Caro Merlu, le precisazioni (e, in particolare, le sue) risultano sempre, e a tutti, ben gradite, ma il "gioco (nel senso nobile del termine) più bello" rimane sempre il "fare a capirsi".u merlu rucà ha scritto:Italianismi in senso stretto non direi; macaco proviene dal portoghese, patate dallo spagnolo, miracoli probabilmente è un latinismo ecclesiastico. Forse l'unico vero italianismo (anche se si tratta di un latinismo) è pericoli.Ligure ha scritto:Ma per chi non sia totalmente "profano" l'assenza della lenizione, anche nei dialetti veneti, "parla" già con piena sufficienza e ci richiede di classificare macachi, miracoli, pericoli, patate ecc. nella categoria degli italianismi.

Ho usato il termine – per altro, correttamente – nell'accezione che indica l'importanza dell'aspetto sociologico nel dominio storico-linguistico. Ai contadini – inizialmente, refrattari, come la storia testimonia – la coltivazione e il termine stesso di patata vennero proposti/imposti da chi parlava lo stesso loro dialetto e l'italiano, lingua mediante la quale venne diffuso nella Penisola l'uso di seminare le patate, in precedenza sconosciute.
Ai contadini veneti, o anche non veneti, e anche ad altre classi sociali, l'uso di macaco in senso dispregiativo/scherzoso (prima ancora che le persone potessero davvero vederne concretamente un esemplare) venne "proposto" da chi conosceva l'italiano e il dialetto locale.
Si diffuse prima l'epiteto perché nei paesini non esistevano zoo e gli ammaestratori di scimmie giunsero nei paesini in epoca posteriore. È per codesti motivi che mi ero permesso di riferire di dati storici abbastanza ben identificabili e di parlare di "italianismi".

Quanto lei scrive sotto il profilo etimologico è impeccabile, ma (che dovrei dire? non me ne voglia) incompleto. Perché? Macaco è portoghese tanto quanto… Deriva, infatti, dal termine locale africano (bantu? la mia nonna diceva bantù)… Lo stesso ragionamento vale tale e quale per patata. I castigliani l'hanno "preso" da lingue/dialetti dei territori conquistati nell'America latina. E così via.
Nei prestiti non si ha la stessa dinamica relativamente alla lingua o al dialetto. Perfino molti autori non se ne rendono conto. Certo, l'italiano "prende" macaco dal portoghese, ma i dialetti italiani lo "ricevono" dall'italiano, non dal portoghese col quale mai ebbero contatti diretti.
Non è assolutamente la stessa cosa. Anche perché esistono, anche nei dialetti, prestiti diretti. E linguisticamente e storicamente vanno distinti. Altrimenti, la confusione risulterebbe notevole! Un solo esempio: "camallu" = facchino rappresenta un prestito diretto (del genovese e dei dialetti liguri) perché non transitò attraverso la lingua italiana ecc.
Esistono, quindi, due situazioni ben diverse ed è corretto distinguerle adeguatamente a beneficio di chi ha la pazienza di leggere.