idea che quella precisa sequenza di parole divenisse il mantra (altra interpretazione possibile).

Ripeto quelle parole come una canzone... cioè le canto.
Ripeto quelle parole come fossero una canzone... ma non lo sono, restano parole.
Io userei le due forme in situazioni diverse.

Comunque, la questione resta il congiuntivo successivo; a me suona congiuntivo, secondo l'empirica regola dell'italiano a orecchio... :wink:
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

lorenzos ha scritto:[A] me:
- Ripeté quella sequenza come fosse un mantra che in tempi lontani recitava col suo guru.
- Ripeté quel mantra come fossero le parole del prete quando consacra l'ostia.

non suonano male. E neppure:
- Ripeté quella sequenza come fosse una formula magica di cui non conosceva il significato.
- Ripeté quelle parole come un mantra al quale il suo guru attribuiva un potere quasi magico.
Ovviamente, Marco si riferiva a tutti quei casi in cui la negazione di quanto affermato nella relativa retta dal sintagma (nominale o verbale) introdotto da un come comparativo-ipotetico non produca un enunciato palesemente controfattuale, e questo indipendentemente dal grado di certezza che l’agente (cioè il protagonista della storia) possa attribuire al contenuto della relativa.

Del resto, si pensi alla frase credo fermamente che sia cosí (rigorosamente al congiuntivo, almeno in buon italiano, indipendentemente dal mio grado di certezza… o dal fatto che sia realmente cosí) appetto a sono convinto/certo che è cosí (semanticamente equivalente alla precedente, ma all’indicativo, perlomeno nella nostra migliore tradizione letteraria, indipendentemente dal fatto che sia realmente cosí).

Venendo ai suoi quattro esempi di cui sopra, direi che, per quanto appena detto, la seconda va bene all’indicativo, mentre la terza vuole il congiuntivo. La prima e la quarta possono restare all’indicativo a patto di cambiare un mantra che e un mantra al quale in il mantra che (o uno dei mantra che) e in il mantra al quale (o uno dei mantra ai quali), rispettivamente, ché altrimenti risulta difficile attribuire valore fattuale all’enunciato della relativa.
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