«Consobrinocida»
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«Consobrinocida»
Se non cado in errore non abbiamo - in lingua italiana - un termine per definire chi uccide un cugino. Potremmo chiamare la persona che si macchia di questo crimine consobrinocida, o, piú "musicale", consobrincida. Da consobrino (cugino) con l'aggiunta del suffisso -cida (che uccide, uccisore).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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- Ferdinand Bardamu
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In realtà la regola di formazione delle parole con il suffisso -cida (di origine latina) richiede che la terminazione del primo elemento sia -i. Perciò la parola in questione dovrebbe essere consobrinicida.
Venendo al merito del filone, credo che non ci sia bisogno di una parola specifica per l’omicida che tolga la vita a un suo cugino, perché altrimenti ne dovremmo coniare una per ogni legame di parentela (socericidio, avunculicidio, ecc.). Magari queste parole esisteranno come tecnicismi (collaterali) giuridici, ma dubito che possano attecchire nel linguaggio comune…
Venendo al merito del filone, credo che non ci sia bisogno di una parola specifica per l’omicida che tolga la vita a un suo cugino, perché altrimenti ne dovremmo coniare una per ogni legame di parentela (socericidio, avunculicidio, ecc.). Magari queste parole esisteranno come tecnicismi (collaterali) giuridici, ma dubito che possano attecchire nel linguaggio comune…
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Credo, non vorrei sbagliare, che la "regola" per la formazione di parole con il suffisso -cida sia un'altra: la vocale del primo elemento vada mutata in -i. Come si spiegano, altrimenti, acaricida (da acaro); germicida (da germe); erbicida (da erba); spermicida (da sperma); ratticida (da ratto) ecc?Ferdinand Bardamu ha scritto:In realtà la regola di formazione delle parole con il suffisso -cida (di origine latina) richiede che la terminazione del primo elemento sia -i. Perciò la parola in questione dovrebbe essere consobrinicida.
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No, non è un refuso. Non avevo pensato, onestamente, alla regola della "i".Ferdinand Bardamu ha scritto:Sí, è quello che ho scritto anch’io. Glielo dicevo perché nel titolo del filone e nel testo del suo intervento compare *consobrinocida: è un refuso? Dopotutto, i e o sono vicine sulla tastiera…
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