Ringrazio anch'io lei per quanto ci comunica.
Relativamente a Genova spero sia chiaro quanto ho riferito.
In un atlante linguistico gl'italianismi ci devono stare e tutti i dialettofoni veri li conoscono bene. Indipendentemente dal fatto che li adottino o meno.
Un italianismo è, per altro, sempre legato a una convenzione sociale.
Gli errori sono un'altra cosa e riguardano
produzioni idiosincratiche che si possono riscontrare soltanto in un determinato individuo
volenteroso.
Non sono cioè usati da nessun altro e non rappresentano un fatto sociale, condivisibile o meno, come, invece, si verifica per gl'italianismi.
Detto più semplicemente, la persona interpellata non conosce l'unico termine d'uso effettivo - nel caso di specie
muin /'mwiŋ/ (/mo'li:no/>/mu'ŕiŋ/>/mu'iŋ/>/'mwiŋ/) - e
inventa. Quindi, ad es.,
mulin, prodotto idiosincraticamente da chi possiede un desiderio d'essere registrato più forte dell'effettiva competenza, non assurge
ipso facto al livello di un
italianismo semplicemente perché non risulta essere condiviso. Nessuno l'ha mai detto né lo dice. Già i testi dell'Anonimo genovese - sec. XIII-XIV - riportano
morin, cioè /mu'ŕiŋ/ e testimoniano che la transizione evolutiva da /-l-/>/-ŕ-/, in città, s'era già da tempo generalizzata. Quindi, un
mulin ai giorni nostri - spiace che gli esperti tedeschi possano davvero prenderlo sul serio! - altro non potrebbe essere se non una sonora lampionata!
Si tratta, per altro, di appassionati
cultori, non certamente di persone competenti.
Infatti, le informazioni dei dialettofoni genuini - sia relativamente a voci arcaiche quanto a italianismi - coincidono, mentre le risposte - e la pronuncia - dei
cultori variano al variare della persona. Semplicemente perché dipendono dal livello di comprensione e di apprendimento del
medium linguistico di chi non l'adopera più per comunicare quotidianamente ma per conseguire un ruolo sociale, godere di un certo protagonismo ...
P.S.: segnalo, ad es., per burro e basilico le forme di Rovegno, non, poi, così lontane da quelle venete da lei riportate:
bitîru /bi'ti:ru/ e
bāxaŕicò /ˌba:ʒaŕi'kɔ/. A Genova
bāxaicò /ˌba:ʒai'kɔ/. In periferia
bāxeicò /ˌba:ʒei'kɔ/. Infatti, a Genova /-ŕ-/ - in questo caso, </-l-/, se pure appartenente a un altro sistema linguistico (quello del greco dell'epoca dell'acquisizione del prestito) - passò allo zero fonico, mentre l' /-r-/ di
bitîru deriva da /-rr-/ e rappresenta, quindi, un'antica geminata -
butirro -. La posizione dell'accento in
bāxaŕicò rende chiaro che si tratta di un grecismo. Dall'aggettivo βασιλικός /basili'kɔs/ = regio, reale - nome della piantina - assunto quale prestito prima che β /b/ passasse alla pronuncia moderna, che è /v/.
A Genova, per altro, si tratta delle uniche forme effettivamente usate. Non esistono italianismi sostituibili alle voci riferite. Se qualcuno proponesse in merito improbabili italianismi, ciò avrebbe lo stesso valore esclusivamente idiosincratico dell'ἅπαξ λεγόμενον
mulin.
Infatti, la competenza risulta socialmente condivisibile, l'ignoranza è destinata a permanere
patrimonio esclusivamente idiosincratico del singolo. Ognuno ne può conservare una struttura del tutto peculiare!
Le risposte corrette possono essere agevolmente comprese e condivise.
Gli errori possibili sono, teoricamente, infiniti e ci pongono sempre di fronte allo sgomento dell'assenza della loro numerabilità, alla mancanza del limite e di eventuali tentativi di contenimento.
Tutto ciò risulta inevitabilmente connesso alle testimonianze - registrazioni incluse - relative alla fase di declino di un sistema linguistico sempre più imperfettamente conosciuto.