Bravo, Bue. Non è interessante che persone che dicono di combattere allo stremo contro la riproduzione passiva dell'inglese poi ne accolgano certi vezzi, come questo delle sigle-cliscé o l'altro del bombardamento di faccine nei loro interventi? Dovrebbero andare a (ri)leggersi la critica che Giacomo Leopardi fa dell'abitudine di infarcire di segni la propria scrittura.Bue ha scritto:... io ribadisco che secondo me (AMMA, come vi piace dire "scimmiottando" il gusto tutto anglosassone per l'acronimo)
«Clicco» e «bitto»
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Come dice giustamente Marco le sigle non sono un'invenzione americana e comunque siamo equilibrati non estremisti.Freelancer ha scritto:Bravo, Bue. Non è interessante che persone che dicono di combattere allo stremo contro la riproduzione passiva dell'inglese poi ne accolgano certi vezzi, come questo delle sigle-cliscé o l'altro del bombardamento di faccine nei loro interventi? Dovrebbero andare a (ri)leggersi la critica che Giacomo Leopardi fa dell'abitudine di infarcire di segni la propria scrittura.Bue ha scritto:... io ribadisco che secondo me (AMMA, come vi piace dire "scimmiottando" il gusto tutto anglosassone per l'acronimo)
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Benissimo! Occorre però sottolineare: viene spontaneo a me, perché ad altri parlanti - alla maggioranza per la precisione - oggi non viene spontaneo e invece accolgono benissimo bit. Non si accusi quindi di scimmiottamento chi non applica più certi meccanismi della lingua ormai limitati a cerchie ristrette di parlanti, bensì ci si limiti a usare l'adattamento ma per coerenza non solo in un forum ma anche nella propria scrittura, anche professionale - se capita di usarlo - accettando eventualmente di pagare nei confronti dei lettori o dei revisori il prezzo di comunicazione incompleta che ne consegue a causa delle inevitabili richieste di chiarimento o precisazione che l'uso di tali adattamenti causa.fabbe ha scritto:L'aspetto più importante che invece vorrei sottolineare è proprio la spontaneità: bitto viene spontaneo (come tutti gli adattamenti) a me parlante e quindi lo uso contento e soddisfatto di applicare quelle distorsioni che sono la nostra lingua.
Perché se io scrivessi, in un testo mio da pubblicare, Con un clicco destro compare... i miei lettori sgranerebbero gli occhi e, medusati, s’arrovellerebbero per capire cos’è ’sto clicco? Lo so, il revisore me lo boccerebbe; ma non perché creerebbe incomprensione.
A ogni modo io sento pronunciare sport con uno scevà anche da conduttori televisivi...
A ogni modo io sento pronunciare sport con uno scevà anche da conduttori televisivi...
La questione non è solo la non applicazione di certi meccanismi (che sono la lingua italiana) ma scegliere contemporaneamente di riprodurre / imitare (spesso in modo goffo per motivi tecnici) i meccanismi dell'inglese. Questa è la definizione della parola che non le piace.Freelancer ha scritto:Non si accusi quindi di scimmiottamento chi non applica più certi meccanismi della lingua ormai limitati a cerchie ristrette di parlanti...
Non si tratta di accusa caro Roberto. E' una constatazione. Mi sorprende che crei sorpresa dato che mi sembra ovvio.
Se è per quello Biscardi la pronuncia anche con una bella /S/ all'inizio, e mette gli scevà anche dove non vanno...Marco1971 ha scritto: A ogni modo io sento pronunciare sport con uno scevà anche da conduttori televisivi...
I conduttori televisivi raddoppiano anche le B e le L alla romanesca, e dicono pissicologia e atomosfera. Aridàjje...
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E finalmente siamo tutti d'accordo, così almeno mi sembra: è questione di percezione, per dirla con Marco. Ciò che a qualcuno pare inconsapevole scimmiottamento o deliberata riproduzione del meccanismo di un'altra lingua, a un altro può sembrare libera scelta. Ciò che a qualcuno pare spontanea applicazione di un meccanismo della propria lingua a un altro può sembrare forzata inconsapevole applicazione - derivante dalla sua conoscenza - di un meccanismo linguistico spesso desueto per la maggior parte dei parlanti.fabbe ha scritto:La questione non è solo la non applicazione di certi meccanismi (che sono la lingua italiana) ma scegliere contemporaneamente di riprodurre / imitare (spesso in modo goffo per motivi tecnici) i meccanismi dell'inglese. Questa è la definizione della parola che non le piace.Freelancer ha scritto:Non si accusi quindi di scimmiottamento chi non applica più certi meccanismi della lingua ormai limitati a cerchie ristrette di parlanti...
Non si tratta di accusa caro Roberto. E' una constatazione. Mi sorprende che crei sorpresa dato che mi sembra ovvio.
Non ne sono così sicuro. Certo, ad esempio in greco e in russo traslitterano, ma lo fanno - essendovi in un certo senso costretti per forza di cose - anche coi cognomi stranieri... (A S.Pietroburgo ho scattato una emblematica foto in cui accanto alla statua di Stalin campeggiava l'insegna di un MacDonald cirillico)fabbe ha scritto:Non adattare i termini rimane un eccezione nelle altre lingue. Spaghetti e altre parole vengono scritte e pronunciate in modo diverso in altri paesi.
Lo spieghi a Marco, che prendeva ad esempio il trattamento riservato dagli inglesi alle parole italiane balcone e banca, divenute balcony e bank.A me comunque non interessa scimmiottare l'inglese addirittura al punto tale da copiare anche il modo con cui tratta le parole italiane.
Credevo che la resa spontanea e naturale secondo la fonomorfoblablà del toscano fosse piuttosto bitte...bitto viene spontaneo a me parlante
Un bitte, du' bitte (o du' bitti), come "un ponce, du' ponci"
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Io non parlavo delle sigle lecite, come le abbreviazioni di comodo di un ente, bensì dell'(ab)uso delle sigle cliscé, riproduzione passiva di moduli linguistici forestieri. Si vuole combattere l'influsso dell'inglese? Si sia coerenti sino in fondo, evitando di copiarne abitudini banali segno di scarsa creatività linguistica. È questione di stile, anche. Per parte mia, penso che abbiano un effetto più deleterio, per quanto riguarda lo stravolgimento della lingua, dell'uso di parole come bit o clic, ormai parte dell'italiano - terzo sistema fonologico - come lo è bar.fabbe ha scritto:Come dice giustamente Marco le sigle non sono un'invenzione americana e comunque siamo equilibrati non estremisti.Freelancer ha scritto:Bravo, Bue. Non è interessante che persone che dicono di combattere allo stremo contro la riproduzione passiva dell'inglese poi ne accolgano certi vezzi, come questo delle sigle-cliscé o l'altro del bombardamento di faccine nei loro interventi? Dovrebbero andare a (ri)leggersi la critica che Giacomo Leopardi fa dell'abitudine di infarcire di segni la propria scrittura.Bue ha scritto:... io ribadisco che secondo me (AMMA, come vi piace dire "scimmiottando" il gusto tutto anglosassone per l'acronimo)
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Certo che si capisce, ma disturba la comunicazione, come un rumore di fondo disturberebbe la musica che ci si sta godendo. Uno vorrebbe concentrarsi sui concetti e invece deve fermarsi un attimo a riflettere per capire cosa voleva dire chi scrive e magari chiedersi perché ha scritto così. Tanti di questi adattamenti desueti e la lettura diventerebbe un cammino, per parafrasare Arrigo Castellani, fatta con tanti sassolini nelle scarpe.Marco1971 ha scritto:Perché se io scrivessi, in un testo mio da pubblicare, Con un clicco destro compare... i miei lettori sgranerebbero gli occhi e, medusati, s’arrovellerebbero per capire cos’è ’sto clicco? Lo so, il revisore me lo boccerebbe; ma non perché creerebbe incomprensione.
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